«Modena è un capo scuola. Che sopra tutti come aquila vola. Egli non ha mestieri di andare a Parigi per essere salutato il primo attore vivente d'Europa.»
Al suo nome molte città, fra cui Milano, Roma, Genova, Torino, Padova, Firenze, Bologna e Rovereto hanno intitolato strade, piazze e teatri. Un busto che lo raffigura, opera dello scultore Carlo Lorenzetti, è collocato sulla cima del Gianicolo, a Roma; un altro, opera di Leonardo Bistolfi, sul lato est dell'aiuola Balbo a Torino. Una statua dell'attore, sempre di Lorenzetti, è esposta anche nei giardini di Venezia, sua città natale[2].
Intese l'attività teatrale come mezzo di elevazione e liberazione morale dell'individuo. È considerato uno dei migliori attori della prima metà del XIX secolo[3].
Biografia
Conosciuto per la sua recitazione assolutamente naturale, era figlio d'arte. Nacque infatti da Giacomo Modena, di Mori, attore drammatico teatrale, e da Maria Luisa Lancetti, anch'ella attrice. Iniziò a recitare sotto la guida del padre, che per professione svolgeva anche l'attività del sarto.[4]
Rimase fortemente scosso dai tumulti del 1821 e in uno scontro con la polizia rimase gravemente ferito. Radicato nella sua fede patriottica, partecipò ai moti risorgimentali del 1831 e aderì alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. In conseguenza del suo impegno politico al pari di Mazzini fu costretto, con la moglie ginevrina Giulia Calame, a riparare in esilio, dapprima in Svizzera e Belgio (Bruges), quindi in Inghilterra dove si trovò a svolgere i più svariati mestieri.
A Londra ebbe modo comunque di suscitare ammirazione per l'abilità declamatoria dei versi della Divina Commedia (spettacolo Lectura Dantis[7]).[8]
Nel 1839, fatto ritorno nel Regno Lombardo-Veneto, costituì una propria compagnia con cui iniziò una tournée di sette anni in diversi stati della futura Italia ai quali gli era consentito di accedere. Terminata la tournée si dedicò prettamente alla politica limitando l'attività teatrale. Dopo le sconfitte del 1848-1849, si ritirò in Piemonte. Visse anche in Liguria, dove con la propria compagnia drammatica guidò con favorevoli risultati di critica la prima stagione assoluta del Teatro Colombo.[9]
Gustavo Modena fece parte della Massoneria[10], ed in suo onore fu intitolata un'importante loggia della capitale, nell'obbedienza di Piazza del Gesù[11].
Così descrisse il suo credo artistico: «L'arte per l'arte sola è cosa vuota di senso; e precipuo scopo del teatro è l'aprire gli occhi ai ciechi estirpando pregiudizi e superstizioni». Parlando delle ragioni che lo avevano condotto a portare sulla scena il Maometto di Voltaire aggiunse: «Molto sarà ottenuto se gli spettatori, più che sentire, saranno indotti a pensare».