La geologia di Marte, detta anche areologia[1] termine utilizzato anche dalla Areological Society,[2] consiste nello studio scientifico di Marte, delle sue proprietà fisiche, dei suoi rilievi, della sua composizione, della sua storia e di tutti i fenomeni che lo hanno interessato o lo interessano ancora.[3]
Si tratta di una disciplina relativamente recente, inaugurata il 14 luglio 1965 in occasione del primo sorvolo di Marte da parte della sonda spaziale Mariner 4, che permise di scoprire un pianeta sprovvisto di campo magnetico globale, che presentava crateri da impatto sulla superficie,[4] un'atmosfera tenue, una pressione atmosferica di circa 600 Pa e una temperatura media di 210 K (-63 °C). Con la sonda Mariner 9, il 13 novembre 1971, inizia lo studio sistematico e approfondito di Marte. Il satellite procedette a cartografare la totalità della superficie marziana, con una risoluzione compresa tra 100 m e 1 km per pixel, e rilevò tutte le principali strutture geologiche del pianeta, la sua dicotomia superficiale, i suoi massicci vulcanici e il sistema di canyon della Valles Marineris, che prese appunto il nome dal programma statunitense.
Successivamente il lander della missione spaziale InSight,[5] progettato per lo studio della superficie marziana,[6] è atterrato sulla superficie di Marte, nella regione della Elysium Planitia, il 26 novembre 2018.[7][8]
La missione includeva la dislocazione di un sismometro[9] e di un sensore termico, che avrebbe potuto raggiungere una profondità di 5 metri al di sotto della superficie. Obiettivo della missione era effettuare investigazioni sulla struttura interna di Marte, realizzando una mappatura in 3D della struttura interna profonda, allo scopo di ricavare degli indizi sulle fasi più remote della formazione del pianeta.
Il pianeta presenta pertanto molteplici caratteristiche fisiografiche sulla superficie, che indicano quali processi geologici hanno operato per condurre all'aspetto odierno. Sono identificabili effetti collegati a vulcanismo, tettonica, presenza di acqua, ghiaccio e impatti astronomici.
Dicotomia degli emisferi
L'emisfero settentrionale e meridionale di Marte differiscono notevolmente per la topografia e la fisiografia. Questa dicotomia rappresenta una importante caratterizzazione geologica del pianeta.
La metà settentrionale presenta una enorme depressione topografica; circa un terzo della superficie è caratterizzata da un'elevazione di 3–6 km inferiore alla maggior parte del territorio meridionale. Questa differenza è paragonabile alla differenza presente sulla Terra tra la parte continentale e i bacini oceanici.[14]
La dicotomia è evidenziata anche dalla differenza nella densità dei crateri da impatto e nello spessore della crosta dei due emisferi.[15] La regione meridionale, chiamata anche zona degli altopiani meridionali, è molto craterizzata e antica, con superfici scoscese che risalgono al periodo detto dell'intenso bombardamento tardivo. La depressione settentrionale presenta pochi grandi crateri, superfici lisce e piatte, indice che è avvenuto un esteso rimodellamento superficiale successivo alla formazione degli altopiani meridionali. Una terza differenza è data dallo spessore crostale; dati topografici e misurazioni di gravità indicano che la crosta degli altopiani meridionali ha uno spessore massimo di 58 km,mentre la crosta nell'emisfero settentrionale ha valoro massimi attorno a 32 km.[16][17]
La localizzazione del confine della dicotomia varia con la latitudine e dipende da quale aspetto della dicotomia è considerato prevalente.
L'origine e l'età della dicotomia emisferica sono ancora dibattute.[18]
Le ipotesi sull'origine ricadono sostanzialmente in due categorie: secondo la prima, la dicotomia è stata prodotta da un mega evento di impatto o da un numero consistente di grandi impatti fin dall'inizio della storia del pianeta. Questo gruppo di teorie sono chiamate "teorie esogene".[19][20][21]
Per la seconda categoria, la dicotomia è stata prodotta da un assottigliamento della crosta nell'emisfero settentrionale causato da convezione, rivolgimenti o altri processi chimici e termici avvenuti nell'intero del pianeta. Queste sono chiamate "teorie endogene".[22][23]
Uno dei modelli endogeni propone un episodio iniziale di tettonica delle placche che ha prodotto una crosta più sottile nel nord, in modo analogo a quanto avviene nella nostra Terra al margine delle zone divergenti.[24]
Indipendentemente dalla sua origine, la dicotomia marziana appare molto antica. Una nuova teoria basata basta sul "Southern Polar Giant Impact" (Impatto polare gigante meridionale)[25] e convalidata dalla scoperta di dodici allineamenti emisferici,[26] mostra che le teorie esogene appaiono più realistiche di quelle endogene e che Marte non sembra aver mai avuto una tettonica delle placche[27][28] in grado di modificare la dicotomia.
Misure con altimetri laser e scandagli radar ottenute dalle sonde spaziali in orbita, hanno identificato un vasto numero di strutture a forma di bacino precedentemente non rilevabili nelle immagini visuali. Queste strutture, chiamate "depressioni quasi circolari" ( in inglese abbreviate in QCD, acronimo di quasi-circular depressions) sembrano rappresentare relitti di crateri da impatto risalenti al periodo dell'intenso bombardamento tardivo e che ora sono coperti da una stratificazione di depositi più recenti. L'analisi dei crateri QCD suggerisce che la superficie sottostante dell'emisfero settentrionale ha almeno la stessa età della crosta esposta negli altipiani meridionali.[29] L'età antica della dicotomia pone serie restrizioni alle teorie sulla sua origine.[30]
^ Tanaka, Kenneth L., Skinner, James A. Jr., Dohm, James M., Irwin, Rossman P., III, Kolb, Eric J., Fortezzo, Corey M., Platz, Thomas, Michael, Gregory G. e Hare, Trent M., Geologic Map of Mars - 2014, in USGS, 14 luglio 2014. URL consultato il 22 luglio 2014.