I musei costituiscono il sistema museale principale della città, si dividono in: Museo archeologico, pinacoteca dei fratelli Palizzi, museo d'arte contemporanea, e Museo del costume tradizionale abruzzese.
Il museo archeologico è sito al pianterreno del Palazzo d'Avalos, nei locali dell'ex teatro interno e nelle stanze limitrofe.[1][2]
Storia del Gabinetto archeologico
Il Museo è stato fondato nel 1849 per iniziativa dell'allora sindaco Pietro Muzii come Gabinetto Archeologico di Vasto, Luigi Marchesani, come direttore del museo, andava a raccogliere i materiali trovati[3] a Vasto e nel suo hinterland. Lo scopo originario era di creare un Gabinetto Archeologico Vastese. Inizialmente fu ospitato al palazzo comunale presso la Chiesa del Carmine, nel 1859 fu spostato in un salone dell'ex convento di San Francesco, che in quel tempo era una Sottointendenza borbonica e Sotto-prefettura regia. In questa sede vi rimase per circa un secolo per essere poi riallestito nel XX secolo da Luigi Anelli (1860-1944). Nel 1956 venne chiuso e smantellato per via di una frana[4] che fece crollare una buona parte del centro storico verso il mare per poi essere riallestito nella sede attuale. Delle seguenti frane hanno reso necessarie delle opere di consolidamento, opere che hanno obbligato ad una susseguente seconda chiusura tra il 1989 ed il 1998. Un finanziamento della regione Abruzzo ha permesso la riapertura. Nel 1995 sono stati aggiunti nuovi reperti di recente rinvenimento.[5]
Struttura
Sala 1: "Vasto e il suo territorio fra età del ferro e I secolo a.C.". In questa sezione sono esposte le opere più antiche. Le opere dell'età del bronzo e dell'età del ferro provengono dalla località Morandici nel comune di Villalfonsina tra cui una spada con fodero del VII secolo a.C. e tre tombe dell'età del ferro ascrivibile ai Frentani. Vi sono esposti anche dei materiali della Necropoli del tratturo, necropoli della zona di Vasto. I reperti della necropoli del tratturo ed esposti nel museo sono stati riportati alla luce negli scavi del 1912 ed il 1914 che provano che la necropoli fu abitata tra il VI ed il III secolo a.C., in cui, oltre che ad elementi militari (armi), sono stati ritrovati olle e attingitoi ceramici. Nelle tombe più recenti sono stati ritrovati dei vasi di colore nero. Altri reperti provengono dal santuario sito in località Cerreto a Villalfonsina, tra cui oggetti votivi, tre statuette di bronzo e due lastre raffiguranti Eracle ed Atena. Altri reperti ancora provengono dal santuario di Punta Penna tra cui vi sono: un antepagentum o lastra di rivestimento in terracotta risalente ad un periodo compreso tra il II secolo a.C. ed il I secolo a.C., la lastra raffigura due teste di cui una rappresenta Ercole, poste tra dei motivi vegetali; altri reperti di Punta Penna sono delle epigrafi in lingua osca. Tra le altre opere esposte una coppa baccellata ed un oinochoe rodia.[6]
Sala 4: "Le necropoli della città romana". Molti elementi di questa sala provengono dalla necropoli di Largo Barbacane di Vasto. Tra le opere esposte vi sono cippi funerari ad ara di Q. Osido Primitivo, di Aulo Florio Giusto e due sepolture femminili del II secolo d.C. Altro materiale proviene dal cimitero di Vasto e dalle località Santa Maria delle Grazie, Vasto Marina ed Incoronata.[6]
Sala 5: "La città fra tarda antichità ed Alto Medioevo. Tra le opere esposte vi sono il miliare di Punta Penna. delle epigrafi testimonianti dei restauri (tra cui un restauro del Capitolium del 352-357) ed oggetti ceramici, tra cui brocche e piccole olle. Le ceramiche provengono da sepolture del V-VII secolo d.C. Tra gli altri oggetti degna di menzione è la cuspide di un ciborio di una chiesa dell'VIII secolo.[6]
Attiguo alle sale della mostra archeologica, c'è il giardino alla napoletana, con ninfeo, i cannoni, le ex scuderie, e la muraglia,dove sono adagiati altri reperti archeologici in mostra, come lapidi, colonne e parti di statue.
