Tra gli anni 1621 e 1623 visse a Roma, nel 1637 divenne rettore dell'Università accademica di Vienna. Alla morte del collega Martin Becanus divenne confessore di Ferdinando II e in questa veste il suo nome appare negli affari politici del tempo.
Fu stimato e influente consigliere dell'imperatore, tanto che i suoi nemici consideravano i Gesuiti come i reali governatori dell'impero. Quando nel 1629 i protestanti furono costretti dall'Editto di restituzione a rinunciare ad ogni proprietà ecclesiastica a vantaggio dei cattolici, Lamormaini ne fu la vera anima e artefice, oltre che regista.
Lamormaini fu un grande dotto, pio, senza pretese, e di abitudini spartane. Papa Urbano VIII lo definì: «...verus et omnibus numeris absolutus Jesu socius» cioè "un vero e perfetto compagno di Gesù".[senza fonte]
Opere
Fu autore di un'importante biografia di Ferdinando II dal titolo: Ferdinando II, Romanorum Imperatoris, Virtutes.