Curse of the Azure Bonds è anche un omonimo modulo per Advanced Dungeons & Dragons uscito lo stesso anno. Entrambi sono derivati dal romanzo Azure Bonds del 1988, scritto da Jeff Grubb e Kate Novak (ISBN 0-09-945501-3).
Romanzo, videogioco e modulo condividono la stessa trama a grandi linee e la stessa immagine di copertina, un disegno d'autore con una spadaccina in primo piano[1] (parzialmente riprodotta anche sulle schermate introduttive, nelle versioni per computer a 16 bit).
Trama
Un gruppo di avventurieri esperti nel mondo fantasy di Forgotten Realms si stava recando alla città di Tilverton per svolgere una missione, quando è caduto in un'imboscata in cui tutti i membri sono stati narcotizzati. Il gruppo si riprende abbandonato a Tilverton, senza più equipaggiamento, ma in salute e con un po' di denaro. Ogni avventuriero si ritrova inspiegabilmente cinque simboli magici impressi sul braccio, gli Azure Bonds (lett. "legami azzurri") del titolo. Il gioco ha inizio qui e ha come obiettivo scoprire cosa sia successo e liberarsi dei simboli.
In certe occasioni i personaggi scopriranno che i simboli hanno il potere di controllare le loro azioni; il primo ad esempio li obbligherà ad attaccare una carrozza reale, inimicandogli le guardie[2]. Nell'avventura dovranno affrontare molti avversari più o meno strani, sconfiggendoli in battaglia, come nel caso della banda dei Fire Knives che controlla uno dei simboli, o convincendoli in qualche modo a collaborare, come nel caso di un gruppo di draghi[3].
Modalità di gioco
Il funzionamento è simile a quello del precedente Pool of Radiance, con una trama molto più complessa e con varie migliorie, come incantesimi di alto livello e una maggiore varietà di mostri (tra le novità, elfi oscuri, minotauri, medusa, e il potente beholder), che lo rendono il primo titolo pienamente fedele alle regole di Advanced Dungeons & Dragons[4].
Il giocatore inizia con la creazione di un gruppo di avventurieri, di livello già avanzato, oppure può riutilizzare i personaggi precedentemente salvati in Pool of Radiance o in Hillsfar con la loro esperienza. Il gruppo può includere fino a sei personaggi e si potranno eventualmente aggregare altri due personaggi non giocanti. I personaggi nuovi si definiscono scegliendo la razza (umano, elfo, nano, gnomo, halfling e mezz'elfo), il genere, la classe (in alcuni casi anche più di una), l'allineamento, le sei caratteristiche (accettando o meno le determinazioni casuali fatte dal computer) e l'aspetto della pedina nelle battaglie tattiche.
Sono disponibili le classi di Pool of Radiance (guerriero, sacerdote, mago e ladro) più due nuove, paladino e ranger, come nella seconda edizione di Advanced Dungeons & Dragons[3].
Durante l'esplorazione il gioco utilizza una visuale in prima persona statica, orientabile nelle quattro direzioni, che cambia istantaneamente passando da un luogo a uno adiacente. Lo schermo è diviso in aree, per visualizzare le informazioni testuali e i menù e sottomenù di controllo (tutto in inglese e scritto con caratteri in stile gotico; la versione PC-98 è in giapponese), mentre una piccola finestra è dedicata alla visuale sul luogo attuale o sul personaggio con il quale si sta interagendo. Al posto della visuale 3D si può far mostrare una mappa delle zone circostanti conosciute. Per gli spostamenti a larga scala si visualizza una mappa in grande del territorio di ambientazione, dove selezionare la destinazione e il metodo di viaggio. Ulteriori schermate di solo testo servono a gestire alcuni aspetti di dettaglio come l'equipaggiamento.
Le descrizioni testuali degli eventi possono contenere indizi associati a rimandi numerici; questi sono riferimenti a precisi paragrafi dell'Adventurers Journal, uno dei manuali cartacei allegati al gioco, dove si possono trovare maggiori dettagli e informazioni importanti.[5]
L'interazione pacifica possibile con i personaggi non giocanti è limitata e prevede la scelta di un atteggiamento come "strafottente", "falsamente umile", ecc.[4]
Durante i combattimenti, lo schermo passa a una visuale isometrica più estesa, a scorrimento, con i singoli membri del gruppo e creature nemiche rappresentati come pedine indipendenti. L'azione è a turni e si possono muovere tutti i personaggi, uno alla volta nell'ordine determinato dal computer, su una griglia invisibile di caselle quadrate. Le azioni possibili sono analoghe a quelle del gioco di ruolo da tavolo, inclusi attacchi in corpo a corpo e a distanza, uso di azioni magiche e di oggetti.
In generale può volerci molto tempo a terminare una battaglia[5].
Si può scegliere la modalità Quick per far controllare i propri personaggi dal computer, utile per accelerare gli scontri più semplici[4].
Accoglienza
Curse of the Azure Bonds fu ben accolto dalla critica internazionale, ricevendo giudizi complessivi medi intorno al 75-80% almeno per quanto riguarda le più note versioni Amiga, Atari ST, Commodore 64 e MS-DOS.[6][7]
Secondo The Games Machine, una delle riviste più entusiaste (voto versione DOS 90%), il gioco era molto migliorato rispetto al già buono predecessore Pool of Radiance[4]. D'altra parte è simile al predecessore e secondo Guida Videogiochi mancava totalmente dì originalità, risultando interessante solo per i fan del genere[8], mentre K lo considera più incentrato sul combattimento che sulla riflessione e soluzione di problemi, e ritiene che per gli amanti di queste ultime sia preferibile Ultima[5]; comunque i giudizi delle due riviste sono positivi.
Secondo la Strategic Simulations, le vendite di Curse of the Azure Bonds furono buone quasi quanto quelle del precedente Pool of Radiance e ammontarono a 179 795 copie. Di queste, 68 622 copie sono della versione Commodore 64, più di un terzo del totale, una fetta notevole nonostante il Commodore 64 fosse ormai datato.[9]
Il gioco vinse agli Origins Awards 1989 nella categoria "miglior gioco per computer fantasy o di fantascienza".[10]
Note
^L'epoca (e le scatole) d'oro dei GdR, in Retrogame Magazine, n. 4, seconda serie, Cernusco sul Naviglio, Sprea, novembre/dicembre 2017, p. 50, ISSN 2532-4225 (WC · ACNP).