Nonostante la loro variabilità, quasi tutte le specie di Phyllanthus esprimono uno specifico tipo di crescita chiamato ramificazione fillantoide (in inglese: phyllanthoid branching), in cui gli steli verticali recano steli (orizzontali o obliqui) decidui, floriferi e plagiotropici. Le foglie presenti sull'asse principale (verticale) sono ridotte a scaglie chiamate catafilli, mentre le foglie sugli altri assi si sviluppano normalmente[4].
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Le piante del genere Phyllanthus hanno trovato diversi utilizzi in medicina.
La pianta erbacea Phyllanthus emblica è di interesse per il potenziale trattamento dei disordini dell'osso umano[6] e dei pazienti diabetici[7].
Le piante di Phyllanthus sono state utilizzate nella medicina popolare per trattare varie malattie. Nella medicina ayurvedica indiana, varie specie erbacee di Phyllanthus sono note con il nome di bhuiamla[10], nome in precedenza utilizzato alla sola P. niruri. Bhuiamla viene prescritto per ittero, gonorrea e diabete (uso interno), così come per impiastri, ulcere e altre patologie della pelle (uso esterno). Infusi preparati da giovani germogli sono utilizzati nel trattamento della dissenteria cronica. Comunque, la moderna ricerca scientifica non ha confermato molti di questi supposti effetti.
La corteccia di Phyllanthus muellerianus, chiamata comunemente mbolongo in Camerun, è utilizzata dai Pigmei come rimedio per il tetano e le infezioni delle ferite[11].
Estratti di Phyllanthus muellerianus svolgono attività antimicrobica[11][12]. Phyllanthus niruri può probabilmente aiutare a prevenire la formazione di calcoli renali (urolitiasi)[13]. Estratti di radice e foglie di Phyllanthus amarus hanno mostrato una significativa attività antivirale nei confronti dell'epatite C[14]. Varie specie di Phyllanthus sono state verificate in test clinici su pazienti affetti da epatite B cronica, ma non vi è consenso sulla loro utilità[15]. La foglia di Phyllanthus acidus ha mostrato attività antiplasmodica nei confronti del Plasmodium falciparum[16]. Le foglie di Phyllanthus reticulatus hanno mostrato una potenziale inibizione della RNAsi H e una protezione nei confronti degli effetti citopatici virali dell'HIV-1[17].
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