Guerra del Daghestan

Guerra del Daghestan
Data7 agosto - 14 settembre 1999
LuogoDaghestan, Federazione Russa
EsitoVittoria russa
Schieramenti
Jamaat islamica del Daghestan
Brigata Islamica Internazionale
Reggimento delle Forze Speciali Islamiche
Guardie della Sharia di Ichkeria
Supporto da
Al-Qāʿida[1]
Russia (bandiera) Russia
Comandanti
Perdite
Fonti ufficiali russe: 2500[2][3]Fonti ufficiali russe:
275 - 300[3][4]
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La Guerra del Daghestan o Invasione del Daghestan fu una serie di incursioni iniziata quando la Brigata internazionale islamica, gruppo islamista guidato da Šamil' Basaev, Ibn al-Khattab, Ramzan Akhmadov e Arbi Baraev con base in Cecenia, invase la vicina repubblica federale russa del Daghestan il 7 agosto 1999, a sostegno della Shura dei ribelli separatisti del Daghestan.

La guerra si concluse con la vittoria per la Federazione Russa e la Repubblica del Daghestan e con la ritirata delle truppe dei fondamentalisti. L'invasione del Daghestan, insieme a una serie di attentati contro abitazioni a Mosca e Volgodonsk nel settembre 1999, servì da principale casus belli per la seconda guerra cecena.

Antefatti

Nel 1997 un gruppo sempre maggiore di daghestani fondamentalisti si riunì attorno alla figura di Bagautdin Kebedov (o Magomedov), predicatore fondamentalista di etnia avara. Durante la prima guerra cecena, Kebedov e i suoi collaboratori stabilirono stretti contatti con Ibn al-Khattab e con i comandanti ceceni. Questi contatti sono stati mantenuti dopo la guerra, il che non poteva che portare a repressioni più dure contro i "wahhabiti" da parte delle autorità daghestane.[5]

Nell'aprile 1998 si tenne a Groznyj il Congresso dei popoli dell'Ičkeria e del Daghestan (KNID), in cui Šamil Basaev fu eletto presidente. L'idea stessa di creare un'organizzazione, così come le decisioni che prendeva, erano in linea con uno dei principali ideologi dei "rivoluzionari nazionali" ceceni: "la liberazione del Caucaso musulmano dal giogo imperiale russo". Nel settembre dello stesso anno, il ministro degli interni russo Sergej Stepašin si recò a Bujnaksk. Il ministro ha parlato con i leader delle comunità della Shari'a, che hanno promesso che non avrebbero più negato la supremazia della Costituzione se il ministro avesse promesso di non usare la forza contro di loro, de facto riconoscendo l'enclave salafita.[6]

Nell’aprile del 1999, Kebedov, come emiro (comandante) della Jamaat islamica del Daghestan, incominciò a predicare in Cecenia la jihad per liberare il Daghestan e tutta la regione del Caucaso dalla presenza russa. Il 4 agosto, tre giorni prima dell’invasione, alcuni uomini del ministero degli Interni russo furono uccisi in un’imboscata messa in atto da alcuni uomini di Kebedov tra il confine della Cecenia con il Daghestan.[7] Pare che l'ex vice primo ministro e ministro della sicurezza nazionale della Repubblica cecena di Ičkeria, Turpal-Ali Atgeriev, avesse già cercato di avvertire l'allora direttore dell'FSB, Vladimir Putin, di un'imminente invasione del Daghestan.[8]

Guerra

Operazione "Imam Kazi-Magomed"

Il 7 agosto la Brigata Islamica Internazionale, composta da cinquecento a duemila jihadisti e comandata dal saudita Ibn al-Khattab e da Basaev, attraversarono il confine del Daghestan dalla Cecenia e occuparono senza resistenza diversi villaggi nei distretti di confine di Botlikh e Cumadi.[9] Il fratello minore di Basaev, Širvani, guidò cento uomini verso il villaggio di Andi.[10] Altri militanti andarono verso il villaggio di Ansalta per poi conquistare Rakhata, avvicinandosi al capoluogo di Botlikh.[11]

Battaglia della collina "orecchio d'asino"

Il 9 agosto, un gruppo di militanti guidati da Basaev presero la collina "orecchio d'asino". Questa posizione era situata una montagna situata a ovest del villaggio di Botlikh con un'altezza di circa 500 metri. Il 13 agosto, 63 paracadutisti del 108º Reggimento della 7ª Divisione d'assalto aviotrasportata delle guardie, insieme a un plotone di ricognizione, avanzarono verso la collina.[12]

