La tesi oggetto della leggenda sostiene la messa in atto di liberazioni di vipere nei boschi mediante lancio da elicotteri, da parte di ambientalisti, al fine di rimpinguare il numero di questi animali e favorire il ripopolamento. L'operazione sarebbe stata coronata dal successo, dato che il numero di vipere, e quindi la pericolosità per l'uomo, sarebbe sensibilmente aumentato.
La diffusione della storia
Segnalata per la prima volta in Francia negli anni settanta, la diceria è progressivamente migrata verso sud, prima in Svizzera e poi in Piemonte. Da qui, negli anni novanta si è diffusa nell'Italia centrosettentrionale e negli ultimi anni anche nella parte centromeridionale della penisola.[senza fonte]
Le varianti
Sono segnalate numerose varianti riguardanti l'impacchettamento, il mezzo di trasporto e gli autori del lancio.
Imballaggio:
in scatole di cartone paracadutate (maggiormente diffusa);
sfuse, con la conseguenza che l'impatto le stordirebbe e verrebbero in gran parte mangiate da rapaci;
Si racconta, a volte, che le vipere sarebbero state lanciate per divorare i roditori che distruggevano i funghi. Si sarebbe cercato di riparare il danno introducendo dei cinghiali per sterminare le vipere; i cinghiali, incrociandosi con suini locali, avrebbero generato creature mostruose che adesso vagherebbero sul massiccio dell'Amiata. Di qui, l'introduzione dei lupi...e così via.
È stata segnalata la forte carica simbolica del serpente, animale che, in un ambiente quasi completamente antropizzato, rappresenta uno degli ultimi elementi di natura selvaggia, contrapposta alla cultura dell'habitat umano. A questo si salda una visione quasi ideologica di avversione e denuncia contro coloro (ambientalisti, autorità) che impediscono la civilizzazione. In particolare, questa leggenda sembra prendere di mira il comportamento estremo di alcuni ambientalisti, che nella visione comune assumono talvolta comportamenti eccessivi e poco ortodossi.[senza fonte]