La dolicocefalia, in biometria, è la caratteristica morfologica rappresentata da un indice cefalico inferiore a 75-76 tale che il cranio appare allungato. Può essere naturale o indotta.
Etimologia
L'aggettivo "dolicocefalo" fu introdotto dall'anatomistasvedeseAnders Retzius (1796-1860) a partire dai vocaboli grecikephalé = testa, cranio e dolichos = allungato.
Indici dolicocefali si registravano anche tra le popolazioni dell'Africa, del subcontinente indiano e dell'Oceania[1]. Tuttavia va sottolineato che l'indice cefalico è un carattere plastico che può subire variazioni nel corso delle generazioni per via di fattori ambientali.
Altri casi
Dolicocefalia indotta
La dolicocefalia si riferisce anche a una deformazione del cranio indotta.
Nelle antiche civiltà come quella azteca, maya era diffusa la pratica di allungare i crani dei neonati con l'ausilio, inizialmente, di fasciature dette "rituali", in seguito di vere e proprie assi di legno che modificavano con la crescita le normali saldature delle ossa del cranio rendendolo appunto allungato[2].
Si crede che tale usanza avesse il fine di aumentare le capacità cerebrali del soggetto.[senza fonte]
Tuttavia la modifica delle ossa non è in grado di indurre alcun aumento della capacità volumetrica. D'altronde non è stata provata alcuna relazione tra la massa cerebrale e l'intelligenza.
È da mettere in evidenza la somiglianza che i crani dolicocefali hanno con alcune statuine votive presumeriche. Questo potrebbe spiegare la deformazione dei crani come la volontà di un avvicinamento anche somatico con la divinità.[senza fonte]
Dolicocefalia congenita
La dolicocefalia può essere però classificata anche come anomalia genetica (malformazione umana di Smith), che potrebbe partire da un processo detto craniosinostosi, comportante la fusione prematura di una o più suture craniche.