Nato nella Val di Fiemme da Francesco Antonio, commissario militare, e Claudia Caterina Gramola (1699-1791), pittrice di famiglia patrizia trentina, dopo avere ottenuto la laurea in medicina all'Università di Innsbruck esercitò la professione di medico prima a Cavalese, poi a Trento e quindi a Venezia, dove cominciò a interessarsi di botanica collezionando piante e insetti rinvenuti sulle Alpi. Si sposò con la gentildonna Albina de' Miorini e, alla morte di questa, con Caterina de' Franchenfeldt.
Nel 1760, pubblicò la Flora Carniolica, importante opera di micologia.
Nel 1761, Giovanni Antonio Scopoli pubblicò il De Hydroargyro Idriensi Tentamina, che trattava dei sintomi da avvelenamento da mercurio causato dal lavoro in miniera.
Descrisse, minuziosamente, i caratteri macroscopici e caratterizzanti di 187 speciefungine, dividendole in 11 generi, secondo la tassonomia di Linneo. Le specie che portano il suo nome sono una trentina, tra le quali ricordiamo:
Un'altra sua opera fu Anni Historico-Naturales (1769-72), che comprende le descrizioni di nuove specie di uccelli, provenienti da varie collezioni.
Dal 1769, Scopoli fu professore di chimica, mineralogia e metallurgia all'Accademia Mineraria di Schemnitz (oggi Banská Štiavnica). In questi anni produsse le sue opere scientifiche più rinomate di botanica e mineralogia.
Nel 1777, si trasferì all'Università di Pavia per ricoprire la cattedra di chimica e botanica, incarico che conservò fino alla morte. Nello stesso anno assunse la direzione dell'Orto botanico, che raggiunse un assetto comparabile a quello dei più famosi orti botanici italiani. La direzione dello Scopoli portò, tra i numerosi vantaggi, una fitta corrispondenza con i più grandi orti botanici europei.
Il suo ultimo lavoro fu Deliciae Florae et Faunae Insubricae (1786-88), che include i nomi scientifici di uccelli e mammiferi descritti da Pierre Sonnerat nei suoi appunti di viaggio.
Un alcaloide, presente in diverse solanacee e anche in S. carniolica, la Scopolamina, venne così chiamato in suo onore.
La beffa della Physis
Il nome di Scopoli è legato anche ad una clamorosa beffa di cui fu vittima. Al naturalista fu portato un vaso che conteneva, sotto spirito, ciò che gli fu presentato come un verme intestinale. Scopoli lo esaminò e, non trovando nulla di simile tra i vermi conosciuti, gli diede un nome scientifico (Physis intestinalis) e lo descrisse, facendone fare anche un'illustrazione, in un suo libro, ma si trattava di una truffa e il presunto nuovo verme era in realtà la trachea e l'esofago di una gallina. Lazzaro Spallanzani, che era in pessimi rapporti con Scopoli, scrivendo sotto lo pseudonimo di Francesco Lombardini un libro in cui attaccava il rivale, non mancò di sottolineare questo abbaglio.