Nel 2001, ricercatori della Australian Antarctic Division effettuarono due trivellazioni della superficie della piattaforma al fine di poter raccogliere campioni del fondale marino sottostante e scattarne fotografie. Dallo studio della composizione dei campioni di sedimenti fossili recuperati, i ricercatori stabilirono che circa 5700 anni fa, nel medio-Olocene, la piattaforma Amery aveva subito un ritiro di circa 80 km rispetto alla sua odierna lunghezza.[1]
Nel dicembre del 2006, la Australian Broadcasting Corporation annunciò che alcuni scienziati australiani erano stati inviati sulla piattaforma Amery per analizzare enormi fratture che stavano propagandosi da più di un decennio al ritmo di 3/5 m al giorno con il rischio di causare il distacco di una regione di circa 1000km² dalla piattaforma. Lo scopo della spedizione scientifica era scoprire le cause di simili fratture, poiché un simile evento non si era mai registrato dagli anni sessanta. Sebbene all'inizio si pensasse che la causa fosse il riscaldamento globale, il capo della spedizione ha affermato che potrebbe trattarsi di un ciclo naturale di 50-60 anni e che occorrono quindi ulteriori dati prima di poter essere certi della causa.[2] Alla fine di settembre 2019, le suddette spaccature si sono infine aperte del tutto, portando alla formazione e quindi al distacco di un iceberg, ribattezzato D28, avente una superficie di 1636 km² e un peso stimato di 350 miliardi di tonnellate.[3]
Nei pressi della piattaforma sono situate la stazione di ricerca cinese Zhongshan e la russa Progress-2.
Note
^Hemer, M.A., Harris, P.T., 2003. Sediment core from beneath the Amery Ice Shelf, East Antarctica, suggests mid-Holocene ice-shelf retreat. Geology 31, 127-130