Tra il VII e l'VIII secolo a.C., si suppone che sul territorio abitassero popolazioni riconducibili agli Aurunci, le cui tracce sono visibili nei ritrovamenti di suppellettili tombali a Suessa (Sessa Aurunca) e di fondazioni di capanne a Cales (Calvi Risorta). Nel IV secolo, la forte ondata di popolamento da parte dei Romani in Campania, portò alla scomparsa del popolo aurunco, alla distruzione della città antica e alla formazione di nuove colonie.[2]
Il Medioevo
Il periodo medievale è caratterizzato dalle costruzioni di castelli, rocche, palazzi, monasteri: in quest'epoca sorsero i primi borghi nel territorio. Nel IX secolo, i monaci Benedettini provenienti dall'Abbazia di Montecassino si insediarono sul versante settentrionale del vulcano, intrapresero attività di disboscamento e poi coltivazione dei propri territori.
Storia recente
Nel XIX secolo, in questi territori, si stava sempre più sviluppando il fenomeno del brigantaggio, e in età napoleonica vi si consolidarono i proprietari terrieri che facevano leva sul decreto di “eversione” della feudalità. L'unità d'Italia rese i popoli di questa zona molto attivi, soprattutto nel processo di miglioramento sociale che però si arrestò inevitabilmente allo scoppio della seconda guerra mondiale, in cui i campi coltivati si trasformarono in campi di battaglia e i centri abitati vennero totalmente danneggiati dal conflitto bellico.[2]
Territorio
Il parco ha una estensione di circa 8.705 ettari[3]. L'area è dominata dal vulcano Roccamonfina ed è limitata a nord-ovest dal fiume Garigliano, a nord-est dalla catena di Monte Cesima e a sud-est dalla catena del Massico. Il Vulcano di Roccamonfina (1.006 m) è il più antico vulcano della Campania, per dimensioni il quarto vulcano d'Italia. Molto simile al Vesuvio, ma molto più grande di esso. Le datazioni del 204 a.C. riportate da alcuni storici, anche contemporanei, sono prive di evidenze scientifiche in quanto tutti i prodotti del suo vulcanesimo sono precedenti all'eruzione dell'Ignimbrite Campana e quindi più antiche di 50.000 anni.
Nel parco la vegetazione è dominata da castagneti che costituiscono la principale attività economica degli abitanti del luogo (sia per la produzione dei frutti che per la produzione di legna) oltre a rappresentare un habitat di importanza comunitaria (cod. natura2000: 9260 - Boschi di Castanea sativa)[4]. Oltre 850 specie di piante vascolari sono state censite sul vulcano di Roccamonfina[5] e 317 sono censite per la zona costiera[6]. Tra le presenze di pregio circa 40 specie di orchidee spontanee[7], fra le quali spicca l'endemica puntiforme Epipactis maricae[8], e la felce "preistorica" Woodwardia radicans[9], qui presente nella stazione più settentrionale della penisola italiana.
^Croce A., La Valva V., Motti R., Nazzaro R., Strumia S., 2008 - La flora vascolare del Vulcano di Roccamonfina (Campania, Italia). Webbia 63(2): 251 - 291.
^Croce A., Stinca, A., Santangelo A., Esposito A., 2019. Exploring vascular flora diversity of two protected sandy coastal areas in southern Italy. Rendiconti Lincei. Scienze Fisiche e Naturali, 30, 323-336.
^Bevilacqua F., Croce A., 2000 - Orchidee spontanee del Parco Regionale Roccamonfina-foce del Garigliano. 152 pagg. Graficart, Formia.
^ Croce Antonio, A new station for the endangered fern Woodwardia radicans (L.) Sm. (Blechnaceae) in Northern Campania (Italy), in Bulletin of Regional Natural History (BORNH), vol. 1, n. 1.
^Orto della Regina, su roccamonfina.biz. URL consultato l'11 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2017).