I Papafava (talvolta anche Pappafava, più precisamente Papafava dei Carraresi) sono una famiglia aristocratica padovana. Fu ascritta al patriziato veneziano fra le cosiddette Case fatte per soldo.
La famiglia costituisce un ramo dei più celebri Carraresi: il primo a portare il soprannome Papafava fu un Giacomino da Carrara, podestà di Vicenza nel 1269[1], vissuto nel Duecento[2][3][4]. Il signore di Padova Marsilietto Papafava da Carrara faceva parte del ramo Papafava[5].
Il ramo originario, quello dei Papafava dei Carraresi, si stabilì a Venezia, dove, in conseguenza del supporto finanziario che i suoi membri diedero alla Repubblica nella guerra di Candia contro gli Ottomani, nel 1652 furono ascritti al patriziato veneziano[3][4] nella persona del cav. Bonifacio Papafava, assicurandosi in tal modo anche l'accesso al Maggior Consiglio. I Papafava dei Carraresi furono confermati nobili dal Governo imperiale austriaco con Sovrana Risoluzione del 22 novembre 1817[4].
Un ramo secondario, ma non meno importante, fu quello dei Papafava Antonini, residenti in Padova. Costoro, membri del Consiglio nobile di Padova, ricoprirono importanti cariche municipali. Non furono mai aggregati al patriziato veneziano ma ottennero il titolo comitale connesso alla giurisdizione civile e criminale delle ville di Silvella e Coseano, di cui furono investiti il 23 settembre 1745 dal doge Pietro Grimani[6].
Dopo la caduta della Serenissima, la loro nobiltà fu riconosciuta da Vienna con Sovrana Risoluzione del 4 settembre 1818; il rango di conti dell'Impero d'Austria fu invece loro concesso il 19 ottobre 1823[6].
Esiste, inoltre, una Fondamenta Tasca o Papafava in sestiere Castello, a Venezia.
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