Il 18 novembre 2016 lo staff per la transizione ha reso nota la nomina di Sessions ad Attorney general (il ministro della giustizia statunitense) nel gabinetto di Donald Trump, nomina approvata dal Senato americano il 9 febbraio 2017 con 52 voti favorevoli e 47 contrari. Durante l'audizione che precedette il voto di approvazione, Sessions negò dinanzi alla Commissione del Senato di aver avuto contatti con i russi durante la campagna elettorale del 2016.
Benché fosse in suo potere la nomina di un procuratore speciale che indagasse sul cosiddetto Russiagate (in una situazione di potenziale conflitto di interesse dell'Amministrazione, spetta al Dipartimento della Giustizia indicare lo special counsel che condurrà l'inchiesta), il 2 marzo 2017 Sessions annunciò di astenersi dall'esercizio di questo potere[1] proprio in ragione della scoperta dei contatti, da lui stesso intrattenuti con cittadini russi nel periodo del 2016 oggetto di indagine[2]. L'Assistant Attorney General Rod Rosenstein nominò, di conseguenza, Robert Mueller nel ruolo di procuratore speciale: la scelta fu oggetto delle critiche del Presidente[3], il quale però rifiutò le dimissioni di Sessions[4]. Riproposte, le dimissioni sono state accolte il 7 novembre 2018[5].
Nel 2020 si ricandida per il Senato. Perde il ballottaggio delle primarie repubblicane, vinte dall'ex allenatore di football Tuberville (fortemente sostenuto da Trump) con un margine di oltre venti punti su Sessions.