Domanico è un comune italiano di 935 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.
Il paese, centro dell'alta valle del Busento, affluente di sinistra del Crati, situato sul versante interno della Catena Paolana, alle falde del Monte Cocuzzo (1.541 m), sorge a 730 metri sul livello del mare (l'altitudine è riferita al piazzale antistante alla chiesa-parrocchiale di San Giovanni Battista). L’abitato si allunga sul crinale di un dosso alla sinistra del fiume, ai lati della strada che collega Cosenza ad Amantea. Il territorio comunale si dispone su un profilo altimetrico compreso tra 499 e 1294 metri sul livello del mare.
Di incerta origine, il borgo fino al 1445 appartenne all'arcivescovo di Cosenza. Compreso nella Contea di Rende appartenne agli Adorno (1445-1532) e successivamente ai de Alarcón y Mendoza, marchesi della Valle Siciliana (1532-1806) che lo tennero fino all'eversione della feudalità. Fu danneggiato dal terremoto del 1905.
«Troncato: il 1° d'azzurro, alla casa d'argento, chiusa, finestrata di uno e murata di nero, fondata sulla partizione, sostenuta da due leoni controrampanti d'oro e sormontata a destra da una stella d’argento, raggiata di sei, a sinistra da un trifoglio d'oro; il 2° d'argento, al busto di una fanciulla di carnagione, uscente da un mare d'azzurro nella punta e afferrante con le mani un serpente a due teste di verde. Ornamenti esteriori da Comune.»
(Descrizione araldica dello stemma[4][5])
«Drappo troncato di bianco e d'azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: Comune di Domanico. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo alternati con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»
(Descrizione araldica del gonfalone[4][5])
Lo stemma di Domanico è stato estratto dall'Archivio di Stato di Napoli, come bozzetto autenticato dal Direttore dell'Istituto stesso con relativa nota esplicativa sulla dicitura posta sul sigillo di detto Comune esistente nel Fondo Voci di Vettovaglie, dicembre 1728, fascio 58, fascicolo 14, pagina 29.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica n. 1533 del 18 maggio 1976.[4][5]
La chiesa parrocchiale, tardo settecentesca, ha le navate decorate da stucchi ottocenteschi. In via San Marco è una balconata di ferro del secolo XVIII. La parrocchia è intitolata a san Giovanni Battista, patrono comunale, che è festeggiato il 24 giugno. La chiesa parrocchiale, intitolata dapprima a san Quirdeo fu poi detta di San Giovanni Battista, e trasferita nella chiesa di Santa Maria del Carmine, in seguito alla soppressione del convento nel 1642.[6]
Nel paese sono ancora visibili alcuni resti della cosiddetta "Motta di Domanico", una fortezza probabilmente risalente al XIII secolo.[7]
Abitanti censiti[8]
Il comune conta le frazioni di Capirossi, Motta, Potame e Storticati.
L'economia è basata sull'agricoltura, con produzioni di cereali e patate. Notevoli anche la pastorizia e la sivicoltura, con produzione di legname e castagne.
Il turismo ha trovato un avvio a Potame ove è sorto un villaggio residenziale con impianti ricettivi e di svago (1962).
La mancanza di altre attività ha determinato un forte movimento di emigrazione stagionale e permanente verso l'Italia settentrionale ed i paesi dell'Europa Occidentale.
Raggiunto il paese, proseguendo in direzione sud per 7 km sulla Strada Statale 278 di Potame (SS278), si raggiunge, a 1019 metri d'altitudine, la frazione di Potame, che sorge in posizione amena in quanto circondata da una folta pineta. Potame dista 22 km dal centro urbano di Cosenza e 20 km da Amantea.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
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