Si tratta di un grosso viperide che può sfiorare i 170 cm di lunghezza. Solitamente la sua lunghezza è intorno ai 120 cm. La testa, distinta dal collo, è di forma triangolare. Ha una colorazione di fondo della livrea solitamente brunastra o tendente ad un colore aranciastro con tre serie di macchie circolari di colore marrone scuro bordate di nero per la lunghezza del suo corpo.
Di indole mite[senza fonte], è un animale terrestre, attivo soprattutto di notte. Durante le giornate più fredde può però modificare le sue abitudini, diventando più attivo di giorno[1]. La sua dieta è essenzialmente costituita da insetti, piccoli rettili come le lucertole e topi negli esemplari giovani e da mammiferi, topi ed altri piccoli serpenti negli esemplari adulti. I giovani possono essere cannibali[2].
Riproduzione
È una specie ovovivipara. Gli accoppiamenti avvengono solitamente nei primi mesi dell'anno. Il periodo di gestazione è superiore a sei mesi. I piccoli nascono da maggio, con maggiore frequenza nei mesi di luglio e agosto. Le nidiate di 20-40 piccoli sono comuni, il massimo registrato è di 65 in un'unica nidiata. La lunghezza per un esemplare femmina gravida è di circa 100 cm. Pare che la maturità sessuale sia raggiunta nel giro di 2-3 anni.
Comportamento
Questa specie è molto pericolosa per l'uomo, detiene infatti il triste record di massimo avvelenatore in India, dove ogni anno circa 10.000 persone muoiono in seguito al suo morso[senza fonte]. Questa specie non è particolarmente aggressiva; tuttavia, a causa della sua pigrizia, in genere non avverte il malcapitato della sua presenza (al contrario di serpenti più aggressivi e velenosi come cobra o mamba), mordendolo solo quando questo è inconsapevolmente molto vicino al serpente.
L'elevata mortalità è da attribuirsi, oltre alla già citata pigrizia e scarsa tendenza all'allontanamento, alla convivenza dell'uomo e dell'animale negli stessi territori e, soprattutto, al fatto che non vengono osservate le più comuni precauzioni; ad esempio, la maggior parte dei contadini, per via della povertà, non indossa calzature e ciò accresce la vulnerabilità dell'uomo e, di conseguenza, la mortalità.
Veleno
Il veleno contiene tossine ad azione emotossica e citotossica. Il veleno produce immediatamente un forte dolore nella zona del morso, dopo circa 20 minuti si possono avere emorragie alla bocca, alle gengive, oltre a una riduzione improvvisa della frequenza cardiaca e crollo della pressione sanguigna. Nei casi più gravi si possono in seguito avere emorragie sistemiche, trombosi, blocco renale (che si verifica in circa il 30% dei morsi non trattati) cardiaco o respiratorio. La morte può avvenire dopo 1-14 giorni e anche oltre.
In caso di sopravvivenza al morso, il veleno può avere gravi conseguenze permanenti come ipopituitarismo (che a sua volta può indurre altre endocrinopatie come ipogonadismo, ipotiroidismo, malattia di Addison etc.) e conseguente sterilità. L'ipopituitarismo si verifica nel 29% delle persone morse.[3]
La dose iniettata è di circa 21–268 mg a morso. In generale 40–70 mg di veleno sono sufficienti ad uccidere un uomo adulto di sana costituzione.
Note
^Mallow D, Ludwig D, Nilson G. 2003. True Vipers: Natural History and Toxinology of Old World Vipers. Krieger Publishing Company. 359 pp. ISBN 0-89464-877-2.
^Daniels JC. 2002. Book of Indian Reptiles and Amphibians. USA: Oxford University Press. ISBN 0-19-566099-4. pp. 252. Pages 148-151.