Essa fu eretta dalla Confraternita dei siciliani nel 1594, che ne fecero la loro chiesa nazionale; il nome deriva da una immagine della Vergine Maria venerata nella chiesa, la Vergine Odigitria, che si dice portata a Roma da Costantinopoli. Da qui deriva il toponimo "Itria".
A partire dal periodo della Repubblica Romana (1798-1799) e durante la presenza dei Francesi a Roma tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento essa cadde in rovina e fu sconsacrata. Esiste una descrizione della Chiesa prima della sua distruzione[1]. Nella prima cappella c'era una pittura di Giovanni Quagliata, nell'altare maggiore una di Tommaso Sciacca. Nella seguente cappella c'erano pitture raffiguranti San Corrado. La pittura dell'ultimo altare era di Pietro del Pò, i laterali e la volta di pittori meno noti.
Accanto alla chiesa vi è l'oratorio della Confraternita dei siciliani, ove è custodito un dipinto del pittore siciliano Gaetano Sottino raffigurante Santa Rosalia.
Arciconfraternita della Madonna d'Itria dei Siciliani, "Statuti della Venerabile Regia Chiesa ed Archiconfraternita di S. Maria d'Itria detta di Costantinopoli della Nazione Siciliana in Roma, Roma, Tipografia de' Classici, 1839.