I suoi genitori erano anch'essi attori teatrali: il padre André (1600-1655) cambiò il suo vero nome, Boyron, dopo che Luigi XIV di Francia lo ebbe inavvertitamente chiamato «le sieur Baron» e morì per una ferita al piede che si era procurato recitando con troppa foga il ruolo di Don Diego nel Cid;[2] la madre Jeanne Ausolut (1625-1662), figlia d'arte, era molto apprezzata in parti che richiedevano travestimenti ed era stimata da Pierre Corneille.[2][4]
Michel Baron rimase orfano in giovane età e si unì alla compagnia di attori bambini conosciuta come i Petits Comédiens du Dauphin, diretta ad Raisin, l'inventore della spinetta meccanica.[1][4][5]
Fu notato da Molière, che lo accolse nella propria compagnia; il drammaturgo si occupò della sua educazione, e incominciò ad affidargli piccole parti, tra cui quella di Myrtil in Mélicerte (1666).[2][3][4]
Subito dopo, il giovane, sembra per un litigio con la moglie di Molière, Armande Béjart, abbandonò il suo maestro e recitò per qualche anno in provincia.[2][4][5]
Tornò nella compagnia di Molière nel 1670[5] per interpretare la parte di Domiziano in Tito e Berenice di Corneille e quella di Amore in Psyché.[2][4]
Alla morte di Molière diventò membro della compagnia all'Hôtel de Bourgogne,[1][3][5] dove accanto a Marie Champmeslé ebbe l'occasione di dimostrare le sue grandi doti di attore tragico, soprattutto nel repertorio raciniano.[2][5] In questo genere, fino ad allora interpretato in uno stile pomposamente declamatorio, introdusse naturalezza e realismo, lavorando alla neonata Comédie-Française (1680).[2][5]
Recitò in molti dei ruoli principali nelle tragedie di Racine, oltre a quelli in due delle sue commedie, L'Homme à bonnes fortunes (1686) e La Coquette et la fausse prude (1687).[1][4] La prima risultò un pregevole affresco di un don Giovanni infatuato dei suoi trionfi: vizio questo, che pare avesse anche Baron,[5] che Lesage satireggiò, sotto il nome di Alonzo de la Ventoleria, nell'immortale Storia di Gil Blas di Santillana.[5] Scrisse anche altre opere, come Les Enlèvements (1685) e Le Débauché (1689).[4]
Si ritirò dalle scene nel 1691,[3][5] dopo essere stato per più di un decennio la stella della Comédie-Française,[4] e ne rimase lontano per trent'anni, dedicandosi in questo periodo a scrivere qualche commedia e ad apparire in qualche recita privata, ma nel 1720 tornò alla Comédie-Française,[1][3][5] riprendendo parti del suo vecchio repertorio e mostrandosi pari alla propria fama.[2][4] Accanto a lui recitava Adrienne Lecouvreur.
Ammalatosi, si ritirò nuovamente delle scene e così poté avere sepoltura in terreno consacrato.[2]
Anche sua moglie, Charlotte de la Thorillière (1661-1730), recitò assieme a lui e abbandonò il teatro alla morte del marito.[2]
Furono attori pure il suo unico figlio Étienne-Michel Baron (1676-1711) e i tre figli di costui, un maschio e due femmine, tutti impegnati alla Comédie-Française.[1][4]
Opere
Le Rendez-vous des Thuilleries ou le Coquet trompé, commedia rappresentata il 3 marzo 1685;
Les Enlèvements, commedia rappresentata il 6 giugno 1685;
L'Homme à bonne fortune, commedia rappresentata il 30 gennaio 1686;
La Coquette et la Fausse Prude, commedia rappresentata il 28 dicembre 1686;