Lottò nella Battaglia della Marfée, alla testa di un corpo di cavalleria che lui aveva arruolato a proprie spese, diventando nemico di Richelieu, per questo il 6 settembre 1641 fu condannato a morte dal parlamento francese e fuggì nelle Fiandre, ma fu perdonato da Luigi XIII e ritornò in Francia.
Rivolta di Masaniello
Partecipò anche alla rivolta napoletana del 1647-1648 detta di Masaniello.
Nel 1647 si trovava a Roma al seguito di Enrico IIDuca di Guisa come gentiluomo di camera con Marc-Ducan de Cerisantes, quando i due furono contattati dai rivoltosi napoletani (Perrone), i quali volevano offrire la corona di Napoli al duca di Guisa, essendo questo discendente dagli Angiò.
Sbarcò a Napoli il 15 novembre 1647 al seguito del Guisa e, dopo accordi con i rivoltosi, divenne Mastro di Campo Generale, una specie di ministro della guerra.
Il 13 dicembre 1647 con il duca di Guisa occupò Giugliano, casale di Aversa, e dopo pochi giorni, sempre al seguito del duca, andò a colloquio con i nobili di Aversa in un convento dei Cappuccini, per convincerli a passare dalla loro parte.[1]
Il 17 febbraio 1648 fu accusato di tradimento dal duca di Guisa e fu imprigionato alla Vicaria, ma la disfatta del Guisa gli evitò il carnefice[2]. Con la conquista di Napoli gli spagnoli lo condussero a Castelnuovo da dove fu liberato solo nel 1650, lo stesso anno tornò in Francia e si occupò solo di amministrare le sue terre.