Giocò nell'Università del Winsconsin dal 1970 al 1974, con una media, nel quadriennio, di 13,6 punti e 11,2 rimbalzi; con il gemello Kerry, che lo affiancava nel quintetto base della squadra, formava un temibile duo di "lunghi" che i tifosi chiamavano "Twins towers of power".
Ritornato negli Stati Uniti per la stagione 1975-76, esordì nella ABA con i New York Nets, registrando una media di 8,2 punti e 9,2 rimbalzi che gli valse la nomina nel primo quintetto dei rookie.[1]
I Nets, guidati da Julius Erving, vinsero quell'anno il titolo, l'ultimo della ABA, battendo in finale 4-2 i Denver Nuggets.
Hughes rimase ai Nets dopo l'ingresso della franchigia nella NBA, per un biennio (1976-77 e 1977-78), prima di essere scambiato, l'8 luglio 1978, con i Denver Nuggets, in cambio una seconda scelta nel draft del 1980; concluse la sua carriera nei "pro" con i Cleveland Cavaliers nel 1981.
Tornato in Italia giocò a Roma, Reggio Calabria e Brescia e infine fu chiamato estemporaneamente nuovamente dall' Olimpia Milano per sostituire Marc Iavaroni al Mc Donald's Open a Roma nel 1989 [2]. Furono le ultime due partite in carriera.
Nella stagione 1982-83 fu per 27 partite di regular season il pivot titolare del Banco di Roma che avrebbe poi vinto lo scudetto, prima di infortunarsi ed essere sostituito per i playoff da Clarence Kea.[3]
Conclusa la carriera cestistica ha iniziato quella dirigenziale ancora con i Denver Nuggets. Dopo essere passato ai Milwaukee Bucks è stato assistant coach di Mike Dunleavy ai Los Angeles Clippers, per poi guidare la squadra nel finale della stagione 2009-10.