Il cinema di L'Herbier fu di vitale importanza per l'affermazione dell'avanguardia narrativa, così come veniva chiamato il genere impressionista dai critici del periodo come Louis Delluc. Egli crede a un progetto di affermazione del cinema come arte della modernità, e realizza significative interazioni con il modernismo artistico (art déco). La sua ricerca è giocata insieme sulla sperimentazione delle tecniche comunicative del cinema e sulla creazione di una nuova sintesi artistica e oscilla tra la valorizzazione del movimento e la formazione di immagini composite, in cui si depositano modelli e tracce artistiche forti. Formalizza il visibile, intensifica il dinamismo visivo e realizza effetti estremamente significativi. Il suo diversificare le immagini, soffermarsi particolarmente sui dettagli, giocare con le variazioni di luce e il ricorso ad effetti cromatici sintetizzano tutta la forza espressiva e il dinamismo del cinema cosiddetto della Première Vague.
Si distinse anche nella letteratura, con la pubblicazione di Intelligence du Cinématographe (1950), La tête qui tourne, raccolta di articoli apparsi dal 1917 e L'oeil ou front, saggio sull'estetica e filosofia del cinema.[1]