Il Vasari dedicò a Jacopo un capitolo delle sue Vite. In base a queste notizie si dedurrebbe una tale biografia: Jacopo, figlio di Cristofaro Landino originario di Pratovecchio, sarebbe stato affidato dal padre al pittore Taddeo Gaddi che lo portò a Firenze. Qui Jacopo realizzò i suoi primi dipinti (alcuni tabernacoli ad affresco) per poi ricevere l'importante commessa di affrescare le volte della chiesa di Orsanmichele con le figure di Profeti e Patriarchi (opere perdute). Sarebbe quindi tornato nel Casentino dove avrebbe lasciato dei dipinti a Poppi; avrebbe poi lavorato ad Arezzo, in particolare nel Duomo vecchio, nella chiesa di San Bartolomeo (un Cristo Morto con la Vergine e san Giovanni Evangelista nella cappella di Santa Maria della Neve), in San Domenico (affreschi della cappella di San Cristofano), in Sant'Agostino (pala d'altare e affreschi con Storie di san Lorenzo nella cappella Nardi), nella Pieve (Storie di san Matteo); infine sovrintese anche alla ricostruzione degli impianti idrici della Fonte Guinizzelli (1354). Alla sua bottega si sarebbero formati Agnolo Gaddi e Spinello Aretino. Sarebbe poi stato ancora a Firenze per realizzare altre opere e sarebbe morto, avanti negli anni, a Pratovecchio.
Il limite della attendibilità delle notizie del Vasari sta innanzitutto nelle incertezze del biografo: nella prima edizione delle Vite lo fa morire 65 anni nel 1358, nella seconda a 80 anni senza specificare l'anno; nella seconda edizione omette l'epitaffio nel quale Jacopo è dichiarato allievo di un tal Gaddus, che non può essere Taddeo Gaddi. Questo ha fatto pensare ad una celebrazione in chiave "aretina" di un artista, ricordato dai documenti per aver fondato la Compagnia di San Luca, ma con pochi dati biografici certi. A questo si aggiunga che il pittore Jacobus de Casentino che firma il trittico Cagnola agli Uffizi (unica opera da lui firmata) è un artista prettamente fiorentino, un giottesco della prima generazione e non corrisponde affatto alla biografia vasariana, dalla quale si evince invece che tale pittore avrebbe operato, essenzialmente ad Arezzo, ben oltre la metà del secolo; e a nulla è valso il tentativo di distinguere dal vasariano "Jacopo di Casentino" un più giovane "Jacopo di Landino", fiorentino, mancando i riferimenti documentari che confermino la biografia vasariana. Ben si colloca invece ad un'età matura il suo status di consigliere e di cofondatore nel 1339 della Compagnia di San Luca, la corporazione alla quale da allora si associarono i pittori.
Pertanto gli storici dell'arte hanno dovuto ricostruire una plausibile attività artististica di Jacopo esclusivamente sulla comparazione delle opere attribuitegli: ne è emerso un artista attivo soprattutto a Firenze entro la prima metà del secolo, che conosceva bene Taddeo Gaddi e che era prolifico nella produzione di opere d'atelier (polittici e soprattutto altaroli portatili per la devozione privata), meno versato forse sui dipinti murali (Vasari ne fa essenzialmente un affrescatore).
L'Offner ha inserito Jacopo nella corrente dei pittori giotteschi della corrente "miniaturizzante", nella quale ha fatto confluire gli artisti che, pur uscendo dalla formazione diretta o mediata del maestro, erano inclini a certe linearità tipiche della scuola senese[1]. Nello specifico, a Jacopo del Casentino è stata attribuita anche un'attività di miniatore[2].
altarolo portatile, detto Trittico Cagnola (Madonna in trono, quattro angeli e i santi Bernardo e Giovanni Battista; stimmate di san Francesco e due sante; Crocifissione), Firenze, Galleria degli Uffizi, n.9528 (1890)
altarolo portatile: Madonna con Bambino in trono, santi e donatori, Annunciazione, Disputa di Gesù con i dottori del Tempio, Crocifissione, Tucson, The University of Arizona Museum of Art;
altarolo portatile, Madonna con Bambino in trono, santi e angeli, Annunciazione, Annuncio ai pastori, Natività di Gesù, Crocifissione, Denver, Denver Art Museum;
altarolo portatile: Madonna con Bambino in trono, santi e angeli, Annuncio ai pastori, Natività di Gesù, Incontro dei tre vivi e dei tre morti, Crocifissione di Cristo, Berlino, Gemäldegalerie;
Richard Offner, Jacopo del Casentino: integrazione della sua opera, in: "Bollettino d'arte", 17. 1923, pp. 248–284.
Mario Salmi, Jacopo di Casentino miniatore, in: "La bibliofilia", XXX. 1928, pp. 14 e ss.
Richard Offner, A critical and historical corpus of Florentine painting, Sect. 3. The fourteenth century, Vol. II, parte 2. Works attributed to Jacopo del Casentino, Firenze 1930.
Miklós Boskovits, A critical and historical corpus of Florentine painting, Sect. 3. The fourteenth century, Vol. IX The painters of the miniaturist tendency, Firenze 1984.
Marco Ciatti - Teresa Cianfanelli - Ciro Castelli, Madonna in trono con Bambino, fra santi e angeli: Jacopo Landini detto Jacopo del Casentino (Pratovecchio 1290? - 1349?); Firenze, Galleria degli Uffizi, inv. 1890 n. 9258, in: "OPD restauro", IV, 1992, pp. 170–174
Ada Labriola, Un dipinto di Jacopo del Casentino e alcuni appunti sull'antica cattedrale di Santa Reparata a Firenze, in: "Arte cristiana", 91 (2003), pp. 333–344
Daniela Parenti - Sara Ragazzini, Jacopo del Casentino e la pittura a Pratovecchio nel secolo di Giotto, Firenze 2014.