Il complotto di Tirana fu una performance che prese di mira la Biennale di Tirana, avvenuta nel settembre 2001.[1][2]
Organizzazione
L'artista Marco Lavagetto, spacciandosi per Oliviero Toscani, spedì email e lettere a Giancarlo Politi, il direttore di Flash Art, e riuscì a farsi invitare come curatore alla Biennale di Tirana. Durante l'occasione il finto Toscani inventò quattro artisti, ideati intenzionalmente per essere scandalosi e trash (uno era un pedofilo che esponeva foto di bambine, un altro un estremista islamico) comprese le loro opere e i loro percorsi artistici, facendoli invitare a esporre a Tirana, e scrisse anche un testo sostenendone il lavoro da un punto di vista teorico. Il testo fu pubblicato in anteprima sul numero di luglio 2001 su Flash Art e in seguito nel catalogo della Biennale.[3]
I quattro artisti inventati dal falso Toscani erano:[4]
- La nigeriana Bola Ecua
- L'arabo Hamid Piccardo, autore ad Algeri di Les enfants de Osama
- L'italiano Carmelo Gavotta
- Lo slavo Dimitri Bioy
I quattro artisti furono regolarmente esposti alla Biennale di Tirana, riuscendo a beffare gli organizzatori, numerosi addetti ai lavori e riviste di settore.
Esiti
La performance fu scoperta quando poco dopo l'inaugurazione nel settembre 2001 il vero Oliviero Toscani, venuto a conoscenza del fatto, querelò gli organizzatori della Biennale. La vicenda si complicò ulteriormente perché uno dei quattro artisti inventati esposti era indicato come vicino all'estremismo islamico e la Biennale, sponsorizzata anche dal falso Toscani con cartoline recanti l'immagine di Osama Bin Laden, aveva aperto a pochi giorni dall'11 settembre.
Note
Bibliografia
- Tatiana Bazzichelli, Networking, Ed.Costa & Nolan
- Alessandro Dal Lago e Serena Giordano, Mercanti d'aura, Ed. Il Mulino
- Pablo Echaurren, Impala l'arte, Ed. Intra Moenia
- Tito Mussoni, Il Complotto di Tirana, Xam Bua edizioni
- Francesca Bulian, 2001: il Complotto di Tirana. Storia della più grande beffa artistica di inizio millennio, Chinaski Edizioni, 2014
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