Morì per le conseguenze delle ferite riportate durante il sacco di Roma verso la fine del 1527.[1]
Alcionio fu molto apprezzato anche fuori dai confini italiani, tanto che Erasmo da Rotterdam lo elogia in una sua lettera a John Watson nel 1516.
Giudizi storici
L'Enciclopedia Britannica nell'edizione del 1911 rileva che I suoi contemporanei non lo avevano in simpatia a causa dell'accusa di plagio, di vanità e di prendersi licenze nelle traduzioni.[2].
Secondo Kenneth GouwensAlcionio fu uno dei quattro umanisti che appartenevano alla cerchia di Papa Clemente VII selezionati per illustrare la scossa di discontinuità culturale ed il nuovo senso della vulnerabilità umana causato dal Sacco di Roma che mette un termine prematuro all'alta rinascita.[3].
Di Alcionio sono rimaste numerose traduzioni di classici greci tradotti in latino, che comprendono orazioni di Isocrate e di Demostene.
Note
^abVedi Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in Bibliografia.
^Encyclopaedia Britannica 1911: "Pietro Alcionio".
^Simon Finch Rare Books Ltd, 2003. Catalogue, 52:Aristotelis libros de Generatione... Venice: Bernardinus Vitales, April 1521
Catalogue 52 (PDF) (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2005).
Bibliografia
Mario Rosa, « ALCIONIO (Alcyonius), Pietro.», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
Kenneth Gouwens, 1998. Remembering the Renaissance: Humanist Narratives of the Sack of Rome Include un'orazione di Alcionio sul Sacco di Roma.