Il 18 agosto i paracadutisti russi riuscirono ad aggirare la collina per lanciare un nuovo assalto, ma senza successo. Il giorno successivo, il fuoco dei militanti è diventato meno pesante, a causa di una carenza di munizioni. Più tardi, hanno lasciato l'altura. I militanti hanno minato l'approccio alla cima della montagna, il che ha complicato in modo significativo il suo assalto. La cattura diretta dell'altezza 1622,5 è stata effettuata dalla 1ª e 2ª Compagnia del 247º Reggimento d'assalto aereo insieme ad elementi della 131ª Brigata fucilieri motorizzata.[13]

Contrattacco russo

Il 10 agosto, il 696º Battaglione della 136ª Brigata fucilieri motorizzata incominciò a muoversi verso il distretto di Botlikh.[14] Il giorno successivo, la 102ª brigata operativa delle truppe interne, insieme alla polizia distrettuale di Cumadi, iniziò ad affrontare i fondamentalisti.[15]

Le forze federali bombardarono le posizioni dei ribelli nelle aree di Gagatli e Andi. Le forze federali hanno effettuato incursioni in direzione degli insediamenti di Agali, Ečeda, Khvaini, Gakko, per poi stabilire fortificazioni e segreti. Gli elicotteri delle truppe interne hanno distrutto le sedi dei gruppi armati illegali nell'area del villaggio di Khvaini.[16]

Il 18 agosto le truppe russe attaccarono il villaggio di Tando, importante centro logistico dei fondamentalisti, collegato con il territorio ceceno. I militanti respinsero l'attacco, uccidendo otto soldati e ferendone venti.[17] In seguito le forze federali, con l'ausilio del 247º Reggimento d'assalto, usarono per la prima volta bombe termobariche sul villaggio.[18][19]

Il 23 agosto, Basaev e Khattab annunciarono la loro ritirata dal distretto di Botlikh.[20][21] Il giorno successivo, il 24 agosto, il comando militare del Caucaso settentrionale riferì che le truppe federali avevano liberato gli ultimi villaggi di Tando, Rakhata, Šoroda, Ansalta, Ziberkhali e Ašino.[4][22]

Operazione "Imam Gamzat-bek"

Il 29 agosto, dopo la fine dei combattimenti nella regione di Botlikh, iniziò un'operazione per liquidare l'enclave wahhabita di Kadar, nel distretto di Bujnansk. L'operazione venne guidata dal comandante in capo delle truppe interne russe, il colonnello generale Vjačeslav Ovčinnikov, e dal ministro degli affari interni del Daghestan, il maggiore generale Adil'gerej Magomedtagirov.[4]

Il 5 settembre, i militanti entrarono in Daghestan per la seconda volta, verso il distretto repubblicano di Novolak. L'attacco avrebbe dovuto distrarre le forze dell'esercito e della polizia russa, togliendo pressione ai villaggi wahhabiti ribelli di Karamakhi e Čabanmakhi nella zona di Kadar.[23][24] Gli islamisti attaccarono da più fronti.

Battaglia di Novolaskoe

Il 5 settembre le forze islamiste attaccarono Novolakskoe, capoluogo del distretto di confine. 60 agenti della polizia distrettuale, insieme all'unità antisommossa OMON di Libeck, rimasero assediati all'interno della cittadina.[25][26] Un distaccamento corazzato della 22ª Brigata operativa, incaricato di aiutare l'evacuazione delle forze federali, venne bloccato fuori dall'insediamento. Dopo vari tentativi falliti di sbloccare gli accerchiati con l'aiuto del gruppo corazzato formato, le forze federali presero la decisione di uscire dall'accerchiamento da soli. Seconda la versione del generale Ovčinnikov, gli assediati vennero aiutati, mentre secondo il personale dell'OMON, non è stato effettuato alcun tentativo di supporto da parte delle forze federali.[23]

Negli scontri, il fratello minore dell'emiro Ramzan Akhmadov, Khuta "Abdurrahman", morì in combattimento.[27]

Assedio della "Torre televisiva"

Un altro obbiettivo dei militanti fu un ripetitore televisivo situato su una collina del distretto, ad un'altitudine 715 metri. Il punto aveva un'importanza strategica: la collina si affacciava su una parte significativa del territorio dell'intero distretto, comprese le strade principali.[28]

Il 6 settembre, dopo una strenua resistenza delle forze federali, i ribelli wahhabiti.[29]

Massacro di Tukhčar

Cinquanta membri del Reggimento delle forze islamiche, provenienti da Iškhoj-Jurt e guidati da Umar "Karpinskij" Edilsultanov, attaccarono un posto di blocco della 22ª Brigata operativa, a guardia del villaggio di Tukhčar. Dopo aver respinto diversi assalti, i soldati federali dovettero retrocedere e ritirarsi nel villaggio, dopo che i militanti distrussero il loro veicolo da combattimento con un colpo di lanciagranate. Entrati poi nell'insediamento, catturarono il tenente Vasilij Taškin, giustiziandolo insieme ad altri cinque soldati.[30][31] Il villaggio venne liberato dalle truppe federali l'8 settembre.[32]

