Giorno dell'Unità nazionale

Giorno dell'Unità nazionale
Sergio Mattarella rende omaggio al Milite Ignoto (4 novembre 2022)
Tiponazionale
Data4 novembre[1]
Celebrata inItalia (bandiera) Italia
Oggetto della ricorrenzaVittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale e completamento dell'unità nazionale
Ricorrenze correlate
Data d'istituzione1922
Altri nomi
  • Giorno (o Giornata o Festa[2]) dell'Unità nazionale e Giornata delle Forze armate[3][4][5]
  • Giorno dell'Unità nazionale e delle Forze armate
  • Festa delle forze armate[6][7]

Il Giorno dell'Unità nazionale[8] (indicato non ufficialmente anche come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate) è una giornata celebrativa nazionale italiana.

Fu istituita per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale con l'entrata in vigore dell'armistizio di Villa Giusti (firmato il 3 novembre 1918), che sancì la resa dell'Impero austro-ungarico all'Italia, evento bellico che permise all'Italia l'annessione delle terre irredente di Trento e Trieste. Per tale motivo, l'intervento italiano nella prima guerra mondiale è stato anche considerato il completamento del processo di unificazione risorgimentale come quarta guerra d'indipendenza italiana.

Storia

Primi anniversari

Il giorno 4 novembre 1919 fu dichiarato festivo[9] come primo anniversario della fine della Prima guerra mondiale. In particolare a Milano, le manifestazioni di fascisti e arditi portarono a scontri con socialisti, contrari all'esaltazione della guerra.[10][11][12]

«Possiamo pertanto affermare che la classe operaia è rimasta assente dal tripudio dei guerraioli e dalle indegne gazzarre dei soliti quattro o cinque ciurmatori che, indisturbati per non dire incoraggiati dalla forza pubblica, hanno potuto compiere, nel centro della città, diverse mascalzonate e diversi atti di vero teppismo»

Celebrazione della Festa delle Bandiere il 4 novembre 1920

L'anno successivo il 4 novembre non fu dichiarato festivo, ma si svolse la «Festa delle Bandiere», che vide giungere a Roma la bandiera di tutte le unità delle forze armate in Italia o all'estero.[13] In quel periodo però il clima politico era particolarmente teso per l'occupazione delle fabbriche e per le vittorie dei socialisti alle elezioni amministrative,[14] con conseguenti violenze squadriste, come a San Giovanni Rotondo il 14 ottobre.[15] Già l'arrivo della prima bandiera fu causa di violenze da parte dei partecipanti alla manifestazione, in particolare contro tramvieri ritenuti socialisti, con anche la distruzione di una vettura tramviaria.[16][17]

Nel 1921, in occasione delle «onoranze al soldato ignoto» che si svolsero all'Altare della Patria, il 4 novembre fu nuovamente dichiarato festivo.[18]

L'istituzione dell'«anniversario della Vittoria»

Benito Mussolini con i ministri verso l'Altare della Patria per le celebrazioni del 4 novembre 1922

A ottobre del 1922 il secondo governo Facta inserì stabilmente il 4 novembre tra le festività come «anniversario della nostra vittoria»[19], già prima della marcia su Roma. Il fascismo si propose «come unico erede dell'esperienza vittoriosa e impose il ricordo dei caduti nella prospettiva di una pedagogia politica dell'obbedienza e del sacrificio».[20]

Tra novembre e dicembre del 1922 alle scolaresche venne ordinata l'istituzione di strade o parchi delle Rimembranze in ogni comune («per ogni caduto dovrà essere piantato un albero»)[21] e vennero fornite indicazioni per la loro creazione.[22] A dicembre 1923 venne inoltre stabilita la «costituzione di una guardia d'onore in ogni comune ove esistano pubblici monumenti, parchi o viali della Rimembranza in omaggio al caduti della guerra nazionale», precisando che tale guardia d'onore «farà servizio d'onore presso i luoghi sacri alla ricordanza dei caduti nei giorni anniversari dello Statuto, della dichiarazione di guerra, della Vittoria e della marcia su Roma».[23] Contemporaneamente, con la riorganizzazione delle festività, furono indicate come festività nazionali solo la prima domenica di giugno («Celebrazione dell'Unità d'Italia e dello Statuto») e il 4 novembre («Anniversario della Vittoria»).[24] Proseguendo nell'equiparazione tra la Prima guerra mondiale e il fascismo, nel 1926 i viali e i parchi dedicati «ai caduti nella guerra 1915-1918 e alle vittime fasciste» furono dichiarati monumenti pubblici.[25]

