Nato a Gallipoli, in provincia di Lecce, intorno al 1550, era figlio di un ricco mercante di Napoli e di Giulia Soffianò, dama della stessa Gallipoli. Sin da piccolo fu educato a studi classici e filosofici. La data di nascita è alquanto dubbia in quanto nel registro della Basilica pontificia Cattedrale di Sant'Agata di Gallipoli non risulta alcuna fonte che testimoni la nascita del filosofo. Lasciò in seguito la città di Gallipoli, allora città mercantile, e si recò a Napoli dove seguì studi sulla metafisica di Aristotele, su Platone e su Socrate.
Secondo il De Angelis (II, p. 56), infine, il Crispo avrebbe lasciato manoscritti la seconda e terza parte del De ethnicis philosophis, Dissertazioni, Discorsi, le Animadversione in animarium platonicum Marsilii Ficini, oltre a varie poesie delle quali, tuttavia, si è persa ogni traccia.
Alcune delle sue opere sono rimaste inedite come De Ethnicis Philosophis, caute legendis, discorsi e varie poesie. Fu inoltre un presbitero molto stimato e apprezzato dal clero della provincia, della diocesi e dal suo eminente Vescovo; fu un uomo dedito alla vita religiosa, molto pio ed incline alla pietà.
Domenico De Angelis scrisse al filosofo gallipolino un'opera intitolata "Vita di Giovan Battista Crispo" dedicata ad Alfonso Filomarini; una parte di essa recita così:
«Pochi uomini erano in quel tempo, che nella provincia salentina gli potessero stare a fronte nella profondità dello specolare, nella chiarezza di pensar rettamente delle cose filosofiche, nell'altezza della cognizioni teologiche e nella varia erudizione nelle scienze e delle lingue. Ne fuvvi poscia Letterato di grido in Italia a cui non congiungesse la chiara fama della dottrina del Crispo, che non fosse suo amico, e che per comunicare con esso lui i parti dell'ingegno loro, non ne procurassero ardentemente l'amicizia.»
Ultimi anni
Il Crispo stava per ricevere un'alta Prelatura ecclesiastica ma purtroppo non la ricevette mai in quanto fu colpito molto probabilmente da una "febbre di mal indole".
La data della morte è incerta e a seconda degli autori, è collocata tra il 1595 e il 1598; è sicuro però, che egli morì a Roma a causa di una forte febbre, mentre si trovava in vacanza nella villa del Cardinale Castruccio. Lo storico gallipolino Bartolomeo Ravenna,sostiene che egli morì nel 1595.
Giovan Battista de Tomasi (anch'egli gallipolino) scrisse nel 1814 a Napoli:
«La vita del Crispo sarà sempre un modello di virtù per i posteri. Egli fu sacerdote pieno di meriti, fornito di una maschia eloquenza, di un peregrino sapere,di un cuor benefico,retto ed esemplare. Filosofo non men di massime che di opere, si occupò sempre in vantaggio dei suoi simili. Morì da Cristiano qual visse in mezzo al compianto dei suoi e nel bacio del Signore.»
(G.B. De Tommasi, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli)
Attualmente nel centro storico di Gallipoli gli è dedicata una piccola via e una corte.
Note
^A. Romano, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in Collegamenti esterni.
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