«Solo a Taormina, forse, è possibile vivere la vita pura; se non altro momenti: quando l'aurora si desta sulla spiaggia di Mazzarò, o quando la luna chiarisce le pietre del teatro greco-romano.»
Collocata sotto il vallone di Taormina, Mazzarò è ubicata lungo la litoranea Strada statale 114 che congiunge Messina a Catania, a distanza di appena 1,48 km dal centro di Taormina, confinante con Isola Bella, la riserva naturale che attrae ogni anno migliaia di turisti.
Storia
Toponimo di origine araba – la radice mozàr ricompare tante volte in Sicilia (Mazara, Mazzarino, Màzzara, Mazzarrà), annota Vincenzo Consolo[2][3] –, antichissimo borgo peschereccio[4], Mazzarò è un promontorio naturalistico di primaria importanza per la baia di Taormina e la costa jonica, per via della macchia mediterranea che ne caratterizza il territorio, ricco di piante verdi e fiori, come agavi, ibiscus e oleandri. L'arte di Paul Klee ne colse la sensualità della natura siciliana nell'omonima opera "Mazzarò", realizzata durante le ripetute visite in Italia nel 1924 e nel 1931[5], dichiarando: "sono in preda ad un sentimento fortissimo per le impressioni destate dalla Sicilia" [6].
Dal secondo dopoguerra, Mazzarò è divenuta una rinomata stazione balneare. Possiede un servizio di teleferica (la Funivia Mazzarò-Taormina), recentemente rinnovata[7], che sale fino a Taormina in meno di tre minuti. La spiaggia è servita da numerosi bar e ristoranti; vi sono stabilimenti balneari, alberghi, villaggi turistici come "Le Rocce", sorto nel 1954, oggi abbandonato, alla ricerca di un rilancio.[8]
Da Mazzarò e dall'Isola Bella si possono visitare, per la via del mare, in barca, le grotte del Capo Sant'Andrea, o lo scoglio dello Zio Gennaro.
Nel 1883 Giovanni Verga, all'interno della raccolta Novelle rusticane, volle chiamare "Mazzarò" il protagonista de La roba, un contadino siciliano sopraffatto alla logica economica, appropriatosi via via di tutti i beni del padrone.
^ Vincenzo Consolo, La mia isola è Las Vegas, Milano, Mondadori, 2012, ISBN978-88-04-64698-3.
^Una conferma sull'origine araba è accertata dalla conoscenza di località di nome "Mazer" in Algeria e in Marocco.
^Alla fine degli Anni Ottanta, l'Archeoclub di Taormina fece autonomamente prelevare venti tra ceppi d'ancora e marre dai fondali delle baie di S. Nicola e Mazzarò, successivamente consegnati alla Soprintendenza. Altri due ceppi in pietra furono recuperati nelle acque di Mazzarò direttamente dalla Soprintendenza, rispettivamente nel 1993 e nel 1994. Tutti conservati nel Museo Archeologico di Naxos di Giardini Naxos. Cfr. "Kokalos", Atti del IX congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, vol. 43-44, 1999, p. 454, nota 2.
^Cecilia Alemagna, Legami inscindibili: architettura, natura, paesaggio. Il villaggio turistico "Le Rocce" di G. Spatrisano a Mazzarò (ME), progetto di restauro, in AA.VV., Il restauro del Moderno in Italia e in Europa, Milano, Angeli, 2011. ISBN 978-88-568-4454-2