Alla fine del 1942 Borghese aderì al Movimento di Unità Proletaria (MUP) e dopo l'arresto di Fernando Baroncini, nella primavera del 1943, fu chiamato, come rappresentante del movimento, a far parte del Fronte per la pace e la libertà, organizzazione unitaria dell'antifascismo bolognese.[1]
Nell'agosto dello stesso anno partecipò all'incontro tra il MUP e il PSI di Pietro Nenni che vide la fusione dei due gruppi nel Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) che nacque ufficialmente a Roma il 22 agosto 1943. Borghese fu eletto nella prima direzione nazionale.[1]
La Resistenza
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla resistenza in cui si dedicò all'organizzazione militare. Dal 7 novembre 1943 entrò nel comando militare del Comitato di Liberazione Nazionale bolognese. Il 9 giugno 1944, alla costituzione del Comando unico militare dell'Emilia-Romagna (CUMER), comandato da Ilio Barontini, Borghese, nome di battaglia di Ferrero, ne fu nominato il commissario politico.[1][4] Con il grado di comandante di stato maggiore fu il massimo dirigente delle brigate Matteotti di Bologna dove invece adottò un diverso nome di battaglia, Rodi.[1]
Con altri tre ingegneri fece parte anche della commissione tecnica del CLN dell'Emilia-Romagna. Alla liberazione di Bologna, il 21 aprile 1944 fu designato dal CLN prefetto di Bologna e Borghese si occupò della ricostruzione della città fino al febbraio del 1946.[1][5]
«Già provato da carcere e persecuzioni per la sua irriducibile opposizione alla dittatura, si votava tra i primi alla causa della libertà. Organizzatore instancabile e capace, creava i primi nuclei della resistenza, divenendo poi l'animatore del movimento di liberazione della sua regione e ricoprendo cariche di alta responsabilità con intelligenza e abnegazione. Ricercato accanitamente e consigliato più volte di allontanarsi, preferiva restare a diretto contatto del nemico per contribuire più efficacemente a combatterlo. Con la sua continua, coraggiosa e capace azione contribuiva infine validamente a salvare da distruzione impianti di pubblica utilità e ad assicurare i rifornimenti alla città all'atto della Liberazione» — Bologna, 9 settembre 1943 - 21 aprile 1945.[1]
Riconoscimenti e dediche
La città di Bologna lo ha nominato cittadino onorario per i suoi meriti politici e militari.[1]
Al suo nome è stata dedicata una via della città di Bologna.[1]
^Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 511-512
^Biblioteca Salaborsa | Giuseppe Dozza, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 25 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2011).
^Biblioteca Salaborsa | Guido Fanti, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 25 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2012).
Bibliografia
Sergio Soglia (a cura di), Gianguido Borghese Prefetto della Liberazione, Bologna, Teresa Borghese, 1987.
Luciano Casali, CUMER. Il Bollettino militare del Comando unico militare Emilia Romagna, giugno 1944 - aprile 1945, Bologna, Pàtron, 1977.