Francesco Prata da Caravaggio

Martirio di Sant'Agata o Pala di Sant'Agata, 1519-1522, Brescia, chiesa di Sant'Agata.

Francesco Prata da Caravaggio o Francesco Prato da Caravaggio[1] (Caravaggio, 1485[senza fonte] – metà XVI secolo) è stato un pittore italiano.

Biografia

La biografia del pittore è poco nota nei dettagli, a partire da dove egli si sia formato. Nel 1510 ottiene l'atto di emancipazione dal comune di Caravaggio, che gli consente di abbandonare la terra patria e dirigersi verso Brescia, dove soggiorna a lungo, pur mantenendo una certa mobilità tra le due città. Sono forse da ipotizzare anche un viaggio a Cremona e uno a Padova[2].

Dal 1520 in poi prosegue l'alternanza tra Brescia e Caravaggio, facendo registrare l'ultima presenza a Brescia nel 1527. Non si hanno in seguito più notizie circa la morte del pittore o altri viaggi compiuti[2].

Salomè con la testa del Battista, 1518, Ferrara, collezione privata.

Opere e stile

Dal linguaggio espresso nelle poche opere note (solamente cinque documentate) è innegabile una profonda vicinanza con lo stile del Romanino, benché non si abbia modo di risalire a come, dove e quando il Prata abbia avuto modo di lavorare a fianco del maestro tanto da apprenderne la maniera così dettagliatamente[2][3].

La prima opera a lui attribuita dal punto di vista cronologico è la Pala Sabauda nella Galleria Sabauda di Torino, di provenienza bresciana, databile al 1511. Posteriori sono alcuni affreschi frammentari a Cremona a lui riconducibili, città nella quale potrebbe essersi recato a causa del sacco di Brescia del 1512. Segue forse un viaggio a Padova, nel 1513-1514, dove ha modo di studiare la Pala di Santa Giustina del Romanino in corso d'opera[2].

Verso il 1515 sono databili la Pietà nella parrocchiale di Manerbio[1][4][5][6][7][8] e la Visitazione all'altare di san Girolamo nella chiesa di San Francesco d'Assisi a Brescia. Nella stessa chiesa, è databile al 1518-1520 la pala firmata "FRANCISCI/ DE PRATO/ CARAAGESIS OPVS" raffigurante lo Sposalizio di Maria Vergine[9]. Al 1519 si pone l'opera forse maggiore, la Pala di Sant'Agata per l'altare maggiore della chiesa di Sant'Agata sempre a Brescia. Al 1524 è databile la Natività nella chiesa di San Michele di Bedulita, che indica chiaramente il ricorso a cartoni del Romanino, mentre precedente dovrebbe collocarsi una Salomé ugualmente tratta da cartoni romaniniani[2]. Infine, si attesterebbe attorno al 1530 la Pietà della parrocchiale di Isorella[4][5][10][11], talvolta definita anche Compianto sul Cristo morto[12] oppure Deposizione[1][13].

Sebbene la produzione appaia limitata e il suo operato non abbia mai ottenuto una certa fortuna critica (era sconosciuto a Giovanni Battista Cavalcaselle, che non lo nomina nella sua History of Painting in North Italy del 1912), stupisce come invece, all'epoca, dovette rivestire una personalità artistica di spessore. È registrato tra i partecipanti al Collegio cittadino dei pittori tenutosi a Brescia nel 1517 nella chiesa di San Luca assieme a Moretto, Romanino, Floriano Ferramola e altri e in più d'un atto notarile è espressamente nominato "pictore". Le opere che ha lasciato, in ogni caso, consentono di leggere questa personalità, anche solo nella grande capacità di interpretare il Romanino e rielaborarlo mediante aggiunte e modifiche originali, anche dal punto di vista luministico, con un risultato che va molto oltre la pura e semplice copia[2][3].

