Hubert Gerhard

Hubert Gerhard ('s-Hertogenbosch, 1550Monaco di Baviera, 1620) è stato uno scultore olandese.

San Michele uccide il diavolo, nella facciata della Chiesa di San Michele a Monaco di Baviera

Biografia

Come molti artisti a lui contemporanei, preferì allontanarsi dall'Olanda a causa dei conflitti religiosi e della polemica iconoclastica.

Nel decennio che va dal 1570 al 1580 visse in Italia, soprattutto a Firenze, dove conobbe Giambologna, che suscitò in lui una grande ammirazione e da cui restò profondamente influenzato.

Il suo stile artistico si può definire vicino a quello italianizzante che si diffuse nel nord Europa alla fine del Cinquecento, prendendo spunto dal Manierismo toscano.[1]

Fece conoscere, presso le corti tedesche, le forme del Giambologna, seppur aggiornate in linea con lo spirito nordico, e fu l'iniziatore del movimento barocco.[1]

Dal 1581 al 1595 fu attivo a Kircheim, nel castello dei Fugger, lavorando assieme all'italiano Carlo Pallago. In questo luogo realizzò una dozzina di statue oltre alle fontane nel giardino, tra le quali spicca quella raffigurante l'imperatore Augusto . Alcune delle sue opere sono esposte al Museo di Monaco, tra le quali si può citare il gruppo di Venere e Marte.

Dal 1589 al 1591 operò ad Augusta, creando la fontana del municipio.

Nello stesso periodo lavorò, per conto del duca di Baviera, nella chiesa dei Gesuiti e per il mausoleo.

Successivamente si spostò a Innsbruck, al servizio del fratello dell'imperatore Massimiliano III d'Austria, dove restò fino al 1613 e realizzò vari opere, dai ritratti equestri alle statue mitologiche e ai monumenti funerari.

Negli ultimi anni della sua vita soggiornò a Monaco di Baviera.

Quindi, complessivamente Gerhard ci ha lasciato Importanti lavori a Monaco di Baviera (ad esempio nella chiesa di San Michele, nella piazza di Santa Maria, nell'Hofgarten).

Da notare che anche suo fratello, Hendrick, svolse l'attività di artista, ad Amsterdam e a Danzica.

Note

  1. ^ a b "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, vol.5 pag.211

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