Ignazio Pisciotta

«Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!»

Ignazio Pisciotta
NascitaMatera, 18 febbraio 1883
MorteSanremo, 27 dicembre 1977
Luogo di sepolturaSanremo
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoBersaglieri
Gradogenerale
GuerreGuerra di Libia
Prima guerra mondiale
Decorazionimedaglia d'argento al valor militare (2)
Frase celebre«Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!»
«È meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora»
voci di militari presenti su Wikipedia

Ignazio Pisciotta (Matera, 18 febbraio 1883Sanremo, 27 dicembre 1977) è stato un generale e scultore italiano.

Biografia

Nato a Matera, studiò alla scuola d'arte di Firenze, col grado di tenente dei bersaglieri partì volontario nella guerra di Libia, dove perse la mano destra a causa dei combattimenti e fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare[2]. Nel 1918 dopo reiterate richieste riuscì a tornare sul fronte, destinato alla propaganda presso la 45ª divisione mobilitata, nel settore di Fagarè. Dopo la battaglia del solstizio fu decorato sul campo dal re con un'altra medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:

«Mutilato di guerra si prestava volontariamente per un'opera di efficace ed ininterrotta propaganda patriottica tra le truppe in linea. All'inizio dell'offensiva nemica si recava tra i reparti impegnati in combattimento e vi rimaneva per tre giorni consecutivi. Portandosi dove più ferveva l'azione, manteneva il collegamento con i reparti più avanzati e l'incitava alla lotta con la parola e l'esempio, dando prova di abnegazione e di disprezzo per il pericolo.»

Esortazione patriottica in una casa sinistrata sul Piave

Sebbene sia sua l'esortazione patriottica «Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!»[1], gli viene attribuita anche quella di «È meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora» (nonostante il Pisciotta non amasse parlarne), successivamente utilizzata da Benito Mussolini in un suo celebre discorso[1][3] e, grazie all’enorme fama ottenuta in seguito, di essa circolarono diverse rivendicazioni di paternità[4][5][6].

Tuttavia, la reale primogenitura di quest’ultima frase rimane dubbia dal momento che l'origine della stessa è di molto antecedente alla battaglia del solstizio (quando il Pisciotta dipinse anch’essa sul muro di una casa diroccata dai bombardamenti a Sant'Andrea di Barbarana, presso Ponte di Piave[7]), motto che parrebbe derivare addirittura da un antico proverbio arabo passato dapprima in ambito culturale, poi militare italiano durante il periodo risorgimentale[6].

Pisciotta fu quindi promosso maggiore e congedato, salvo poi essere nuovamente richiamato in servizio presso il Museo storico dei bersaglieri a Milano, ed essere infine congedato definitivamente con il grado di generale. Pensionato, visse brevemente in Argentina; tornato in Italia, dimorò fino all'età di 94 anni presso una casa di riposo di Sanremo[8].

A lui è dedicato un museo storico di Matera[9].

La sezione dei bersaglieri del comune di Bernalda è a lui intitolata.

Come scultore usò lo pseudonimo di Aldo Cadigge[10], mutuato dalla moglie di Maometto, Cadigia[11]; tenne diversi studi, in periodi differenti, a Firenze, Bologna e Milano.

Decorazioni

Note

  1. ^ a b c yumpu.com Fiamma Cremisi, periodico dell'Associazione nazionale Bersaglieri, marzo-aprile 2013; senato.it, p.4445
  2. ^ Cfr. alle pp. 32-33 da un articolo di Dante Pariset, a cura di Alter in Fiamma Cremisi, periodico dell'Associazione nazionale Bersaglieri, marzo-aprile 2013
  3. ^ Cfr. in Antonio Pannullo, “Meglio vivere un giorno da leone…” Storia del bersagliere che ispirò il Duce sul Secolo d'Italia del 27 dicembre 2015.
  4. ^ Cfr. in Stefano Lorenzetto, Chi (non) l'ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate, Venezia, Marsilio Editore, ISBN 9788829703241.
  5. ^ Cfr. in Paolo Rampa, La verità di mio nonno contro la retorica del regime – Una storia del novecento, su "Il quarto re", 22 gennaio 2017.
  6. ^ a b Si veda Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d'illustri italiani contemporanei, per cura di Leone Carpi, vol. II, Milano, Vallardi, 1886, a p. 241, mentre, in merito alla scritta sul muro della casa diroccata si veda il «Corriere della Sera» del 31 luglio 1918, dove, nella sua corrispondenza di guerra, Arnaldo Fraccaroli scrive sulla frase vista dopo la battaglia del Solstizio, riformulandola.
    Cfr. in Michele Cortelazzo, Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora del 20 febbraio 2016, nella sua rubrica: Parole. Opinioni, riflessioni, dati sulla lingua per il suo blog (http://cortmic.myblog.it).
  7. ^ Cfr. la foto sull'archivio di Cinecittà Luce S.p.A.
  8. ^ http://www.secoloditalia.it/2015/12/vivere-giorno-leone-storia-bersagliere-ispiro-duce/
  9. ^ museitaliani.org
  10. ^ europeana1914-1918.eu. URL consultato il 29 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2014).
  11. ^ Cfr. in Arrigo Pozzi, Quando l'arte diventa eroismo. Vita avventurosa di Ignazio Cadigge, sul "Corriere Padano" del 9 novembre 1939.

Bibliografia

  • Anna Ascenzi, Maila Di Felice e Raffaele Tumino, <<SANTA GIOVINEZZA!>> Lettere di Luigi Bertelli e dei suoi corrispondenti (1883-1920), Alfabetica Edizioni, Macerata, 2008, p. 498
  • Adriana van Deurs, Marcelo Gustavo Renard, Esteban Moore, Italian Sculpture at the National Museum of Fine Arts, Asociación Amigos del Museo Nacional de Bellas Artes, Museo Nacional de Bellas Artes (Argentina), 2002, pag. 117 pag. 104
  • CATALOGO, Associazione degli artisti italiani, Palazzo Strozzi, Firenze, 1912
  • Memoria. Anexos. Buenos Aires, Volume 3, Argentina, Ministerio de Justicia e Instrucción Pública, 1913, pag.745
  • Il Secolo XX: rivista popolare illustrata, Società editoriale italiana, 1917, pag. 239

Collegamenti esterni