La città è citata da Diodoro Siculo, come destinazione scelta da Ducezio per l'esilio dei coloni siracusani che avevano abitato Aitna, l'odierna Catania, che prima della conquista da parte di Gerone I (V secolo a.C.) era denominata Katane. Dopo l'esilio dei siracusani, Aitna riprese il nome di Katane, mentre Inessa fu ribattezzata come Aitna[1], anche se spesso venne citata ancora con il vecchio nome fino all'epoca imperiale (è citata nell'Itinerarium Antonini e nella Tavola Peutingeriana[2]).
Marco Tullio Cicerone scrive di Inessa nelle Verrine, citando l'episodio del furto di una statua molto preziosa perpetrato da Gaio Verre a danno degli abitanti di questa città[4].
Localizzazione
La localizzazione dell'antica Inessa è incerta. Tucidide la localizza tra Centuripe ed una non meglio precisata Ibla[5]. Altre fonti antiche[senza fonte] indicano la collocazione della città a metà strada tra Catania e Centuripe o addirittura tra Catania e Termini Imerese.
L'Itinerario antonino la pone a 12 millia passuum (circa 17,7 km) da Catania e a 18 da Centuripe (circa 26,6 km). Strabone, nella sua Geografia, la colloca invece a 80 stadii da Catania (circa 14,8 km)[6]. Secondo alcuni la sede sarebbe probabilmente da localizzare nei territori degli attuali comuni di Santa Maria di Licodia e Paternò, forse sul Poggio Cocola (contrada Poira), presso il corso del fiume Simeto[senza fonte]. La proposta di ubicazione nell'attuale località Civita, tra Paternò e Santa Maria di Licodia, è stata smentita dagli scavi compiuti dagli anni cinquanta del XX secolo[2].
Una proposta di identificazione in contrada Poira, sulla sponda destra del Simeto, a metà strada tra Paternò e Centuripe, sarebbe in grado di riconciliare le fonti antiche e, in particolare, la Tabula Peutingeriana e l'Itinerarium Antonini[2].
^Gaetano Savasta, Memorie storiche della città di Paternò, Paternò, 1905, cap. 3
Bibliografia
«INESSA later AITNA, Catania, Sicily». In: Richard, MacDonald, William L., McAlister, Marian Holland (eds), The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton: Princeton University Press, 1976. (EN)