Con la restaurazione del 1660, sei di questi commissari e altri quattro presenti all'atto di condanna a morte del sovrano vennero riconosciuti colpevoli di regicidio e a loro volta condannati a morte; uno venne impiccato e gli altri nove vennero impiccati, decapitati e squartati come la legge prevedeva per i regicidi. Nel 1662 altri tre regicidi vennero puniti con quest'ultima pena esemplare. Altri vennero successivamente perdonati, mentre diciannove vennero condannati al carcere a vita, oltre a tre che si trovavano già defunti al momento della restaurazione, i cui corpi a ogni modo vennero profanati.[2]
Esecuzione postuma: dissotterrato, impiccato a Tyburn e decapitato. Il corpo venne gettato in una fossa comune mentre la sua testa rimase esposta su una picca a Westminster Hall (il luogo ove si era svolto il processo a Carlo I).[3]
Esecuzione postuma: dissotterrato, impiccato a Tyburn e decapitato. Il corpo venne gettato in una fossa comune mentre la sua testa rimase esposta su una picca a Westminster Hall (il luogo ove si era svolto il processo a Carlo I).[3]
Fuggito in Germania, venne arrestato dall'ambasciatore inglese nei Paesi Bassi, Sir George Downing. Venne processato e riconosciuto colpevole, impiccato, decapitato e squartato nel 1662.
Esecuzione postuma: dissotterrato, impiccato a Tyburn e decapitato. Il corpo venne gettato in una fossa comune mentre la sua testa rimase esposta su una picca a Westminster Hall (il luogo ove si era svolto il processo a Carlo I).[3]
Fuggì in Francia; poi fece ritorno in Inghilterra venne riconosciuto colpevole. Inizialmente condannato a morte, la sua pena venne commutata nel carcere a vita. Morì in prigione nel Jersey nel 1666.
Processato e condannato a morte, la sentenza venne commutata nel carcere a vita. Venne detenuto nella Torre di Londra sino al 1664, venendo poi trasportato al castello di Mont Orgueil, nel Jersey. Morì nel 1668.
Dopo la morte di Carlo I, rimase membro del parlamento sino a quando Cromwell non lo dissolse. Dopo la restaurazione si arrese personalmente al governo regio e si definì "colpevole in ogni modo". Processato e condannato a morte, la sentenza venne commutata nel carcere a vita. Trascorse i suoi ultimi anni nel Jersey ove morì nel 1666.
Processato il 16 ottobre 1660, venne inizialmente condannato a morte, ma la sentenza venne successivamente commutata nel carcere a vita, morendo in prigione nell'agosto del 1665.
Rifugiatosi in Inghilterra, catturato e processato, venne riconosciuto colpevole e condannato a essere impiccato, decapitato e squartato, sentenza eseguita a Charing Cross il 17 ottobre 1660.
Fuggito a Bruxelles, tornò in Inghilterra dove venne catturato, processato, riconosciuto colpevole e condannato a essere impiccato, decapitato e squartato, sentenza eseguita a Charing Cross il 17 ottobre 1660. Morì senza essersi pentito.
Fuggì nei Paesi Bassi, venne arrestato dall'ambasciatore inglese nei Paesi Bassi, sir George Downing; estradato, processato e riconosciuto colpevole, venne impiccato, decapitato e squartato il 19 aprile 1662.
Prese parte a tre sessioni del processo, tra cui quella del 27 gennaio ove venne concordata la condanna a morte. Il suo nome fu uno dei 24 regicidi morti che vennero esentati dall'Indemnity and Oblivion Act del 9 giugno 1660 (vedi sez. XXXVIII dell'atto).
Prese parte a diverse sessioni del processo tra cui quella del 27 gennaio ove venne concordata la condanna a morte. Il suo nome fu uno dei 24 regicidi morti che vennero esentati dall'Indemnity and Oblivion Act del 9 giugno 1660 (vedi sez. XXXVIII dell'atto).
Fratello di Thomas Chaloner. Morì nel luglio del 1660 di malattia contratta durante l'imprigionamento subito l'anno precedente per aver supportato il generale Monck.[5]
Non prese parte al processo se non alla sessione del 27 gennaio ove venne concordata la condanna a morte. Alla restaurazione si sottomise spontaneamente al parlamento e questo gli evitò punizioni.[6] Morì nel 1664 o nel 1665.
Gli venne vietato di sedere nell'Alta Corte per eterodossia il 26 gennaio 1649, un giorno prima della pronuncia della sentenza di morte contro Carlo I. Il suo nome fu uno dei 24 regicidi morti che vennero esentati dall'Indemnity and Oblivion Act del 9 giugno 1660 (vedi sez. XXXVIII dell'atto).[7] Morì nel 1657.