Per gli anni 1927 e 1929 fu stabilito di spostare le celebrazioni del 28 ottobre (anniversario della marcia su Roma) e del 4 novembre rispettivamente all'ultima domenica di ottobre e alla prima domenica di novembre,[26][27] «per evitare che i molti giorni di feste civili e religiose portino un'interruzione troppo lunga dell'attività della nazione».[28] Successivamente nel 1941 venne stabilita la sospensione della celebrazione delle festività nazionali e delle solennità civili per la durata della guerra.[29]

Il passaggio a «giorno dell'Unità nazionale»

Fu il secondo governo Bonomi a ripristinare temporaneamente alcune festività, compreso il 4 novembre sempre come «anniversario della Vittoria»;[30] anche con la riorganizzazione delle festività nel 1946 venne confermata come «anniversario della Vittoria della guerra 1915-18»,[31] mentre nel 1949 divenne «giorno dell'Unità nazionale»,[8] con riferimento all'acquisizione dei territori al termine della Prima guerra mondiale.

La rivolta di Trieste nel 1953

All'inizio di novembre del 1953, in particolare in concomitanza con le celebrazioni del giorno 4, si ebbero moti di rivolta a Trieste, che vennero duramente repressi dal "nucleo mobile" antisommossa della Polizia Civile alle dipendenze del Governo Militare Alleato, la forza di amministrazione militare alleata angloamericana; morirono sei persone.[32]

Tra gli anni sessanta e settanta, in particolare durante la stagione dei movimenti giovanili del Sessantotto, le celebrazioni vennero contestate, spesso attraverso la distribuzione di volantini o l'affissione di manifesti polemici nei confronti delle Forze armate. Ad esempio il 4 novembre 1965 i radicali Andrea e Lorenzo Strik Lievers distribuirono manifestini per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, considerati «sobillatori», e nel 1966 furono arrestati;[33] furono poi assolti, anche in appello, dall'accusa di aver istigato i militari a disobbedire alle leggi perché il fatto non costituiva reato.[34] Successivamente due sacerdoti di Pinerolo furono accusati di vilipendio delle Forze armate per aver esposto un manifesto antimilitarista il 4 novembre 1971;[35] il processo vide la testimonianza anche di storici, tra i quali Giorgio Rochat, e i sacerdoti furono assolti nel dicembre 1974.[36] Inoltre il 17 gennaio 1975 Pietro Pinna, segretario del Movimento nonviolento, fu arrestato per un'affissione effettuata il 4 novembre 1972 («Non festa ma lutto»); era stato condannato per vilipendio alle Forze armate e fu scarcerato il 15 febbraio 1975 in seguito a un decreto presidenziale di grazia.[37]

Nel 1977, con le disposizioni per aumentare il numero di giorni lavorativi, il 4 novembre smise di essere giorno festivo e le celebrazioni furono spostate alla prima domenica di novembre.[38] Nel corso degli anni Ottanta e Novanta la sua importanza nel novero delle feste nazionali è andata declinando.[39]

«Il 4 novembre non è del tutto scomparso, ma è ormai soltanto una festa domestica delle Forze armate, celebrata quasi privatamente nelle caserme.»

Nel 2018, in concomitanza con il centenario della fine della Prima guerra mondiale, il 4 novembre cadde di domenica.[41]

Denominazione

Celebrazioni nel 2018 in occasione del centenario dalla fine della Prima guerra mondiale

Dal 1949, rispetto alla denominazione ufficiale di «giorno dell'Unità nazionale», le celebrazioni sono indicate tradizionalmente anche come «giornata delle Forze Armate», come appare dai messaggi inviati dal presidente Luigi Einaudi e dal ministro della difesa Randolfo Pacciardi per l'anniversario nel 1949 e nel 1950.[42][43][44][45]

«Esaltare la data del 4 novembre significa non soltanto rievocare una pagina di storia gloriosa, ma anche tener fede alle generazioni immolatesi nel presagio di Vittorio Veneto e penetrarne il perenne monito che la salute del Paese poggia sulla concordia di tutti i suoi figli nel culto degli ideali di Patria e libertà. In questo spirito, anche e soprattutto le Forze Armate, depositarie di una così illustre tradizione, si apprestano a celebrare quella che è stata a buon diritto prescelta a loro "giornata".»

Nel 2022 il presidente Sergio Mattarella indicò la necessità di formalizzare la denominazione completa.

«Il fatto di ricomprendere in questa giornata la Festa delle Forze Armate appartiene alla tradizione e a quel sentimento di omaggio alla memoria che trova grande riscontro nella coscienza delle nostre comunità. Credo che sia necessario, come ho ricordato alcuni mesi addietro al Governo, di assumere in legge la definizione completa e ufficiale del 4 novembre come Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.»

