Gruppo Richemont

Richemont
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StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Forma societariaSocietà anonima
Borse valoriBorsa di ZurigoCFR
ISINCH0210483332
Fondazione1988 a Ginevra
Fondata daJohann Rupert
Sede principaleBellevue
Persone chiave
SettoreIndustria del lusso
ProdottiOrologi, gioielli
Fatturato19,18 miliardi EUR[1] (2022)
Utile netto€ 2,08 miliardi[1] (2022)
Dipendenti40 000[2] (2023)
Sito webrichemont.com

Il gruppo Richemont è una holding finanziaria svizzera, quotata alla Borsa di Zurigo e con sede a Ginevra, che riunisce marchi del lusso di consolidata tradizione, i quali nel corso degli anni sono stati acquisiti in tutto o in parte dal gruppo, ed ora vengono gestiti in modo sistemico, con metodologie di management avanzate, secondo strategie di posizionamento e di crescita supportate dal gruppo stesso.

Il gruppo è uno dei principali attori nel mondo del lusso. L'identità di prodotto dei marchi o maison è radicata prevalentemente nell'alta orologeria e nella gioielleria. La maison leader del gruppo è Cartier, maison gioielliera tra le più grandi al mondo, che da sola realizza quasi la metà del fatturato dell'intero gruppo, seguita da Van Cleef e Montblanc. Uno dei tratti distintivi del gruppo per lo sviluppo delle maisons sta nel concedere una certa libertà e autonomia ai marchi, consentendogli di seguire il sentiero di crescita più congeniale ai valori e alle tradizioni del marchi.

Storia

La storia del gruppo Richemont è legata a quella della famiglia Rupert, i maggiori promotori e finanziatori. Anton Rupert, originario del Sudafrica, era un imprenditore già negli anni 40, nel campo del tabacco e delle estrazioni minerarie. Nella sua prima fase imprenditoriale era l'azionista di maggioranza del gruppo Rembrandt, nel quale Rothmans International, rendeva i migliori profitti.

L'approccio e la successiva strategia di acquisizione di maison del lusso, inizia negli anni Settanta, con progressive acquisizioni di Cartier Monde, in un periodo in cui la maison attraversava un problema di identità e di governance. A Cartier Monde, apparteneva anche Dunhill, detentrice a sua volta di quote in Montblanc ed in Chloé. Una delle prime operazioni per Cartier, fu il lancio della linea Must de Cartier, un successo che rinforzò lo storico marchio gioielliero parigino. Il gruppo Vendome, così era chiamato il primo nucleo del gruppo Richemont, nacque su solide basi finanziarie, anche perché la famiglia Rupert non abbandonò nel frattempo gli interessi nel campo del tabacco e delle miniere.

Johann Rupert, figlio maggiore di Anton, è il prosecutore e il finalizzatore della strategia di acquisizione e di concentrazione iniziata dal padre. Johann si forma come banchiere negli Stati Uniti, presso la Chase Manhattan Bank (diventata poi JPMorgan Chase), unendosi poi alla gestione familiare del gruppo Vendome. Nel 1988 Johann Rupert separa il business delle miniere e dei tabacchi da quello del lusso, pone la sede a Ginevra e diviene amministratore delegato del gruppo, ora Richemont, un nome inventato ma perfettamente in linea con il core business. Nel 1999 Rupert comprò il 60% dello storico gioielliere Van Cleef & Arpels, per 265 milioni di dollari, e nel 2002 pagò 1,86 miliardi di dollari per tre storici marchi orologieri: Jaeger-LeCoultre, IWC e A. Lange & Söhne. "Non si tratta solo di quello che compri - ha dichiarato alla stampa - ciò che conta è la possibilità di supportare i brand quando le cose si mettono male. Si crea maggior valore azionario costruendo una reputazione piuttosto che comprandola".[3]

