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«Elia Lauricella istituì scuole e ospizi, divulgando l'istruzione e la carità in molti paesi. La sua abnegazione lo trasse a morire lontano dalla patria, […] per cooperare alla fondazione di scuole e di un ospizio per le giovanette povere.»
Fu anche predicatore apostolico nella Diocesi agrigentina: si distinse in particolare per l'amore verso il prossimo, gli indigenti, le fanciulle nubili, le donne di malavita.
Attraverso i collegi, promosse l’istituzione di scuole ed ospizi per la povera gente, che assisteva giornalmente interessando i ricchi ad aiutarli.
Devotissimo della Madonna, promosse con zelo la recita del Rosario serotino[4] nei paesi in cui era inviato.
La sua salma fu traslata provvisoriamente nella chiesa San Domenico e quindi nella Chiesa degli Agonizzanti sempre di Canicattì.
Questa fu oggetto di contesa tra i due paesi, poiché si credeva che le spoglie del Lauricella fossero miracolose. Più volte i racalmutesi cercarono di ottenerne i resti: nel 1780, subito dopo la morte del loro concittadino, ed in seguito nel 1782, nel 1785, nel 1923, nel 1927.[5]
Giacinto Gancitano, “La chiesa di Maria Santissima degli Agonizzanti”, Tipografia Alfonso de Castro, Canicattì, 1889
Gaetano Zito, “Religiosi missionari siciliani tra Seicento e Settecento” in “Il cammino dell’evangelizzazione: problemi storiografici”, Il mulino, Bologna, 2001
Girolamo Morreale, “Una Gloria di Racalmuto: padre Elia Lauricella”, Racalmuto, 1965
Piero Carbone, “Vecchie contese e nuovi documenti. Sulla traslazione delle spoglie del sacerdote racalmutese”, in “L’Amico del Popolo”, 1998
Raffaele Manduca, “La Sicilia, la chiesa, la storia”, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 2012