Boltanski è noto soprattutto per le sue installazioni artistiche, anche se lui stesso amava definirsi pittore, pur avendo da tempo abbandonato questo ambito. Il suo lavoro artistico è pervaso dal tema della morte, della memoria e della perdita, per questo numerose sono le creazioni di memoriali degli anonimi e di chi è scomparso.
Nei suoi anni d'esordio i dipinti di Boltanski riguardavano primariamente temi di rilevanza storica; intorno agli anni settanta inizia la ricerca del suo passato attraverso una profonda ricerca introspettiva che gli fornì nuovi spunti per altre opere basate sulla rappresentazione del non-vero e di verità fondamentali. Boltanski ricostruì così la sua infanzia, sfruttando varie tecniche artistiche (video, fotografie, teatro) senza per questo rinunciare alla sua essenza di pittore.
In seguito alla sua morte, i diritti morali dell’artista - di cui le prerogative sono il diritto alla divulgazione, il diritto al rispetto dell’integrità delle sue opere e il diritto alla paternità — sono stati trasmessi a Angelika Markul.
Biografia
Christian Boltanski nasce alla fine della Seconda guerra mondiale da padre ebreo e da madre cattolica[1], per questo è in lui molto vivo il ricordo della Shoah. Ha iniziato a dipingere nel 1958 all'età di 13 anni senza perciò avere una vera formazione artistica, nel senso tradizionale del termine.
Boltanski nel 1967 smette di dipingere per dedicarsi alla sperimentazione e alla scrittura, attraverso lettere e documenti che invia ai grandi artisti dell'epoca, incorporando nella sua opera elementi del suo mondo personale e della sua biografia, reale o immaginaria, che diventano il tema principale dei suoi lavori.
Boltanski cerca di emozionare attraverso tutte le espressioni artistiche che usa: foto, film, video. I temi principali delle sue opere sono la memoria, l'infanzia, l'inconscio e la morte. Utilizza vari materiali come vecchie fotografie, oggetti trovati, cartone, plastilina, lampade, candele.
Una delle peculiarità di Boltanski è la sua capacità di ricreare momenti di vita con oggetti che non sono mai appartenuti a lui, ma che egli considera come tali. Egli immagina una vita, si riappropria di oggetti e tutti i suoi file, libri e collezioni sono depositarie di ricordi dal forte potere emotivo.
Le opere di Boltanski evocano il ricordo dell'infanzia e quello dei propri morti, una storia personale come la storia di tutti. Nel 1972 intitola una sezione della sua mostra mitologia individuale, un concetto molto rappresentativo della relazione di Boltanski con l'autobiografia.
Boltanski ha messo in evidenza in alcuni dei suoi video le sofferenze patite dagli ebrei durante la Seconda guerra mondiale: essi esprimono senza parole l'orrore della guerra. L'"assenza" è un tema ricorrente nel suo lavoro: i video come le foto sono "presenze", ricordi che fanno rivivere gli assenti.
Christian Boltanski è stato membro di Narrative Art, un movimento che rivendica l'uso della fotografia anche senza testo: il loro rapporto deve essere un rapporto mentale.
Opere
Arti visive
L'Homme qui tousse, 1962
La chambre ovale, 1967
Essai de reconstitution (Trois tiroirs), 1970-1956