Rimasto orfano in tenera età fu ammesso al prestigioso Real Collegio di Lucca, dove, appena tredicenne, mostrò grande inclinazione per la botanica e le scienze naturali. In seguito, nel collegio lucchese, sotto la guida dell'abate Ignazio Mezzetti (1820–1876), cominciò le sue osservazioni naturalistiche. Venuto in contatto con il professor Cesare Bicchi, direttore dell'Orto botanico di Lucca, mostrò a quest'ultimo una specie di tulipano che, risultata mai descritta in precedenza, fu chiamata in onore del giovane ricercatore Tulipa beccariana (oggi Tulipa beccariana Bicchi è noto come Tulipa saxatilis Siebold ex Spreng.). Fu probabilmente lo stesso Bicchi ad incoraggiare il giovane studente a dedicarsi allo studio delle crittogame ed in tal modo il Beccari, al pari del professore lucchese, divenne uno dei primi collaboratori dell'Erbario Crittogamico Italiano.
Nel 1861, ancora studente di Scienze naturali all'Università di Pisa, fu nominato Assistente di Botanica da Pietro Savi. Di carattere irrequieto il Beccari entrò presto in contrasto con il docente e passò così all'Università di Bologna, alla scuola di Antonio Bertoloni, dove conseguì la laurea nel 1863. Qui conobbe Giacomo Doria, naturalista genovese, con il quale allacciò un'amicizia che durò tutta la vita.
Nel 1866 scoprì e disegnò sul proprio taccuino la pianta Thismia neptunis, una pianta micoeterotrofica della famiglia delle Burmanniaceae che vive sottoterra e ottiene acqua e nutrimenti dai funghi: solo dopo 151 anni, nel 2017, si è avuta conferma di tale scoperta[1][2].
Al suo ritorno a Firenze (fine del 1878), Beccari fu nominato Direttore del Giardino dei semplici, quale successore di Filippo Parlatore. Ben presto, per il suo carattere impulsivo e indipendente, entrò in contrasto con l'Amministrazione dell'Istituto di Studi Superiori e nel 1879 rassegnò le dimissioni.
Dal 1880 in poi Beccari condusse la sua attività in condizioni d'isolamento, studiando i materiali delle sue collezioni botaniche raccolti in poche stanze del Museo di storia naturale di Firenze, e pubblicando i risultati sulla rivista Malesia da lui stesso fondata. Nel 1887 l'Istituto di Studi Superiori sospese i finanziamenti alla rivista. Avvilito da questo ennesimo episodio, Beccari fu costretto a interrompere lo studio del vasto materiale botanico malese e, per qualche anno, anche le sue pubblicazioni.
Si dedicò quindi alla stesura delle sue memorie di esploratore naturalistico pubblicando nel 1902Nelle foreste di Borneo, un libro che divenne famoso in tutto il mondo, tradotto in più lingue.
Nel 1904 l'Accademia dei Lincei lo volle tra i suoi membri, riconoscendo i suoi eccezionali meriti di naturalista e di botanico.
Continuò la sua solitaria attività di studioso sino alla morte, sopravvenuta nel 1920 a Firenze nella sua residenza del Castello di Bisarno.
La biblioteca di Biologia animale dell'Università degli studi di Firenze conserva la Miscellanea Odoardo Beccari[6], oltre 700 estratti e opuscoli di argomento zoologico. L'archivio si trova nella sede di Botanica[7], ma alcuni appunti di viaggio sono confluiti nella biblioteca del Museo Galileo[8].
Opere
Malesia, raccolta di osservazioni botaniche intorno alle piante dell'arcipelago indo-malese e papuano, 3 voll., 1877-1890
^Miscellanea Odoardo Beccari - Università degli studi di Firenze. Biblioteca di Scienze, sede di Biologia animale. Consultazione del materiale non consentita dato il mediocre stato di conservazione. Ultima consultazione 6 luglio 2017.
^ Beatrice Biagioli (a cura di), L'archivio di Odoardo Beccari: indagini naturalistiche tra fine '800 e inizio '900, Firenze, Firenze university press, 2008, ISBN978-88-8453-804-8.
Rodolfo E.G. Pichi Sermolli, Odoardo Beccari: vita, esplorazioni, raccolte e scritti del grande naturalista fiorentino, in Fotografia e botanica tra Ottocento e Novecento, Firenze, Alinari, 1994.
Sandra Puccini, Andare lontano: viaggi ed etnografia nel secondo Ottocento, Roma, Carocci, 1999, ISBN88-430-1448-X.
Paolo Ciampi, Gli occhi di Salgari: avventure e scoperte di Odoardo Beccari, viaggiatore fiorentino, Firenze, Polistampa, 2003, ISBN88-8304-591-2.
Laura Settesoldi, Marcello Tardelli e Mauro Raffaelli, Esploratori italiani nell'Africa Orientale fra il 1870 ed il 1930: missioni scientifiche con raccolte botaniche, rilievi geografici ed etnografici, Firenze, Centro studi erbario tropicale, 2005.