Per gran parte della propria vita operativa la fregata operò al di fuori delle acque italiane[2][3]. Nel 1832 e nel 1835 venne inviata nelle acque della Tunisia, dove le continue rivolte mettevano a rischio i sudditi sardi là stabiliti[2][3]. Nel dicembre 1833 fu imbarcato sulla nave, come marinaio e con il nome fittizio di «Cleombroto», Giuseppe Garibaldi, che, insieme all'amico Eduardo Mutru, cercò di propagandare la causa italiana, venendo però per questo sorvegliato e quindi trasferito sulla fregata Des Geneys in partenza per l'America, dalla quale disertò[6][7].
Nel 1836 l'Euridice, al comando del capitano di fregata Francesco Serra, venne inviata a Montevideo, dove giunse nell'agosto di quell'anno[8], e per due anni stazionò in Sudamerica a protezione delle società commerciali liguri fiorite nel continente, svolgendo inoltre compiti di rappresentanza[2][3][4] e di vigilanza ed assistenza ai velieri italiani presenti in quelle acque[9]. Tra il 1836 ed il 1838 l'unità stazionò a Rio de Janeiro e sul Rio della Plata, e successivamente ebbe anche occasione di risalire il Rio delle Amazzoni[10][11], tornando poi in Italia.
Nell'aprile 1842 la fregata, al comando di Maurizio Di Villarey, designato nuovo comandante della Stazione Navale sarda sul Rio della Plata, venne nuovamente inviata in America Latina, giungendo a Montevideo il 4 luglio di quell'anno[11]. Durante la stazione nacque un dissidio tra il locale console sardo Picolet d'Hermillon, che desiderava un intervento deciso da parte della Marina per porre fine alle violenze ai danni di cittadini sardi, ed il comandante Villarey, che preferiva invece restare immobile con la sua nave sul Rio della Plata, senza prendere iniziative, nemmeno dopo l'arresto di un ufficiale dell'Euridice da parte dei soldati di Manuel Oribe, anche perché la maggior parte dei sudditi sardi e liguri erano in buoni rapporti con le autorità argentine[11]. Dopo aver lungamente stazionato a Rio de Janeiro e Montevideo a protezione delle comunità commerciali liguri, nel 1844 la fregata lasciò le acque sudamericane per rientrare in patria[2][3][12].
Nel corso degli anni l'armamento della nave subì vari ridimensionamenti: nel 1840, infatti, la fregata risultava armata con 40 cannoni[13], e nel 1848 con trentadue bocche da fuoco[14].
Dal 1844 al 1848 l'Euridice venne impiegata nelle acque del Regno di Sardegna, mentre nel 1848 partecipò alla prima guerra d’indipendenza[2][3]. Nel luglio 1848, infatti, la fregata, allora al comando del capitano di vascello Gioacchino Boyl, insieme agli avvisiGulnara, Ichnusa, Authion, Goito e Monzambano, venne inviata a rafforzare la squadra sarda che impose il blocco al porto di Trieste, a favore di Venezia insorta[15]. Dal 7 giugno al 14 agosto le navi sardo-piemontesi e ad alcune unità venete, stazionarono al largo di Trieste nell'ambito del blocco navale imposto alla città, importante porto civile e militare austro-ungarico[16]. Tale blocco rimase però sulla carta, dato che la squadra sardo-veneta, giunta davanti a Trieste già il 23 maggio, aveva ricevuto diversi consoli delle nazioni della Confederazione tedesca, i quali affermarono che qualunque atto di guerra contro Trieste sarebbe stato considerato anche contro i loro stati[16]. La squadra italiana rimase pertanto inattiva, e non reagì nemmeno quando, il 6 giugno, la nave ammiraglia San Michele venne colpita di rimbalzo da una palla sparata per provocazione da una fregata austroungarica[16]. Nonostante la formale proclamazione del blocco, avvenuta l'11 giugno, diverse navi nemiche con carichi militari riuscirono ad entrare ed uscire da Trieste senza incontrare ostacoli[16]. Le navi sarde rientrarono a Venezia in agosto e ricevettero l'ordine di ritrasportare in Piemonte via mare il corpo di spedizione sardo-piemontese del generaleLa Marmora, costituito da circa 2.000 uomini[16]. Tornate ad Ancona il 9 settembre, negli ultimi giorni di ottobre le navi effettuarono una breve puntata su Venezia, per poi tornare rapidamente nel porto marchigiano[16]. La Squadra sarda fu poi fatta rientrare in patria in seguito alla definitiva sconfitta di Novara. Nella fase finale della campagna, nel 1849, aveva assunto il comando della nave il capitano di vascello di II classe Carlo Pellion di Persano, che mantenne il comando dell'Euridice sino al dicembre di quell'anno[17][18].
Nel 1855-1856, durante la guerra di Crimea, l'Euridice fece parte della Divisione Navale sarda inviata in Crimea (forte complessivamente di 23 navi di vario tipo, 126 pezzi d’artiglieria e 2574 uomini) e prese parte alle operazioni di tale conflitto[19], recandosi più volte in Mar Nero in compiti di supporto logistico[2][3].
Il 17 marzo 1861, con la nascita della Regia Marina, l'anziana Euridice venne iscritta nei ruoli della nuova forza armata, dapprima come fregata e poi, dal 14 giugno 1863, come corvetta a vela di I rango[1][2][3][4]. L'armamento venne ridotto a 24 cannoni da 40 libbre in batteria e cinque cannoni-obici da 20 libbre su affusti circolari[3], e successivamente fu ulteriormente ridimensionato a 20 cannoni da 18 libbre, mentre l'equipaggio, da 339 unità, calò a 7 ufficiali e 223 sottufficiali e marinai[2]. A partire dal 1863, contestualmente con il declassamento a corvetta, la nave, ormai troppo anziana e superata per servire come unità da guerra, venne adibita a compiti di nave scuola, venendo utilizzata per l'addestramento di sottotenenti di vascello, allievi delle Scuole Navali e delle Scuole per Mozzi e Novizi[3][4][20][21].
Il 13 febbraio 1867 la nave, mentre era rimorchiata da un piroscafo al largo di Portofino, speronò accidentalmente il brigantinoConsorzio, distruggendone tagliamare, bompresso ed alberetto di prua e provocando seri danni all'opera morta della nave investita[23].
Nel 1868 l'Euridice, insieme ad Iride, Valoroso e Zeffiro, partecipò ad una nuova crociera addestrativa nel Mediterraneo orientale, agli ordini del capitano di fregata Persichetti[26]: durante una sosta a Smirne, nella notte tra il 6 ed il 7 agosto 1868, gli equipaggi delle quattro corvette collaborarono attivamente alle operazioni di spegnimento di un violento incendio scoppiato in alcuni edifici della città turca[27]. Sempre nel corso della tappa a Smirne venne assassinato un sergente, membro dell'equipaggio dell'Euridice[28]. Il 15 agosto le navi italiane ripartirono da Smirne alla volta di Napoli[29].
^abcdefghijk Aldo Gabellone, La Regia Corvetta EURIDICE, su ANMI Taranto. URL consultato il 6 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).