«Mutilato di guerra si prestava volontariamente per un'opera di efficace ed ininterrotta propaganda patriottica tra le truppe in linea. All'inizio dell'offensiva nemica si recava tra i reparti impegnati in combattimento e vi rimaneva per tre giorni consecutivi. Portandosi dove più ferveva l'azione, manteneva il collegamento con i reparti più avanzati e l'incitava alla lotta con la parola e l'esempio, dando prova di abnegazione e di disprezzo per il pericolo.»
Sebbene sia sua l'esortazione patriottica «Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!»[1], gli viene attribuita anche quella di «È meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora» (nonostante il Pisciotta non amasse parlarne), successivamente utilizzata da Benito Mussolini in un suo celebre discorso[1][3] e, grazie all’enorme fama ottenuta in seguito, di essa circolarono diverse rivendicazioni di paternità[4][5][6].
Tuttavia, la reale primogenitura di quest’ultima frase rimane dubbia dal momento che l'origine della stessa è di molto antecedente alla battaglia del solstizio (quando il Pisciotta dipinse anch’essa sul muro di una casa diroccata dai bombardamenti a Sant'Andrea di Barbarana, presso Ponte di Piave[7]), motto che parrebbe derivare addirittura da un antico proverbio arabo passato dapprima in ambito culturale, poi militare italiano durante il periodo risorgimentale[6].
Pisciotta fu quindi promosso maggiore e congedato, salvo poi essere nuovamente richiamato in servizio presso il Museo storico dei bersaglieri a Milano, ed essere infine congedato definitivamente con il grado di generale.
Pensionato, visse brevemente in Argentina; tornato in Italia, dimorò fino all'età di 94 anni presso una casa di riposo di Sanremo[8].
La sezione dei bersaglieri del comune di Bernalda è a lui intitolata.
Come scultore usò lo pseudonimo di Aldo Cadigge[10], mutuato dalla moglie di Maometto, Cadigia[11]; tenne diversi studi, in periodi differenti, a Firenze, Bologna e Milano.
^abcyumpu.comFiamma Cremisi, periodico dell'Associazione nazionale Bersaglieri, marzo-aprile 2013; senato.it, p.4445
^Cfr. alle pp. 32-33 da un articolo di Dante Pariset, a cura di Alter in Fiamma Cremisi, periodico dell'Associazione nazionale Bersaglieri, marzo-aprile 2013
^abSi veda Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d'illustri italiani contemporanei, per cura di Leone Carpi, vol. II, Milano, Vallardi, 1886, a p. 241, mentre, in merito alla scritta sul muro della casa diroccata si veda il «Corriere della Sera» del 31 luglio 1918, dove, nella sua corrispondenza di guerra, Arnaldo Fraccaroli scrive sulla frase vista dopo la battaglia del Solstizio, riformulandola. Cfr. in Michele Cortelazzo, Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora del 20 febbraio 2016, nella sua rubrica: Parole. Opinioni, riflessioni, dati sulla lingua per il suo blog (http://cortmic.myblog.it).
Anna Ascenzi, Maila Di Felice e Raffaele Tumino, <<SANTA GIOVINEZZA!>> Lettere di Luigi Bertelli e dei suoi corrispondenti (1883-1920), Alfabetica Edizioni, Macerata, 2008, p. 498
Adriana van Deurs, Marcelo Gustavo Renard, Esteban Moore, Italian Sculpture at the National Museum of Fine Arts, Asociación Amigos del Museo Nacional de Bellas Artes, Museo Nacional de Bellas Artes (Argentina), 2002, pag. 117 pag. 104
CATALOGO, Associazione degli artisti italiani, Palazzo Strozzi, Firenze, 1912
Memoria. Anexos. Buenos Aires, Volume 3, Argentina, Ministerio de Justicia e Instrucción Pública, 1913, pag.745
Il Secolo XX: rivista popolare illustrata, Società editoriale italiana, 1917, pag. 239