Johann Rupert è stato definito dalla stampa "Rupert l'orso", perché è molto cauto, riluttante a farsi intervistare, ed anche perché in una dichiarazione del 2006 predisse la crisi economica (l'orso di Wall Street) iniziata il 2008. Attualmente detiene circa il 9% del gruppo Richemont, una quota sufficiente a decretarlo azionista di maggioranza. A differenza degli altri gruppi del lusso, che spesso producono nelle stesse fabbriche e creano delle sinergie nella distribuzione e nella comunicazione, il gruppo Richemont mantiene le maisons indipendenti una dall'altra. "L'integrità del prodotto deve essere considerata più importante delle sinergie - spiega Rupert - il consumatore vuole avere la garanzia che gli orologi Piaget siano fatti nella fabbrica Piaget".[4] Nel giugno 2021 la società ha acquisito la storica casa di pelletteria belga Delvaux con una cinquantina di negozi.[5]

Critiche e controversie

Richemont, nell'anno 2024, si trova a un punto critico, dove governance, etica e dinamiche competitive si intrecciano. Sotto la leadership di Johann Rupert, che detiene il 51% dei diritti di voto, con meno del 9% delle azioni, (il pacchetto azionario è diviso in ordinarie e privilegiate al fine di garantirgli la maggioranza in CDA) il gruppo ha ottenuto notevoli successi, ma l'accentramento del potere ha anche generato scelte non coerenti e finanziariamente impattanti.

La crisi legata all'acquisizione di Yoox-Net-a-Porter (YNAP) evidenzia la debolezza di una governance centralizzata, con ingenti perdite finanziarie che ne hanno messo in discussione la strategia.

Le recenti proteste degli operai Montblanc, licenziati dopo la fine dei contratti con le ditte in appalto, rivelano una gestione orientata al profitto a scapito dei diritti dei lavoratori.

Il gruppo inoltre, attraverso i suoi marchi ha in più occasioni abusato della sua posizione nei confronti dei distributori commerciali, anche piccoli, chiudendo contratti per ragioni arbitrarie, generando con tale decisioni disagi nelle famiglie e sollevando interrogativi sulla responsabilità sociale del gruppo.

Richemont deve affrontare anche le crescenti pressioni competitive da parte di LVMH, il gigante del lusso diretto da Bernard Arnault. Con marchi prestigiosi come Louis Vuitton e Tiffany nel suo portafoglio, LVMH è in una posizione privilegiata per acquisire Richemont, il che rappresenterebbe un significativo consolidamento del potere nel settore. Rupert, però, è fermamente intenzionato a mantenere l'indipendenza del suo gruppo, avendo già rifiutato offerte da Kering. L’eventuale apertura a una collaborazione con LVMH, come l’acquisizione di una quota di minoranza (Giugno 2024), potrebbe cambiare gli scenari.


In conclusione, Richemont deve ripensare la sua governance per garantire un futuro sostenibile e prospero. La sua capacità di affrontare le sfide attuali dipenderà dalla volontà di adottare un approccio più inclusivo e responsabile, investendo nel benessere dei lavoratori e nella costruzione di relazioni commerciali più etiche.

I marchi

Il gruppo Richemont è diversificato in cinque aree di business: orologi, gioielli, pelletteria ed accessori, strumenti da scrittura e altre aree di business, in quest'ultima rientra l'area moda e fashion, che sta gradualmente crescendo di importanza all'interno del gruppo. Si tenga presente che la seguente classificazione è necessariamente arbitraria. Cartier, ad esempio, è anche una maison di orologi, discorso analogo per Montblanc.

Gioielleria

Orologeria

Strumenti da scrittura

Pelletteria e accessori

Altri settori

Note

  1. ^ a b Richemont: vendite annuali sopra i 19 miliardi e +61% l'utile, su fashionmagazine.it. URL consultato il 18 novembre 2023.
  2. ^ Global presence, su richemont.com. URL consultato il 18 novembre 2023.
  3. ^ (EN) History | Richemont, su www.richemont.com. URL consultato il 18 novembre 2023.
  4. ^ Compagnie Financière Richemont SA - Press Releases, su richemont.com. URL consultato il 14 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2011).
  5. ^ Richemont acquisisce la casa di pelletteria belga Delvaux, su aifi.it, 6 luglio 2021. URL consultato il 7 luglio 2021.
  6. ^ Buccellati torna in Europa: Richemont la compra dai cinesi di Gangtai Holding, su Repubblica.it, 27 settembre 2019. URL consultato l'8 ottobre 2019.

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