Un'altra specie preistorica è nota solamente a partire da resti fossili rinvenuti in siti risalenti al Pleistocene medio e superiore del Mediterraneo centrale e orientale: Gyps melitensis. Recentemente, un'altra specie fossile, Gyps bochenskii, risalente al Pliocene superiore, è stata rinvenuta in Bulgaria[2].
Descrizione
Gli avvoltoi del genere Gyps sono rapaci di grandi dimensioni: la specie più grande, il grifone dell'Himalaya, ha un'apertura alare di circa 285 cm, mentre le due più piccole, il grifone del Bengala e il grifone africano, hanno un'apertura alare di circa 235 cm. Sono caratterizzati da un becco sottile piuttosto debole, e da un collo lungo e robusto, simile a quello delle oche. La coda è arrotondata, e a differenza della maggior parte degli altri generi, provvista di 14 timoniere. Solo nella parte posteriore del collo vi è un folto collare di sottili penne, che negli esemplari giovani hanno una forma lanceolata. Dall'aspetto generale tipico dei Gyps si differenziano tuttavia due specie, i già ricordati grifone del Bengala e grifone africano, che sono circa di due quinti più piccoli degli altri congeneri, sono provvisti normalmente di 12 timoniere, e hanno il ramo superiore del becco attraversato da un profondo solco. Proprio a causa di queste differenze, fino a poco tempo fa venivano classificati in un genere a parte, Pseudogyps.[3]
I loro ambienti preferiti sono i territori aperti, con ampia visibilità, che essi perlustrano volando in lenti cerchi ad alta quota, spesso in compagnia di esemplari della stessa specie o di specie simili. Osservando attentamente il terreno con l'acutissima vista, sorvolano branchi di bovini selvatici e domestici, o di altra grossa selvaggina, cercando soprattutto di individuare la presenza di iene, sciacalli o corvi, dai quali spesso si lasciano guidare verso una sorgente di cibo. Non appena ha scoperto una carogna, l'avvoltoio cala su di essa con una caratteristica picchiata, seguito prontamente dai compagni, per cui in breve attorno all'animale morto si raccolgono spesso cinquanta e più esemplari. Se la preda dà ancora segni di vita, evitano di aggredirla, ma si tengono a breve distanza, attendendo finché non sono certi della sua morte.[3]
Note
^ab(EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Accipitridae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 9 maggio 2014.
^Boev, Z. 2010. Gyps bochenskii sp. n. (Aves: Falconiformes) from the Late Pliocene of Varshets (NW Bulgaria). – Acta zoologica bulgarica, 62 (2): 211-242.
^ab James Ferguson-Lees and David A. Christie. Illustrated by Kim Franklin, David Mead, and Philip Burton, Raptors of the World, Houghton Mifflin, 2001, ISBN978-0-618-12762-7. URL consultato il 29 maggio 2011.