Mingardi iniziò la sua attività da cineamatore nel 1958 con la realizzazione della prima pellicola, L'oro maledetto, ispirata a La febbre dell'oro di Charlie Chaplin.
Nei primi anni il cineamatore girò in 8 millimetri per poi passare, intorno agli anni settanta, al Super 8 millimetri, formato che utilizzò per gran parte della sua produzione. I primissimi film avevano un carattere molto sperimentale legato principalmente alle limitazioni dovute al mezzo: la pellicola costava molto, bisognava usarla con parsimonia e non c'era possibilità di registrazione audio.
La maggior parte della produzione artistica di Mingardi si svolse a Bologna, spesso in aree che non erano state mai filmate fino ad allora, come quartieri periferici o complessi industriali abbandonati.[1] Per questo motivo ai suoi film è riconosciuto un ruolo di testimonianza dell'aspetto di certe zone della città nel periodo precedente alla loro riqualificazione.[1]
Con il passare degli anni la produzione di Mingardi iniziò ad assumere un carattere più specificatamente narrativo e le tecniche si affinarono maggiormente. Tramite la partecipazione delle sue opere a numerosi festival nazionali e internazionali Mingardi si fece conoscere nell'ambiente del cinema non professionale, ricevendo parecchi importanti riconoscimenti.
Nel giugno del 2017 è stato presentato in anteprima internazionale al Biografilm Festival un biopic sulla sua figura dal titolo Mauro Mingardi. Un western senza cavalli, realizzato dai registi Davide Rizzo e Marzia Toscano.[6]
Alcune delle sue opere sono state restaurate con il contributo del Mibact[7]
Nel 2020 Archivio Aperto, la rassegna annuale di riscoperta del patrimonio cinematografico privato ed inedito gli ha dedicato la sezione Cine-eccentrici.[8]
Filmografia
Cortometraggi
L’oro maledetto (1958)
Incubo di un delitto / Il conte Ghini - Comiche (1959)
(Mangas) L’apache (1959-1960)
Resistenza (1962)
Alla ricerca dell’impossibile (1962)
Diario d’autunno (1962)
La danza dei contatori (1963)
Le ali degli angeli (1964)
L’impresa trap e altri tre film (1964)
La vita inutile (1964-1965)
Raptus (1965)
La fossa (1965)
L’inconoscibile (1966)
Associazioni libere (1967)
Una mattina (1967)
Diario di un’amica (1968)
Il tempo nel muro (1969)
Il viaggio (1970)
Le mosche (1970-1971)
Rapporto sentimentale (1971)
Mutoscopio (1973)
Badlands (1974)
I morti di via Cirene (1975)
Verdi illusioni (1977)
Ritorno al silenzio (1977/78)
Lungometraggi
Vita di artista (1981)
Gli usignoli di Rellstab (1984)
Il fiore tra le rovine (1988)
Amore e cuore non fanno più rima (1990)
Attore nel film "La lampada di Wood" di Lavinia Capogna (1991)
Documentari
La partecipazione della mia famiglia alla 2ª guerra mondiale (2002)
Riconoscimenti
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Vanes Poluzzi e Simone Colantonio, Swingin' Bulaggna : storie di musica, cinema e teatro nella Bologna degli anni '60, Bologna, I Libri di Emil, 2010, ISBN978-88-96026-46-5.