A luglio 2023 al Senato è stata approvata una norma (non ancora votata dalla Camera) per istituire effettivamente la «Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate»,[47] precisando però che non è previsto il ripristino come festività nazionale;[48] rispetto alle proposte iniziali, infatti, la norma è stata modificata per evitare aumenti di spesa.[49]

Celebrazioni

Passaggio delle Frecce Tricolori al Vittoriano il 4 novembre 2021

In occasione delle celebrazioni il presidente della Repubblica rende omaggio al Milite Ignoto con la deposizione di una corona di alloro all'Altare della Patria al Vittoriano. Inoltre alte cariche dello Stato si recano in visita ai luoghi legati alla Prima guerra mondiale.[50]

Durante la giornata la bandiera italiana e la bandiera europea vengono esposte sugli edifici sede di uffici pubblici e istituzioni.[51]

Il Ministero della cultura ha stabilito l'apertura gratuita dei musei e dei parchi archeologici statali in occasione della festività nel 2023[52] e nel 2024.[53]

Note

  1. ^ Le celebrazioni sono stabilite per la prima domenica di novembre come da Legge 5 marzo 1977, n. 54, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 7 marzo 1977. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  2. ^ Sky TG24, Festa unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, le celebrazioni, su tg24.sky.it, 4 novembre 2023. URL consultato il 14 dicembre 2023.
  3. ^ Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, su www.governo.it, 4 novembre 2023. URL consultato il 14 dicembre 2023.
  4. ^ La Rai per il Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, su RAI Ufficio Stampa. URL consultato il 14 dicembre 2023.
  5. ^ Campagna di comunicazione “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, su www.governo.it, 27 ottobre 2023. URL consultato il 14 dicembre 2023.
  6. ^ Presidenza della Repubblica Italiana (a cura di), Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Festa delle Forze Armate, su quirinale.it.
  7. ^ Festa delle forze armate: cos’è e da dove nasce la ricorrenza del 4 novembre, su La Stampa, 4 novembre 2022. URL consultato il 14 dicembre 2023.
  8. ^ a b Legge 27 maggio 1949, n. 260, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 31 maggio 1949. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  9. ^ Regio decreto 19 ottobre 1919, n. 1888, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 22 ottobre 1919. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  10. ^ a b La festa della vittoria e la classe operaia (PDF), in Avanti!, 5 novembre 1919, p. 3. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  11. ^ Dimostrazioni in Piazza del Duomo. Tafferugli, squilli, bastonate e arresti (PDF), in Avanti!, 5 novembre 1919, p. 3. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  12. ^ Giornata di conflitti a Milano tra fascisti e socialisti, in Il Messaggero, 5 novembre 1919, p. 1. URL consultato il 23 ottobre 2023.
  13. ^ A. Miniero, Da Versailles al milite ignoto. Rituali e retoriche della vittoria in Europa (1919-1921), Gangemi, 2008, pp. 98-99.
  14. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVI legislatura (15 MAGGIO 1921). In appendice Statistica delle elezion generali amministrative del 1920 (PDF), Roma, 1924, p. LVI. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  15. ^ A. Tedesco, Fermate i socialisti. Il massacro del 14 ottobre 1920 a San Giovanni Rotondo, Arcadia, 2020.
  16. ^ A. Miniero, Da Versailles al milite ignoto. Rituali e retoriche della vittoria in Europa (1919-1921), Gangemi, 2008, p. 101.
  17. ^ Grave incidente per un doloroso equivoco, in La Tribuna, 28 ottobre 1920, p. 2.
  18. ^ Regio decreto 28 ottobre 1921, n. 1462, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 29 ottobre 1921. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  19. ^ Regio decreto-legge 23 ottobre 1922, n. 1354, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 26 ottobre 1922. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  20. ^ P. Genovesi, Il culto dei caduti della Grande Guerra nel 'progetto pedagogico' fascista, in L. Bellatalla (a cura di), Lo tsunami delle guerre: guerra, educazione e scuola, collana Annali on-line della Storia dell’educazione e della politica scolastica, vol. 8, n. 12, 2016, p. 89. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  21. ^ Circolare n. 67 (30 novembre 1922), in Bollettino ufficiale del Ministero dell'Istruzione pubblica, 1922, p. 2187. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  22. ^ Circolare n. 73 (27 dicembre 1922), in Bollettino ufficiale del Ministero dell'Istruzione pubblica, 1922, pp. 2426-2428. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  23. ^ Regio decreto 9 dicembre 1923, n. 2747, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 31 dicembre 1923. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  24. ^ Regio decreto-legge 30 dicembre 1923, n. 2859, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 15 gennaio 1924. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  25. ^ Legge 21 marzo 1926, n. 559, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 15 aprile 1926. URL consultato il 25 ottobre 2023.
