Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa è un saggio scritto da Christopher Hitchens.
È stato pubblicato per la prima volta nel 2007 in Gran Bretagna con il titolo "God Is Not Great: The Case Against Religion"[1] (Dio non è grande. Una requisitoria contro la religione). Il libro si presenta come un atto di accusa nei confronti di tutte le religioni istituzionalizzate.
Sinossi
(EN)
«Religious faith is, precisely because we are still-evolving creatures, ineradicable. It will never die out, or at least not until we get over our fear of death, and of the dark, and of the unknown, and of each other.»
(IT)
«La fede religiosa è inestirpabile, appunto perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell'ignoranza e degli altri.»
In 19 capitoli, l'autore affronta le tematiche più spinose delle tre religioni monoteiste (ebraismo, islam e cristianesimo) e di alcune religioni orientali (induismo e buddhismo in primis) accusandole di colpevolizzare la sessualità, controllare scrupolosamente ciò che mangiamo, esacerbare la nostra propensione al senso di colpa moltiplicando i divieti più arbitrari, di demonizzare la Scienza e di essersi da sempre fatte complici dell'oscurantismo e della superstizione.
Fonti di odio e di divisioni sociali, Hitchens dimostra come le religioni e i loro seguaci più fanatici mettano in pericolo il mondo in cui viviamo ritenendoli responsabili dei conflitti armati tra le Nazioni e dei genocidi interetnici. Dimostra come la loro morale sessuale (rapporti prematrimoniali, preservativi, omosessualità, adulterio) al pari delle loro dissennate politiche verso problemi di salute (AIDS, vaccini, droga) abbiano conseguenze ulteriormente devastanti sulle popolazioni già povere del pianeta, a causa di un'interpretazione troppo letterale dei loro libri considerati sacri, portatori di dettami che nessuno può mettere in discussione.
«Hitchens ha un autentico talento nel fare chiarezza, nello sciogliere i nodi più complessi, nel distinguere i vari aspetti di ogni argomento, con grande sottigliezza di pensiero e scrittura.»
L'autore definisce le religioni come "creazioni umane", figlie dirette dell'ignoranza e acerrime nemiche della ragione: tre fattori che portano Hitchens a dire che esse avvelenano ogni aspetto della nostra vita. Smonta le loro pretese metafisiche, le quali, se messe a diretto confronto con il pensiero critico, contraddicono tutte le scoperte scientifiche, arrivando a postulare la totale incompatibilità tra l'uso della ragione e la professione di fede; infatti "ogni tentativo di conciliare la fede con la ragione e la scienza è votato al fallimento".
Il libro è a tratti percorso da una vena satirica, con cui Hitchens ridicolizza alcuni aspetti delle religioni, come ad esempio la paura dei maiali tra gli ebrei e i musulmani. Auspica che gli esseri umani sbarrino definitivamente le porte ad un certo tipo di irrazionalità e facciano propri gli ideali illuministici, affinché la Terra diventi un pianeta più vivibile.
«È piuttosto chiaro che la comprensione di Hitchens degli studi biblici ha quantomeno grandi lacune. Egli travisa in maniera consistente ciò che afferma la Bibbia, evita di inserire le narrazioni bibliche nel loro contesto originale, lascia intendere che vi sia l'unanimità di studiosi biblici su posizioni piuttosto controverse, e non offre prove di posizioni accademiche alternative, nemmeno riconosce l'esistenza di tali posizioni [...] la comprensione della Bibbia da parte di Hitchens è al livello di un confuso studente universitario. Le sue riflessioni su questo argomento non dovrebbero essere prese sul serio, e certamente non possono essere considerate come una base ragionevole per rifiutare l'esistenza di Dio.[3]»
«Il libro... è riempito fino all'orlo di errori, ma ciò che sorprende è che questi errori sono sempre, sempre a favore di Hitchens...Non vi è un fatto disputato o un fatto che mi colpisca come discutibile nel libro di Hitchens dove non si possa scovare l'errore. Neanche uno.[4]»
Il critico religioso Frank Brennan descrive il libro come una affermazione delle origini marxiste di Hitchens, in contrasto con l'affermazione di altri che lo avevano definito neoconservatore:
«Per tutti coloro che affermano che Christopher Hitchens ha abbandonato le sue iniziali propensioni verso sinistra, vi è almeno un punto nel quale egli rimane un marxista ortodosso. Alcuni direbbero che il suo libro è una reiterazione precisa della critica alla religione dello stesso Carlo Marx, anche se in uno stile più ampolloso.[5]»
Oltre alle critiche, il libro ha ricevuto numerosi apprezzamenti. Il giornalista francese Fabrice Rousselot nel suo articolo "Athée souhait" scrive:
«Il libro, divenuto un best seller, è l'espressione del suo autore. Brillante, spassoso, [...] è anche incredibilmente efficace e documentato, con analisi approfondite dei testi del Corano, dell'Antico e del Nuovo Testamento.[6]»
«La vera forza del libro sta nella sua visione realista della faccia peggiore della religione in diverse zone di guerra e in isolati regimi dispotici.[7]»
«Questa volta ha superato se stesso [...] Un'ondata di tormentoni atei è arrivata nelle librerie ultimamente, ma quello di Hitchens è forse il migliore da quando Bertrand Russell presentò il suo Perché non sono cristiano (1927).[8] [L'autore] espone gli argomenti essenziali con forza e precisione [...] Sostiene il suo caso con prosa elegante e pungente, come siamo abituati ad aspettarci da lui [...] Hitchens è la reincarnazione di H. L. Mencken, il fondamentale critico sociale della prima metà del XX secolo, che usava le parole come colpi di pistola e considerava la maggior parte degli americani dei 'babbei'.[9]»
DeSilva continua "Hitchens non ha nulla di nuovo da dire, sebbene si debba riconoscere che lo dica eccezionalmente bene."[10]
La stampa italiana: "Hitchens costruisce un implacabile atto di accusa contro le follie cui l'uomo si abbandona nel nome di una fede: oscurantismo, superstizione, intolleranza, senso di colpa, terrore verso la sessualità, anti-secolarismo. Contro questi non-valori, e memore della grande tradizione laicaanglosassone, Hitchens reclama un ritorno alle idee dell'illuminismo, intessendo un elogio arguto e a tratti commovente della ragione umana. Un saggio che senza mai rinunciare alle armi dell'ironia e del paradosso, costringe faziosamente il lettore a schierarsi."[11]
Edizione
Christopher Hitchens, Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi, 2007. ISBN 88-06-18337-0 (4ª edizione)[12][13]
^Russell espresse il suo pensiero sul tema, affermando: "Io sono fermamente convinto che le religioni, come sono dannose, così sono false. Il danno arrecato da una religione è di due specie: uno dipende dalla natura generica della fede, l'altro dalla natura particolare dei dogmi accettati." (Dalla prefazione di Perché non sono cristiano)