Francesco Bernardelli (Torino, 1894 – Torino, 1971) è stato un saggista e critico teatrale italiano.
Biografia
Francesco Bernardelli nacque a Torino nel 1894, di famiglia mantovana.[1]
Partecipò alla prima guerra mondiale, durante la quale fu ferito e mutilato, e ricevette una medaglia d'argento.[1]
Alla fine del conflitto si dedicò al giornalismo, assumendo la critica drammatica con il quotidiano torinese La Stampa dal 1929, conservandola negli anni e dimostrando caratteristiche di autorevolezza, preparazione, conoscenze ed equanimità.[1][2]
Nel suo ruolo di critico teatrale si mise in evidenza per l'urbana obiettività, seppure giusta e severa;[1] l'apertura e la comprensione verso ogni tendenza, anche quelle più innovative e anticonformiste;[1] l'orientamento, espresso con uno stile elegante e dotto e con un'impeccabile scrittura elzeviristica,[1] ma non per questo giornalisticamente meno chiara e piacevole,[1] alla umanistica presentazione della moralità del costume anche degli eventi quotidiani e dei pretesti contingenti.[1][3]
Collaboratore della terza pagina, elzevirista, Bernardelli fu a lungo critico letterario e raccolse nel volume che diventò emblematico in questo senso una raccolta di saggi intitolata Ritratti morali e letterari (1943).[1] Nel 1956 pubblicò I doni della sera, raccolta di elzeviri per la raccolta L'Ippocampo di Cappelli Editore. Infine nel 1964 per le Edizioni dell'Albero riunì in Spettacoli e commedie una raccolta di Cronache drammatiche (che vanno dal 1934 al 1964) che definì queste recensioni sono state scelte e raccolte a parziale testimonianza di un certo gusto e amore del teatro: non dell'autore, ma di una società inquieta e irritabile, che si trasforma. Tale la giustificazione del libro.
Tra i giudizi più significativi espressi da Bernardelli si può menzionare quello scritto sul numero 326 della rivista Il dramma, nel novembre 1963, con un titolo eloquente e cioè Leggere il teatro, nel quale Bernardelli, d'accordo con Roberto Bracco, non riteneva che il teatro fosse «più che altro letteratura» e rivendicava piuttosto il primato del palcoscenico.[4]
Bernardelli strinse una profonda amicizia con Luigi Pirandello, basata su una stima reciproca,[5] confermata da un telegramma che il Nobel per la letteratura inviò da Parigi al giornale La Stampa l'11 gennaio 1935:[5] «Avrei caro mandaste Bernardelli assistere straordinaria rappresentazione giorno 17 teatro Mathurins omaggio teatro francese mia opera scrittore. Pirandello».[5]
Note
- ^ a b c d e f g h i Francesco Bernardelli, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 212.
- ^ Accademia University Press, su books.openedition.org. URL consultato il 2 giugno 2019.
- ^ Adela Gjata, Renato Simoni: un'idea di teatro tra drammaturgia,critica teatrale e pratiche registiche, Firenze, Università degli studi di Firenze, 2013.
- ^ Ma il teatro è letteratura? Convegno all' Istituto filosofico, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
- ^ a b c Un uomo, un giornale: Alfredo Frassati, vol. I, su books.google.it. URL consultato il 2 giugno 2019.
Bibliografia
- Giovanni Antonucci, Storia della critica teatrale, Roma, Studium, 1990.
- Daniela De Adamich e Gualberto Ranieri (a cura di), Il mestiere del critico. Situazione e funzione della critica teatrale, atti di un convegno veneziano del 28-30 settembre 1969, Roma, Bulzoni, 1971.
- (a cura di) Maria Bandini Buti, Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, II, 1944.
- B. Curato, Sessanta anni di teatro in Italia, Milano, 1947.
- S. D'Amico, Il teatro italiano, Milano, 1933.
- (FR) Maurice Descotes, Le public de théâtre et son histoire, Paris, PUF, 1964.
- Francesca Malara, Una professione inedita: il critico teatrale, in Storia del teatro moderno e contemporaneo, II, Torino, Einaudi, 2000.
- (DE) Gunther Nickel, Beiträge zur Geschichte der Theaterkritik, Tubinga, 2007.
- Andrea Porcheddu e Roberta Ferraresi, Questo fantasma. Il critico a teatro, Corazzano, Titivillus, 2009.
- Mirella Schino, Profilo del teatro italiano dal XV al XX secolo, Carocci, 2003.
- A. Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Torino, 1924.
Voci correlate