Prese parte a 14 sessioni del processo. Il suo nome fu uno dei 24 regicidi morti che vennero esentati dall'Indemnity and Oblivion Act del 9 giugno 1660 (vedi sez. XXXVIII dell'atto), ma lo stato si riservò di confiscargli tutte le proprietà appartenute alla sua famiglia.[8]
Fuggì e morì in esilio nel continente europeo nel 1680. Per azione dell'Indemnity and Oblivion Act, ad ogni modo, perse i suoi titoli e la baronettìa passò al suo erede alla sua morte.
Presenziò al processo del re e sedette nella commissione incaricata di preparare l'atto di condanna a morte finale, ma poi non siglò quello stesso atto. Dopo la restaurazione venne detenuto nella Torre di Londra dopo essere stato riconosciuto colpevole di alto tradimento[9][10] Venne processato infine il 16 ottobre 1660, e condannato al carcere a vita. Morì nel Castello di Pendennis, in Cornovaglia, nel giugno del 1673.[11]
Riconosciuto colpevole di tradimento, inviò una petizione al re che lo graziò commutando la sua sentenza con l'imprigionamento a vita nel Castello di Windsor sino alla sua morte avvenuta nel 1678.
Non escluso dal Indemnity and Oblivion Act, venne comunque condannato a pagare un anno di rendita delle sue terre a Carlo II e assieme al colonnello John Hutchinson gli venne proibito di ricoprire incarichi pubblici. Morì nel 1667.
Fuggì a Losanna in Svizzera ma venne ucciso con un colpo di pistola o di spada dal realista irlandese James Cotter (sotto falso nome di Thomas Macdonnell) nell'agosto del 1664.
Inviò una petizione al parlamento nella quale indicò la sua estraneità alla fase di condanna del re, ma venne comunque escluso dall'Indemnity and Oblivion Act, venendo solo condannato a non ricoprire cariche pubbliche a vita.[12] Morì nel 1668.
Presenziò a due sole sessioni del processo e non siglò la condanna a morte di Carlo I, pertanto fu in grado di utilizzare la sua influenza su suo cognato, il conte di Sandwich, per assicurarsi il perdono del re, anche se venne costretto a non ricoprire incarichi pubblici a vita.[13]
Si rifiutò di siglare la condanna a morte ed ottenne successivamente il perdono del re e gli venne permesso di mantenere i suoi titoli malgrado il suo coinvolgimento come Lord Generale delle Forze Parlamentari.
Processato e condannato per partecipazione in regicidio, venne secondo la procedura impiccato, decapitato e squartato a Tyburn il giorno martedì 19 ottobre 1660.
Processato e condannato per partecipazione in regicidio, venne secondo la procedura impiccato, decapitato e squartato a Chering Cross il giorno 16 ottobre 1660.
Processato e condannato per aver siglato l'atto di morte, venne secondo la procedura impiccato, decapitato e squartato a Tyburn il giorno martedì 19 ottobre 1660.[15]
Processato e condannato per incitazione al regicidio, venne secondo la procedura impiccato, decapitato e squartato a Chering Chross il giorno 16 ottobre 1660.
Perdonato per aver mostrato cortesia verso il re e per aver testimoniato contro Axtell e Hacker. Morì nel 1681.
Altri
John Lambert non si trovava a Londra per il processo di Carlo I. Alla restaurazione venne riconosciuto colpevole di alto tradimento e rimase imprigionato nel Guernsey per il resto della sua vita.
Sir Henry Vane il Giovane prestò servizio nel Consiglio di Stato durante l'Interregno anche se si rifiutò di approvare espressamente l'esecuzione del re. Alla restaurazione, dopo un lungo dibattito in parlamento, venne esentato dall'Indemnity and Oblivion Act. Nel 1662 venne riconosciuto colpevole di alto tradimento e decapitato a Tower Hill il 14 giugno 1662.
Poco dopo la restaurazione in Scozia il parlamento scozzese passò l'Act of indemnity and oblivion che fu simile all'omonimo atto emesso dal parlamento inglese, ma con molte più eccezioni che puntavano più al fattore pecuniario delle punizioni e con l'esecuzione di soli quattro condannati (tutti non per regicidio, ma per tradimento) dei quali il marchese di Argyll fu uno dei rappresentanti più illustri. Venne riconosciuto colpevole di collaborazionismo col governo di Cromwell e decapitato il 27 maggio 1661.
Note
^Kirby footnote 14: J de Morgan, "The Most Notable Trial in Modern History" in H W Fuller (ed) The Green Bag, vol xi, 1899, Boston, 307 at 308.
Thomas Bayly Howell, Thomas Jones Howell, William Cobbett, David Jardine. A complete collection of state trials and proceedings for high treason and other crimes and misdemeanors from the earliest period to the year 1783. Vol 5. Longman, Hurst, Rees, Orme and Brown, 1816. "205. The Trials of Twenty-nine Regicides, at the Old Bailey, for High Treason, which began the 9th Day of October, A. D. 1660: 12 Charles II." p. 471–1364
Mark Noble (1798). The lives of the English regicides: and other commissioners of the pretended High court of justice, appointed to sit in judgment upon their sovereign, King Charles the First, Volume I, Volume II