Nata il 18 novembre del 1884 a Torino, figlia di Ernesto, anche lui ingegnere civile che aveva uno studio tecnico di progettazioni e impianti industriali e civili. Si iscrisse al Liceo classico Massimo d'Azeglio dove conseguì la maturità nel 1903[2]. Ebbe anche un fratello, Eugenio, altro ingegnere. Fu la prima donna a laurearsi in ingegneria civile in Italia,[3] il 5 settembre 1908 al Politecnico di Torino. Si laureò con il massimo dei voti, classificandosi terza su 62 partecipanti al corso[4].
Ella lavorava nello studio tecnico del padre che si occupava della realizzazione di acquedotti, gallerie e miniere, infatti il primo progetto di Emma Strada fu la realizzazione di una galleria di accesso ad una miniera di Ollomont in Val d'Aosta, successivamente, trasferitasi in Calabria (1909-10), si occupò della progettazione e costruzione dell´automotofunicolare di Catanzaro e della costruzione del ramo calabrese dell’acquedotto pugliese.[5]
Negli anni 1909-1915 fu assistente straordinaria del prof. Luigi Pagliani, docente e direttore del Gabinetto di Igiene Industriale presso l’Università degli Studi di Torino. Nel 1925 le venne affidato l’incarico di progettare e dirigere le operazioni di scavo di una miniera d’oro vicino a Macugnaga, nei pressi del Monte Rosa.[6]
Per promuovere il lavoro delle donne nel campo della scienza e della tecnologia, fondò nel 1957 insieme a Laura Lange, Ines del Tetto, Lidia Lanzi, Vittoria Ilardi, Anna Enrichetta Amour, Alessandra Bonfanti e Adelina Racheli l'Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetti (AIDIA), di cui diventò la prima presidente[7].
Emma Strada fu fervente monarchica e per molti anni trascorreva ogni mattina nella sede dell’associazione monarchica torinese come organizzatrice e animatrice. Era molto legata al re Umberto II in esilio che la apprezzava e la stimava. Fu insignita di importanti onorificenze sabaude.[senza fonte]
Riconoscimenti
Il 7 giugno del 2022 la Sala Ex Consiglio di Facoltà del Politecnico di Torino le è stata intitolata[8].