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Motivo: Voce dai caratteri fortemente promozionali. Descrizione dell'opera dello scultore in termini da catalogo di galleria. Buona parte delle note sono autoreferenziali
Figlio di un ufficiale dei carabinieri, Italo Antico trascorre la sua infanzia in varie località, da Scutari in Albania a Genova, da Trieste a Grosseto. Rientrato in Sardegna alla fine degli anni quaranta si iscrive all'istituto nautico di Cagliari, che lo avvierà, alla fine del decennio successivo, ad una breve ma intensa carriera da ufficiale di marina. Durante gli studi una malattia polmonare lo costringe a trascorrere lunghi mesi in un sanatorio a Sondalo in Valtellina, dove inizia a dedicarsi al disegno e dove conosce, tra gli altri pazienti, il pittore Attilio Zandarin, originario della provincia di Padova. Grazie a questa amicizia, Antico si avvicina all'arte, ai suoi valori e alle sue svariate possibilità espressive, dedicandosi a varie tecniche grafiche, matita, inchiostro, gessi colorati e realizzando, oltre a numerosi fogli sparsi, diversi taccuini rilegati. Inizia a sperimentare il valore del segno e degli accostamenti cromatici.[2]
Nel 1956, ottenuto il diploma nautico, frequenta per un paio d'anni l'Istituto Universitario Navale a Napoli. Nella città partenopea incontra Edilio Petrocelli che lo introduce all'arte della lavorazione dei metalli, insegnandoli le tecniche dello sbalzo e del cesello.[1] Questa esperienza sarà fondamentale per i lavori scultorei in lamiera a sbalzo che eseguirà a partire dai primi anni sessanta (Figura, 1961; Esodo, 1961-62). Si imbarca due anni più tardi e per oltre un anno come allievo ufficiale su una nave petroliera che lo porterà a scoprire le Americhe. Il secondo viaggio, dopo una breve sosta a Cagliari, lo porterà verso l'Oriente, Singapore, Golfo Persico, Australia, Nuova Zelanda e infine in Giappone, dove si trattiene per un mese.[1][2]
Inizia in questi anni a dipingere le sue prime pitture ad olio su tele grezze, recuperate a bordo delle navi e ad eseguire qualche lavoro in basso ed altorilievo su rame. I primi dipinti su tele grezze, realizzati durante la navigazione, tra cui Apparizioni (1958) e Caraibi (1959), esprimono un'innovata carica grazie all'incontro con l'esotico delle terre lontane. L'influenza della cultura orientale si trasmette in alcune opere degli inizi degli anni sessanta dove le figure si fanno più sinuose e filiformi paragonabili agli ideogrammi della scrittura giapponese, così in 'Danzatrici' (1960) o nel 'Tramonto' (1961).
All'inizio degli anni sessanta rientra in Italia, prima trascorrendo tre mesi ad Arco di Trento, presso il suo amico pittore Zandarin, per dedicarsi alla pittura ad olio (realizza 'I Dannati al Tragico Corteo della Fame' (1961)), poi, tornato nella sua città natale, si dedica definitivamente all'attività artistica, per la quale abbandona la carriera nautica.
Numerose sono le opere in questi anni, sia commissioni pubbliche che private, soprattutto in metallo sbalzato (rame, ferro), molte delle quali riflettono il proprio attaccamento alla cultura e alla storia della sua terra, come 'Esodo', 1961-62 per il Credito Industriale Sardo, e 'Sardegna', 1961-62, per l'Ente del Turismo della Provincia di Cagliari. Vari anche i lavori per luoghi sacri, come il 'Crocifisso', bassorilievo in rame del 1963, per la chiesa di San Domenico a Cagliari, oppure la 'Via Crucis' del 1965-66, per la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice a Guspini. La sperimentazione artistica lo porterà a cimentarsi ad utilizzare altri materiali quali la ceramica ('Al sole', 1966-67, bassorilievo per la scuola elementare Bingi Matta a Cagliari) o il polistirolo, con il quale invece indagherà forme plastiche a tutto tondo ('Feticcio', 1967; 'Feticcio TV', 1966). Si dedica anche alla realizzazione di disegni per tappeti, maschere in legno, piastrelle e alcuni pezzi di design. Parallelamente alle sue opere scultoree, Antico, inizia anche la creazione di gioielli, che ripercorrono o spesso addirittura anticipano certe idee monumentali.[2]
È partecipe del Centro di Cultura Democratica di Cagliari e in questi anni inizia ad esporre nelle mostre regionali e collettive con sculture, disegni, pitture ad olio e gioielli, e contemporaneamente si dedica all'insegnamento.
Alla fine degli anni sessanta si accosta all'acciaio, che diventerà, da qui in avanti, il materiale maggiormente utilizzato per le sue opere.[2]
Nel 1977 si trasferisce a Milano dove insegna al Liceo Artistico di Brera, continuando a dedicarsi attivamente all'attività artistica e partecipando a numerose mostre sia collettive che personali. Dal 1984 fino al 1999 svolge il ruolo di Preside del Liceo Artistico Boccioni di Milano, costituendo il primo liceo artistico sperimentale.
La prima mostra personale si inaugura nel 1972 alla Galleria Cadario di Milano, presentata da Gillo Dorfles.[3]