Massacro delle forze speciali di Armavir

Tra il 10 e l'11 settembre, il colonnello generale Viktor Kazancev, comandante del distretto militare del Caucaso settentrionale, diresse un'operazione per riconquistare il ripetitore televisivo nel distretto di Novolak. Per errore le truppe russe ricevettero dei comunicatori quasi scarichi. La 15ª unità speciale operativa "Vjatič", nota comunemente come "Forze speciali di Armavir", giunse sulla collina senza resistenza per poi incominciare a fortificare le posizioni per eventuali attacchi.[33] Gli specnaz, dopo aver avvisato il comando generale dell'espugnazione della collina, avrebbero dovuto resistere finche non fossero arrivati i rinforzi.

Le truppe wahhabite incominciarono a sparare contro l'unità da un'altra altura, riuscendo a far ritirare i russi dal ripetitore. Il comandante del gruppo d'assalto, Sergej Bogdančenko, morì per le ferite durante l'evacuazione. Non venendo avvisati del deterioramento della situazione, il resto dei rinforzi arrivarono impreparati all'assalto dei fondamentalisti, diventando vittime di un'imboscata. Vennero chiamate quattordici riserve accompagnate da due veicoli di trasporto corazzati. Dei quattordici, dodici soldati furono uccisi mentre due furono ricoverati in ospedale in condizioni critiche.

Con la ritirata, vennero chiamati gli aerei d'assalto terrestre per coprire le truppe. A causa delle mancate comunicazioni, gli aerei bombardarono alcune posizioni dell'unità russa, uccidendo nove soldati e ferendone ventitré.[34]

La riconquista di Čabanmakhi e Karamakhi fu annunciata il 12 settembre e, successivamente, il 14 settembre le forze federali ripresero il controllo completo del distretto di Novolak.[3][4]

La parte federale ha annunciato di aver subito 275 morti, 15 dispersi e circa 937 feriti. Il numero dei civili uccisi non è mai stato compilato.[24]

Reazioni internazionali

Unione europea (bandiera) Unione europea - Il Parlamento Europeo ha espresso profondo rammarico per le vittime civili e militari e chiede alle autorità russe di ripristinare la sicurezza nel Daghestan, rispettando i diritti umani e proteggendo la popolazione civile nei villaggi colpiti dalle forze estremiste.[35]

