Venne sviluppato in Germania da Walter Bruch, che lavorava alla Telefunken[1] Lo standard che lo definisce viene pubblicato dalla ITU nel 1968 con il titolo Recommendation ITU-R BT.470-6, Conventional Television Systems.[2]
Storia
Verso il 1950, durante la fase di pianificazione delle trasmissioni a colori in Europa occidentale, si decide di non utilizzare il sistema americano NTSC, per via della sua poca compatibilità con le reti elettriche a 50 Hz ma anche per i suoi problemi progettuali, tra cui la scarsa stabilità dei colori in caso di problemi di trasmissione.[3] L'idea alla base dei progetti europei è di concepire uno standard adatto ai 50 semiquadri al secondo e con buone prestazioni riguardo alla trasmissione dei colori. I sistemi sviluppati sono due, il SÉCAM francese e il PAL.
Presentato al pubblico nel 1963, viene utilizzato per la prima volta nel 1967.
Protocollo
Il formato è un'evoluzione dell'NTSC e possiede una portante di luminanza (luma) su cui viene sommata una sottoportante di crominanza (croma). La portante luma (Y) è formata da: 0,30 R + 0,59 G + 0,11 B.
La sottoportante croma viene modulata vettorialmente con le sole componenti R-Y e B-Y e da esse in fase di demodulazione viene ricostruita la componente G-Y.
La frequenza della sottoportante della crominanza per il segnale PAL è pari a 4,43361875 MHz a differenza della controparte NTSC che invece utilizza una frequenza di 3,579545 MHz[4]
Il numero di righe per fotogramma (composto da due semiquadri) è di 625 linee, di cui 576 visibili
Il protocollo completo prevede diversi controlli ad una specifica struttura e sequenza del segnale[5]
PAL-M
Si tratta del sistema PAL, ma con una differente risoluzione e frequenza delle immagini, utilizzando i parametri del sistema NTSC, con una sottoportante colore molto simile al sistema NTSC e pari a 3˙579˙611,49, permettendo la visione di quelle fonte audiovisive.[6]
PAL-60
Si tratta di una delle ultime soluzioni PAL, che permette di gestire entrambe le risoluzioni di riferimento (PAL/SECAM e NTSC) e rispettive frequenze (625 a 50 hz che 525 a 60 hz), ma mantenendo sempre la sottoportante colore tipica del sistema PAL, questo permette la riproduzione dei contenuti audiovisivi NTSC, ma in bianco e nero.[7]
Grafica computerizzata
Secondo la raccomandazione ITU-RBT.601 (comunemente conosciuta con Rec. 601): per realizzare un formato di video digitale conforme allo standard PAL, con un programma di elaborazione d'immagini, le dimensioni devono essere di 720 pixel in orizzontale e di 576 pixel in verticale, con una risoluzione di 72 pixel/pollice, presupponendo un rapporto d'aspetto di 4:3 (Fullscreen), con un frame rate di 25 fotogrammi al secondo, adoperando lo schema di codifica dei colori YCbCr4:2:2 e considerando che esistono dei margini oltre i quali l'immagine non viene visualizzata sullo schermo televisivo e dei margini al di fuori dei quali è meglio non posizionare testi. Per una corretta visualizzazione è fondamentale che all'immagine sia applicato un filtro di interlacciamento e che il PAR sia di 1,066:1.
Questo formato video ottenuto (576/50i/4:3) viene impiegato in alcuni paesi nella TV digitale a definizione standard (SDTV) e nella codifica digitale di video analogici di tipo PAL in file, permettendone poi l'archiviazione su supporti fisici come computer, disco rigido, DVR o USB. È anche impiegato nei DVD e nelle DV di tipo PAL.
La questione sui videogiochi
All'inizio della terza generazione di videogiochi, la generazione a 8 bit (contesa tra Nintendo con il suo Nintendo Entertainment System (NES) e la SEGA con il suo Sega Master System), Nintendo decise di aggiungere alla propria console un chip (il 10NES) che creava un blocco: se la console veniva venduta o comunque prodotta in America la console leggeva solo NTSC ma il problema avveniva in Europa dove c'erano il Pal A e il Pal B, e questo chip impediva la corretta esecuzione di una cartuccia Pal A in un NES Pal B o viceversa.
Aggiungendo anche che i videogiochi venivano solitamente prodotti in Pal B per l'Europa, l'Italia, l'Inghilterra, e l'Australia (Membri del Pal A) avevano una carenza di cartucce eseguibili. Inoltre essendo i videogiochi sviluppati principalmente in Giappone e Stati Uniti (che adottano entrambi il formato video NTSC) è un fenomeno comune assistere a conversioni PAL A/B di qualità discutibile, con rallentamenti e barre orizzontali nere a riempire le 100 linee mancanti nelle controparti NTSC.
Questo, oltre al fatto che molti videogiochi non venivano pubblicati in Europa per motivi di marketing, portò al fenomeno dell'importing.
Note
^Giuseppe Biondo, Enrico Sacchi, Manuale di elettronica e telecomunicazioni, Hoepli, 1983, ISBN 8820313413, sezione XXI pag 43
^Recommendation ITU-R BT.470-6, Conventional Television Systems
^L'instabilità nella cromaticità delle immagini NTSC vale a questo sistema, negli Stati Uniti, la decodifica dell'acronimo nello scherzoso Never Twice the Same Colour, cioè "mai due volte lo stesso colore"