Nel giro di due anni la numerosa[5] famiglia Balzani si trasferì a Trastevere in via Montefiore. Romolo, come la maggior parte dei suoi fratelli, non frequentò le scuole, e imparò a leggere e scrivere solo da soldato durante la prima guerra mondiale.
A sedici anni Romolo cominciò a lavorare da stuccatore lavorando anche a San Lorenzo fuori le mura: -"M'arampicavo su la scala, stuccavo er muro e ccantavo... Cantavo a ppiena gola"[6]. Da buon trasteverino coltivò un rapporto privilegiato col Fiume[7], che frequentava spesso: diventò un buon nuotatore e si meritò il soprannome di tizzo nero per la sua abbronzatura.
Cominciava allora a cantare nelle feste del rione, facendo serenate, cantando ai matrimoni o semplicemente la sera all'osteria, guadagnandosi un nuovo soprannome: ghitarra e mmannolino. Cominciò ad essere richiesto anche in alcuni locali e poi nei teatri, finché nel 1910 entrò al Salone Margherita, il teatro di Petrolini e altri valenti artisti dello spettacolo.
Nel 1916 rispose alla chiamata alle armi[8] e l'anno successivo fu ferito. Fatto prigioniero, fu portato in un campo di concentramento in cui sarebbe rimasto fino al termine del conflitto[9]. Il mese dopo la sua cattura aveva perduto suo fratello Armando, cui era molto legato[10]. Tornato a casa si dedicò con grande passione alla canzone e nel 1920 organizzò un suo piccolo complesso col quale si esibì anche fuori Roma. Due anni dopo incontrò Oberdan Petrini (il paroliere de L'eco der core), col quale stabilì un fruttuoso e saldissimo sodalizio nell'arte come nella vita.
Nel 1923 debuttò, con un suo spettacolo alla Sala Umberto, a fianco di Enzo Fusco e Odoardo Spadaro ottenendo un buon successo di pubblico e attirando le prime attenzioni della critica. Da questo momento la stella di Balzani ha conosciuto un crescendo di popolarità che lo ha portato, come cantante e come paroliere, a diventare il massimo nome della canzone romana.
Nel solo 1926 furono realizzate Ninetta affaccete, L'eco der core, Barcarolo romano, Canzone che canzona, testi e musiche che si sarebbero imposti subito e che si annoverano tra i migliori prodotti della canzone dialettale di Roma. Nello stesso anno vinse tra l'altro l'edizione della neonata Sagra dell'Uva di Marino e del Festival di San Giovanni.
Cominciò a girare con la sua troupe in tournée per tutta l'Italia, rimanendo sempre legato alla sua Roma, dove non mancò di partecipare ogni anno al Festival di San Giovanni. Il 24 luglio 1928 ricevette dal Ministero della pubblica istruzione una medaglia d'argento e un diploma per l'opera svolta per il rifiorire della canzone romana e nel 1935 fondò una compagnia teatrale (la Compagnia Musicale Romana di Romolo Balzani-Pina Piovani-Gildo Bocci) con cui inaugurò una nuova stagione da capocomico che dette, tra i suoi frutti, ottime commedie musicali in romanesco di cui ci rimangono registrazioni su album.
Tra il 1940 e il 1942 realizzò degli spettacoli per le Forze Armate per le quali scritturò gli attori Gustavo Cacini e Alfredo Bambi (il dicitore del monologo Er fattaccio di Americo Giuliani[11]). Nel 1943 diede il suo anello d'oro per gli ebrei perseguitati dal nazismo. Con la fine della guerra riprese la sua attività di capocomico.
Dopo il 1954 si ritirò dalle scene. Morì il 24 aprile 1962 in via dei Portoghesi, non lontano da Piazza Navona. Due giorni dopo, a Sant'Agostino le esequie[12]. Balzani fu sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma. Sulla tomba l'epigrafe incisa recita: "la voce mia s'è spenta ma resterà sempre l'eco der core del Barcarolo romano".
^Achille Balzani, regolante, morì nel 1917: vd. Andreani, cit., pp. 100-101.
^Sia il cavallaro (cioè il custode o guardiano di cavalli: anche buttero) che il vetturino, insieme al cordaro e al carrettiere a vino erano tradizionalmente i mestieri caratteristici dei Trasteverini, come il vaccinaro dei Regolanti, o il selciarolo dei Monticiani: cfr. Raffaele Giacomelli, Controllo fonetico per diciassette punti dell'A.I.S. nell'Emilia, nelle Marche, in Toscana e nel Lazio, in "Archivum romanicum", vol XVIII (1934), pp. 155-212, p. 175, n. 1.
^Giovanni Gigliozzi, Romolo Balzani: il cantante di Roma, in "Roma ieri, oggi, domani", anno III, n° 20, Febbraio 1990, pp. 76-79, p. 76.
^Romolo fu il penultimo di dodici figli, due dei quali, entrambi chiamati Romolo, morirono prematuramente: cfr. Andreani, cit., p. 100.
^Giovanni Gigliozzi, Romolo Balzani: il cantante di Roma, in "Roma ieri, oggi, domani", anno III, n° 20, Febbraio 1990, pp. 76-79, p. 78.
^In romanesco il Tevere si diceva per antonomasia "Fiume" e in questo caso la parola fiume, in quanto usata come nome proprio, non voleva l'articolo.
^Prestò servizio nel 1º reggimento di Artiglieria pesante campale: vd. Andreani, cit. p. 101.
^Fu liberato dal campo il 12 novembre 1918. Vd. Andreani, cit. p. 101.
^Armando Balzani era l'unico fratello minore di Romolo: era nato nel 1895. Morì il 29 dicembre 1917 in un ospedale di Biella; prestava servizio nel 10º Reggimento artiglieria di fortezza. Vd. Andreani, cit., pp. 100-101.
^Approfondimento su Americo Giuliani, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it. URL consultato il 7 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).
^Giovanni Gigliozzi, Romolo Balzani: il cantante di Roma, in "Roma ieri, oggi, domani", anno III, n° 20, Febbraio 1990, pp. 76-79, p. 79.
^Nel film Balzani canta uno stornello musicato dal maestro Salvatore Allegra. Vd. Andreani, cit., p. 109.
AA.VV., Gino Castaldo (a cura di), Dizionario della canzone italiana", Roma, Armando Curcio Editore, 1990, alla voce "Balzani, Romolo", di Enzo Giannelli, pagg. 95-96.
Maurizio Tiberi e Luigi Martini, Una vita per la canzone: ROMOLO BALZANI, Edizioni del TIMAClub, anno II, nº 4, marzo 2002.