  26. ^ Regio decreto-legge 23 ottobre 1927, n. 1922, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 25 ottobre 1927. URL consultato il 23 ottobre 2023.
  27. ^ Regio decreto-legge 13 ottobre 1929, n. 1827, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 22 ottobre 1929. URL consultato il 23 ottobre 2023.
  28. ^ Cose italiane, in La Civiltà Cattolica, 1927, p. 280.
  29. ^ Regio decreto-legge 24 luglio 1941, n. 781, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 16 agosto 1941. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  30. ^ Circolare n. 16939/3.3.3 del 4 novembre, in Bollettino delle poste e delle telecomunicazioni, n. 9, 1º dicembre 1944, p. 387.
  31. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 22 aprile 1946, n. 185, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, 24 aprile 1946. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  32. ^ Dietro le bare dei sei caduti duecentomila triestini in lutto, in La Stampa, 9 novembre 1953, p. 1.
  33. ^ Dieci arresti per manifestini contro il servizio militare, in Corriere d'Informazione, 10-11 marzo 1966, p. 4.
  34. ^ Assoluzioni confermate per i manifestini antimilitaristi, in Corriere della Sera, 1º novembre 1966, p. 8.
  35. ^ Preti imputati per vilipendio, in La Stampa, 10 dicembre 1975, p. 4.
  36. ^ Assolti dal vilipendio i due preti di Pinerolo, in La Stampa, 24 dicembre 1975, p. 5.
  37. ^ Risposte scritte a interrogazioni (PDF), in Camera dei deputati. Seduta del 16 ottobre 1975, p. 5605.
  38. ^ Legge 5 marzo 1977, n. 54, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 7 marzo 1977. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  39. ^ Da dove viene la festa del 4 novembre, su Il Post, 4 novembre 2018. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  40. ^ S. Romano, I travagli del calendario nazionale italiano, in Corriere della Sera, 6 giugno 2007, p. 37.
  41. ^ 4 novembre 2018, su Ministero della difesa. URL consultato il 1º novembre 2024.
  42. ^ Per la giornata delle forze armate (1949), in Discorsi e messaggi del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, Roma, 2005, pp. 611-612. URL consultato il 30 ottobre 2023.
  43. ^ Il 4 novembre. Messaggio di Einaudi alle Forze armate, in Corriere della Sera, 4 novembre 1949, p. 1.
  44. ^ a b Per la giornata delle forze armate (1950), in Discorsi e messaggi del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, Roma, 2005, p. 614. URL consultato il 30 ottobre 2023.
  45. ^ La celebrazione del IV novembre. Messaggio di Einaudi alle Forze armate, in Corriere della Sera, 4 novembre 1950, p. 1.
  46. ^ Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Festa delle Forze Armate, su Presidenza della Repubblica, 4 novembre 2022. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  47. ^ 4 novembre: ok dal Senato all'istituzione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze armate, su RaiNews, 12 luglio 2023. URL consultato il 27 ottobre 2023.
  48. ^ Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (PDF), in I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni), pp. 15-16.
  49. ^ Giorno festivo, anzi no: la retromarcia sul 4 novembre dei partiti al governo, su Pagella politica, 11 luglio 2023. URL consultato il 22 ottobre 2023.
  50. ^ Verso il 4 Novembre: il perché della festività nazionale, su Ministero della Difesa. URL consultato il 29 ottobre 2023.
  51. ^ Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 16 maggio 2000. URL consultato il 29 ottobre 2023.
  52. ^ 4 NOVEMBRE 2023, su Ministero della cultura, 6 ottobre 2023. URL consultato il 29 ottobre 2023.
  53. ^ 4 NOVEMBRE 2024, su Ministero della cultura. URL consultato il 26 ottobre 2024.

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Tuanku Rao (1790-1833) was an Islamic cleric (ulama), leader and commander. He was known as a prominent padri, a group of Islamic reformists who advocated for the puritanical approach in Islam inspired by Muhammad ibn Abd al-Wahhab in the early 18th century West Sumatra. He also contributed to the proselytization of Islam among Batak people. He died during the Padri War in 1833. Biography Early life Rao was born to a Minangkabau family, hailed from Rao, Pasaman in West Sumatra. His father was...

 

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