Note

  1. ^ a b c Fappani, Enciclopedia bresciana, Prato o Prata Francesco, vol. 14, p. 33.
  2. ^ a b c d e f Alberto Zaina, Una Sant'Agata e due Salomé. Proposte per una revisione cronologica dell'attività bresciana di Francesco de Prato da Caravaggio (PDF) (abstract), in Civiltà Bresciana, n. 1-2, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2008, pp. 77-116, ISSN 1122-2387 (WC · ACNP). URL consultato il 18 aprile 2023.
  3. ^ a b Paola Castellini, s.p.
  4. ^ a b Pietro Tirloni, Pittori caravaggini del Cinquecento, Bergamo, Monumenta Bergomensia, 1963, p. 98, OCLC 248979386, SBN TO00753252.
    «[...] la Pietà della parrocchiale di Manerbio, seguita, nello schema generale, dalla Pietà della parrocchiale di Isorella, più unitaria e toccante. [...]»
  5. ^ a b Antichità viva, anno XV, n. 4, Firenze, Edam, luglio-agosto 1976, p. 60, SBN LO11614537.
    «[...] Così, se di fronte allo ' Sposalizio ' di Brescia (scheda 2), alle ' Pietà ' di Brescia (scheda 4), Isorella (scheda 7) e Manerbio (scheda 8), al ' Martirio di S. Agata ' (scheda 3) nell'omonima chiesa bresciana [...]»
  6. ^ Antonio Fappani (a cura di), Manerbio, in Enciclopedia bresciana, vol. 8, Brescia, La Voce del Popolo, 1991, OCLC 163182000, SBN MIL0273002.
    «Sulla parte destra sta una bella Pietà di Francesco di Prato da Caravaggio»
  7. ^ Vittorio Sgarbi e Mario Lucco (a cura di), Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio. Le ceneri violette di Giorgione, Milano, Skira, 2004, p. 218, ISBN 9788884916082.
    «La Pietà di Manerbio, firmata, è una delle opere di riferimento del pittore caravaggino»
  8. ^ Bortolo Belotti (a cura di), Storia di Bergamo e dei bergamaschi, vol. 4, Bergamo, Edizioni Bolis, 1989, p. 331, OCLC 312952116, SBN LO10073136.
    «[...] pittore non indegno di ricordo, che lavorò tra i seguaci del Romanino, come appare da una pala d'altare [...], da una Pietà della parrocchia di Manerbio e dall'affresco [...]»
  9. ^ Sposalizio di Maria Vergine, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 14 agosto 2018.
  10. ^ Giambattista Biffi, Memorie per servire alla storia degli artisti cremonesi, a cura di Luisa Bandera Gregori, Cremona, Linograf, 1989, p. 156, OCLC 799807218, SBN CFI0156945.
    «[...] il Caravaggino è documentato dal 1522, anno in cui dipinse il « Martirio di S. Agata tra S. Pietro, Santa Lucia e S. Apollonia e S. Paolo » dell'omonima chiesa di Brescia. [...] Altre opere sono le « Pietà » della parrocchiale di Isorella e della parrocchiale di Manerbio (firmata), [...]»
  11. ^ Filippo Piazza, Prata, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 85, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016. URL consultato il 20 aprile 2023.
  12. ^ Lino Marzocchi, Francesco Prata da Caravaggio. Deposizione, in Con Venezia: fra gente perduta sulla terra (confraternite, vicinie, estimi e Isorella nei secoli XVI-XVIII), Montichiari, Zanetti Editore, 2001, p. 69, OCLC 878528705, SBN RAV0823673.
    «15. "Compianto sul Cristo morto" o "Deposizione" di Francesco Prata da Caravaggio, commissionata all'artista dalla Scuola del Corpo di Cristo di Isorella (anni trenta del '500).»
  13. ^ Sandro Guerini, Guida artistica, in Angelo Chiarini, La Signora e l'Ancella. Isorella e le sue chiese, Montichiari, Ciessegrafica, aprile 1988, p. 114, ISBN non esistente, OCLC 955485947, SBN CFI0155460.
    «[...] Sull'altare della Scuola del Corpo di Cristo, nella primitiva chiesa cinquecentesca, era collocato il dipinto più importante di Isorella, e cioè la "Deposizione", ancora conservata, ed attribuita a Francesco Prato da Caravaggio [...] La nostra tela, nel viso di S. Giovanni, ricorda il beato Filippo Benizzi della pala romaniniana un tempo in S. Alessandro a Brescia ed ora a Londra. Questa similitudine può fornire un buon indizio per la datazione del quadro di Isorella intorno al 1530. [...]»

Bibliografia

  • Massimiliano Capella, Novità a margine della produzione giovanile di Francesco Prata da Caravaggio in "Artes", 7, 1999
  • Paola Castellini, Il misterioso proto-Caravaggio, in StileArte, 108, 2007
  • Gaetano Panazza, Camillo Boselli, Pitture a Brescia dal '200 all'800, Brescia, 1946.
  • Antonio Fappani (a cura di), Prato o Prata Francesco, in Enciclopedia bresciana, vol. 14, Brescia, La Voce del Popolo, 1997, OCLC 955044157, SBN BVE0130479.
  • Valentino Volta, Per una cronaca della prepositurale, in Sant'Agata, la Chiesa e la comunità, Brescia, 1986.

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