Il Patto Atlantico venne firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949. A esso aderirono anche paesi non geograficamente atlantici (ossia senza sbocchi sull'Oceano Atlantico) come l'Italia, la Grecia, la Turchia ed altri. La ratifica alla firma del trattato da parte degli Stati Uniti avvenne con una votazione al Senato il 21 luglio 1949.
La ratifica da parte dei parlamenti nazionali degli altri 11 paesi fu assai veloce anche se vi furono contestazioni in Italia e in Francia da parte dei rispettivi partiti comunisti locali. La Svezia, invitata a partecipare, rifiutò per preservare la sua storica neutralità. Già l'anno successivo la struttura militare, l'"Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord" (NATO), fu operativa.
La nascita dell'accordo trova origine dal timore di un possibile attacco dell'Unione Sovietica a una delle nazioni dell'Europa occidentale, dall'impedire la rinascita di qualsiasi militarismo nazionalista attraverso una forte presenza americana e dall'incoraggiare l'integrazione della politica europea[1].
Con la firma i membri si impegnavano a saldare i propri legami, a preservare la pace, a proteggere le proprie istituzioni e i propri valori liberali e democratici, a unire gli sforzi per la "difesa collettiva".
La chiave di lettura più importante del trattato risiede nell'articolo V in cui viene dichiarato che ogni attacco ad una nazione tra quelle appartenenti alla coalizione verrà considerato come un attacco alla coalizione stessa[2].
Articolo 5:
«Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica.»
L'altra norma che fa scattare il casus foederis è l'articolo IV, che prevede che "le parti si consulteranno ogni volta che, nell'opinione di una di esse, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata": fu richiesto sette volte, di cui quattro dalla Turchia (nel 2003 per la guerra in Iraq; nel giugno e nell'ottobre 2012, e poi di nuovo nel 2020, in seguito ad aggressioni siriane) e poi da Lettonia, Lituania e Polonia nel 2014 (dopo l'invasione russa della Crimea) ed a novembre 2021 (in seguito alla crisi dei migranti provocata dalla Bielorussia al confine polacco) ed infine dalla Polonia, da Estonia, Lettonia e Lituania a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina del febbraio 2022[3].
Paesi aderenti
Le 12 nazioni che lo siglarono e che saranno poi anche le prime fondatrici della NATO furono:
^Invocato soltanto una volta, dagli Stati Uniti dopo l'11 settembre 2001, anche se in quel caso si è parlato di "misera fine delle roboanti proclamazioni" rimaste a livello di "mere attestazioni di solidarietà" (Giampiero Buonomo, L'ordinamento giuridico internazionale dopo Guantanamo, in Questione giustizia, 2005, p. 323).
^Andrea Marinelli, Cosa dice l'articolo 4 dell'Alleanza, Corriere della sera, 25 febbraio 2022.