Animato da una vocazione per il cinema particolarmente precoce,[2] dopo aver compiuto studi letterari frequenta l'École technique de photographie et de cinéma di Parigi, oggi denominata École Louis-Lumière, e l'Institut des hautes études cinématographiques (IDHEC), oggi La Fémis. Negli anni della sua formazione cinematografica, apprezza in modo particolare il cinema sovietico di Pudovkin e Ėjzenštejn, il cinema giapponese di Kurosawa e Mizoguchi, il cinema italiano e il realismo poetico francese di Renoir, mentre non è affascinato né dal cinema classico americano né dalla Nouvelle Vague francese, che trova troppo schematica e già vecchia pur essendo al suo apice.[3]
Le opere pubblicitarie
Nel corso degli anni sessanta e settanta intraprende una brillante carriera nel campo della pubblicità, girando centinaia di spot nei quali può sperimentare liberamente le migliori tecniche e i più avanzati effetti speciali. A posteriori, Annaud guarda però con particolare durezza a questo periodo di successo, definendosi nient'altro che una prostituta, al servizio della società del consumismo.[2] Esordisce nella regia cinematografica nel 1976 con Bianco e nero a colori, un pamphlet anticolonialista e antirazzista,[4] che vince l'Oscar al miglior film straniero nel 1977, in rappresentanza della Costa d'Avorio, battendo tra gli altri il candidato francese, Cugino, cugina.
I grandi successi degli anni 1980
Dopo un'opera seconda meno impegnativa, la commedia satirica d'ambiente calcistico Il sostituto (1978), scritta da Francis Veber e interpretata da Patrick Dewaere, Annaud si cimenta con un grande progetto che gli richiede quasi quattro anni di lavoro[2], il film d'avventura d'ambientazione preistorica La guerra del fuoco (1981), ispirato all'omonimo romanzo di J. H. Rosny aîné, con il quale ottiene il suo primo grande successo di pubblico e critica: con quasi cinque milioni di spettatori è il quinto maggior incasso stagionale in Francia; ottiene sei candidature ai maggiori riconoscimenti cinematografici francesi, i Premi César, vincendo i due premi più importanti (miglior film e miglior regista), vincendo inoltre l'Oscar al miglior trucco e venendo nominato ai Golden Globes come miglior film straniero (battuto dal kolossal storico britannico Gandhi, poi vincitore di ben otto Premi Oscar).
Il decennio culmina con un nuovo grande successo popolare nella già fortunata carriera di Annaud: L'orso (1988), un film con protagonista un animale, l'orso appunto, e quasi senza dialoghi, a conferma dell'originale percorso di ricerca dell'autore. Il film supera i nove milioni di spettatori in Francia[6] e gli vale il suo secondo Premio César come miglior regista.