Figlio del chimico ed alchimista tedesco Johann Rudolph Glauber, fin dalla giovinezza desiderò dipingere, ma il padre si oppose, preferendo che il figlio si dedicasse ad altre attività[2].
Finalmente, dopo aver disegnato e dipinto assiduamente, gli fu permesso[2], intorno al 1665, di prestare servizio come apprendista per nove mesi presso Nicolaes Berchem ad Amsterdam[1][2]. Successivamente trovò impiego, come copiatore di dipinti italiani, da Gerrit Uylenburgh, un commerciante d'arte di Amsterdam[1][2].
Infine, nel 1675, giunse a Roma, dove si affiliò alla Schildersbent, ricevendo il soprannome di Polidoro per il suo debito artistico nei confronti dei paesaggi di Polidoro da Caravaggio[1]. Anche il fratello, arrivato a Roma con lui, aderì alla bent con lo pseudonimo di Myrtil[2].
Collaborò con Aelbert Meyeringh e Gérard de Lairesse[1](1641-1711), un pittore di soggetti allegorici e religiosi con cui condivise l'abitazione ad Amsterdam, il quale divenuto cieco dettava libri sui principi del disegno e della pittura[2]. Con quest'ultimo lavorò a molti progetti: Glauber dipingeva i paesaggi, mentre de Lairesse vi inseriva le figure[2]. Analogamente collaborò con Dirk Maas (1659-1717), che conobbe quando entrambi erano apprendisti presso Nicolaes Berchem[2].
Le opere di Johannes Glauber consistevano principalmente in paesaggi italiani, una tipologia di dipinti in voga alla fine del XVII secolo[2].
Si unì nella Corporazione di San Luca ad altri kunstschilders (pittori d'arte), scultori ed incisori, nel loro tentativo di distinguersi dai vetrai e dai kladschilders (imbianchini)[2].
Pamela H. Smith, The body of the artisan: art and experience in the scientific revolution, The University of Chicago Press, Chicago, 2004, pagg. 177-178
Haldane Macfall, A History of Painting: The Dutch Genius Part Five, 2004, pag. 235
James R. Hobbes, The Picture Collector's Manual: Alphabetical arrangement of scholars, vol. II, T. & W.Boone, Londra, 1849, pag. 54