Nato da un’agiata famiglia faentina, si formò presso la scuola di disegno "T. Minardi" di Faenza, prima nel periodo della direzione di Pasquale Saviotti e in seguito nel periodo di Giuseppe Marri, caratterizzato dalla maggiore importanza assegnata all'insegnamento dell’incisione.
Nel 1831 si iscrisse all'Accademia di belle arti di Firenze per proseguire i suoi studi dedicandosi alla pittura di figura: in questa città aprì il suo studio, facendo ritorno ogni tanto nella città natale.
Produsse opere grafiche, con scene di genere, temi mitologici e storici, e numerosi ritratti. L'Oriente e più in generale l'esotico divenne soggetto ricorrente delle sue opere sia pittoriche
Sperimentò diverse tecniche, dall'affresco, alla pittura a olio, all’encausto, al pastello, alla pittura su stucco lucido
Il suo stile passò da un fare plastico, con contorni fortemente incisi e chiaroscurati, ad una tavolozza più trasparente e luminosa, pre-impressionista.
Dal 1870 si dedicò anche alla pittura su maiolica (ritratti, figure e paesaggi con la tecnica della pittura ad impasto) e si servì per la cottura delle maioliche della fornace di Francesco Ancarani, attiva tra il 1870 e il 1882.
Eugenio Spreafico, Lodovico Bellenghi, pittore "in viaggio", articolo presente in Il romagnolo: mensile di storia e tradizione della provincia ravennate, 2016, p.5781-5782
Ugo Jacchia, Lodovico Bellenghi: un artista faentino dell'800, Ritaglio di stampa da: Corriere padano, 12 dicembre 1937