La pinacoteca "Palizzi" è sita nell'ala orientale e in quella meridionale del primo piano del Palazzo d'Avalos.[1]
Storia
Il 25 aprile del 1849 è stato fondato come antiquarium civico. In seguito in una lettera del 1850 l'allora sindaco di Vasto Pietro Muzii indirizzata a Filippo Palizzi afferma di questo nuovo museo. Successivamente Palizzi, dopo aver donato varie opere alla Galleria di Arte Moderna a Roma ed alla Galleria di Belle Arti di Napoli, dà in gestione all'Antiquarium di Vasto alcune sue opere e di suo fratello. Successivamente altre opere sono andate ad aumentare il patrimonio del museo. In realtà, poi, il museo è rimasto chiuso per molto tempo a causa di molti problemi di natura economica. Fu riaperto durante l'estate del 1999.[7]
Il museo è sito nell'ala nord del primo piano del Palazzo d'Avalos[1] ed è stato fondato nel 1995 su iniziativa della Fondazione Lions Club che ha promosso, attraverso una richiesta a proprietari di oggetti umili e preziosi a regalarli per creare questo museo.[15]
Sono conservate anche copie delle illustrazioni dei costumi abruzzesi, suddivisi per i paesi del vastese, realizzati nell'800 da Bartolomeo Pinelli.
Struttura
Sala 1. Vi è un costume variopinto di una merlettaia seduta al tombolo.[15]
Sala 2. Vi sono tre costumi, di una donna, un uomo ed un bambino dell'Ottocento la cui foggia richiama il secolo precedente, i costumi della donna con bambina sono bianchi.[15]
Sala 3. Tra i vari vestiti appartenuti a varie famiglie ricche di Vasto vi è un abito estivo bianco di una donna, un abito da sposa in seta e merletti, un vestito marrone, un vestito nero con trapunta jais, un altro vestito nero però in seta, un completo da cerimonia o da lutto. Al centro sono ospitate due marsine da uomo, una giacca da sera, un cilindro ed una bombetta.[15]
Sala 4. Tra i vari capi di biancheria intima di questa sala vi sono: due camicie da notte in tela, un completo di coperta e lenzuolo ed accessori per bambini, cuffiette, bavaglini, fasce e portaenfant.[15]
Sala 5. Vi sono esposte: una portantina dei d'Avalos con, all'interno, un costume ottocentesco, un abito e lo scialle appartenuto a Gilda Giacomucci risalente agli anni venti del XX secolo, un baule, due parasole d'epoca ed una vetrina con dei pupazzi con vestiti basati su delle stampe popolari.[15]
^abc Autori Vari, L'interno, in Il palazzo d'Avalos e i suoi musei, Pescara, Carsa Edizioni, 2002, p. 45-60, ISBN88-501-0007-8.
^ AA. VV., Museo Civico Archeologico - Vasto, in Musei e siti archeologici d'Abruzzo e Molise, Pescara, Carsa Edizioni, 2001, p. 122-123, ISBN88-501-0004-3.
^ Luigi Marchesani, Esposizione degli oggetti raccolti nel Gabinetto Archeologico Comunale di Vasto fatta per tavole e noticine, Chieti, Vella, 1857, SBNMO10006867.
^La fonte di questa sezione è stato riassunto da: Autori vari: Il più antico museo archeologico dell'Abruzzo in "Il Palazzo d'Avalos in Vasto e i suoi Musei" pag. 56-57, Carsa Edizioni, 2002 Pescara, ISBN 88-501-0007-8
^abcdeLa fonte di questa sezione è stato riassunto da: Autori vari: Il più antico museo archeologico dell'Abruzzo in "Il Palazzo d'Avalos in Vasto e i suoi Musei" pag. 58-75, Carsa Edizioni, 2002 Pescara, ISBN 88-501-0007-8
^abLa fonte di questa sezione è stato riassunto da: Autori vari: Gli altri musei civici: un progetto in "Il Palazzo d'Avalos in Vasto e i suoi Musei" pag. 76-81, Carsa Edizioni, 2002 Pescara, ISBN 88-501-0007-8
^abcdefLa fonte di questa sezione è stato riassunto da: Autori vari: Il museo del costume antico in "Il Palazzo d'Avalos in Vasto e i suoi Musei" pag. 82-83, Carsa Edizioni, 2002 Pescara, ISBN 88-501-0007-8