Note

  1. ^ (EN) SPECIAL PURPOSE ISLAMIC REGIMENT (SPIR) | Security Council, su main.un.org. URL consultato il 12 novembre 2024.
  2. ^ (RU) За время антитеррористической операции на Северном Кавказе боевики потеряли порядка 7 тыс. человек убитыми.., su web.archive.org, 27 gennaio 2012. URL consultato il 10 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2012).
  3. ^ a b c (RU) "К врагам беспощадны". Участники боев 1999 года в Дагестане — о противостоянии террористам - ТАСС, su TACC. URL consultato il 10 novembre 2024.
  4. ^ a b c d (RU) Вторжение боевиков в Дагестан (1999), su Кавказский Узел. URL consultato il 18 novembre 2024.
  5. ^ (RU) Aleksej Kudrjavcev, “ВАХХАБИЗМ”: ПРОБЛЕМЫ РЕЛИГИОЗНОГО ЭКСТРЕМИЗМА НА СЕВЕРНОМ КАВКАЗЕ ["WAHHABISMO": PROBLEMI DELL'ESTREMISMO RELIGIOSO NEL CAUCASO DEL NORD], su web.archive.org, 29 marzo 2017. URL consultato il 24 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2017).
  6. ^ (RU) «Мероприятия будут продолжаться ровно столько, сколько потребуется», su Коммерсантъ, 10 agosto 2024. URL consultato il 14 dicembre 2024.
  7. ^ Giovanni Giacalone, Daghestan 1999-2019: vent'anni di guerra e di resistenza al jihadismo, su InsideOver, 8 agosto 2019. URL consultato il 10 novembre 2024.
  8. ^ (EN) RFE/RL Newsline, 02-08-23, su www.hri.org. URL consultato il 12 novembre 2024.
  9. ^ (RU) Dmitrij Okunev, «Не повторим ошибок»: как Басаев и Хаттаб вторглись в Дагестан, su Газета.Ru, 18 novembre 2024. URL consultato il 18 novembre 2024.
  10. ^ (EN) Chechnya, Whhabism and the invasion of Dagestan, su web.archive.org, 20 aprile 2012. URL consultato il 10 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2012).
  11. ^ (RU) Дагестанское Досье - Виталий Овчаров, su litresp.ru. URL consultato il 12 novembre 2024.
  12. ^ (EN) Ruslan Budnik, Funny Name - Serious Fight: The battle for "Donkey's Ear" Hill | War History Online, su warhistoryonline, 4 agosto 2018. URL consultato il 13 novembre 2024.
  13. ^ (RU) Diljara Gasanova, 19 августа 1999 год. Бой за высоту Ослиное Ухо продолжается - МирМол [19 agosto 1999. Continua la battaglia per la Collina dell'Orecchio d'Asino], su Мирмол - портал актуальных новостей, 19 agosto 2019. URL consultato il 14 dicembre 2024.
  14. ^ (RU) Кровавая проверка боеготовности - Свободная Пресса, su web.archive.org, 14 novembre 2020. URL consultato il 10 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2020).
  15. ^ (RU) Širvani Ajgunov, Войны можно было избежать, su Dagpravda.ru, 6 settembre 2019. URL consultato il 12 novembre 2024.
  16. ^ (RU) Исламскими боевиками обстрелян и сбит вертолет федеральных войск [I militanti islamici hanno sparato e abbattuto un elicottero delle truppe federali], su gazeta.lenta.ru. URL consultato il 10 novembre 2024.
  17. ^ (RU) "Черная колонна" вошла в Дагестан, su www.kommersant.ru, 19 agosto 1999. URL consultato il 10 novembre 2024.
  18. ^ Human Rights Watch / Defending Human Rights Worldwide /, su web.archive.org, 16 febbraio 2009. URL consultato il 12 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2009).
  19. ^ (RU) 247-й гвардейский кавказский казачий десантно-штурмовой - Музей ВДВ, su web.archive.org, 1º maggio 2016. URL consultato il 13 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2016).
  20. ^ (EN) Steve Harrigan, Rebels say they're out of Dagestan; Russia says war continues, su web.archive.org, 22 luglio 2018. URL consultato il 12 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2018).
  21. ^ (EN) Dagestan Rebels Report Pullout From Vital Town, su archive.nytimes.com. URL consultato il 18 novembre 2024.
  22. ^ (RU) Timur Magomaev, Август 99-го: 25 лет спустя, su Молодежь Дагестана, 6 agosto 2024. URL consultato il 18 novembre 2024.
  23. ^ a b (RU) Вторжение боевиков в Дагестан. Бои в Новолакском районе, su mo-novolak.ru. URL consultato il 12 novembre 2024.
  24. ^ a b (EN) Moscow Defense Brief, su web.archive.org, 29 gennaio 2009. URL consultato il 17 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2009).
  25. ^ (EN) Caucasus Rebels Press Offensive, Seizing Six Villages, su archive.nytimes.com. URL consultato il 18 novembre 2024.
  26. ^ (EN) Russia: Conflict In Dagestan Intensifies, in Radio Free Europe/Radio Liberty, 9 aprile 2008. URL consultato il 18 novembre 2024.
  27. ^ Дагестанское Досье - Виталий Овчаров, su litresp.ru. URL consultato il 13 novembre 2024.
  28. ^ (RU) Ровно 25 лет назад, 14 сентября 1999 года, в СМИ появились долгожданные заголовки «Федеральные силы и дагестанские ополченцы вошли в Новолакское» | Министерство цифрового развития Республики Дагестан, su dagestan.digital. URL consultato il 18 novembre 2024.
  29. ^ Итоги полугодия на Северном Кавказе. Ситуация в Новолакском районе Дагестана ("Кавказская политика") — Рамблер-Новости, su web.archive.org, 12 luglio 2015. URL consultato il 26 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2015).
  30. ^ (RU) Aleksandra Larinceva, Палача выдала кассета [Il boia è stato tradito da una cassetta], su www.kommersant.ru, 25 luglio 2005. URL consultato il 12 novembre 2024.
  31. ^ Тухчарская Голгофа русской заставы, su mo-novolak.ru. URL consultato il 24 novembre 2024.
  32. ^ (RU) Новости - Следственный комитет Российской Федерации, su sledcom.ru. URL consultato il 24 novembre 2024.
  33. ^ (RU) Гибель отряда «Вятич»: кто на самом деле виновен в смерти бойцов Армавирского спецназа, su Рамблер/новости, 30 marzo 2022. URL consultato il 12 novembre 2024.
  34. ^ (RU) 14 лет со дня гибели армавирского спецназа | Фонд «Право Матери», su mright.hro.org. URL consultato il 13 novembre 2024.
  35. ^ Risoluzione sul conflitto armato nella Repubblica del Daghestan della Federazione russa, su eur-lex.europa.eu.

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